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Home Editoriale ULTIMI POST

Gli USA ci ripensano e mandano indietro alcune unità aggiuntive per ‘proteggere’ i pozzi petroliferi

27 Ottobre 2019
in ULTIMI POST
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Gli USA ci ripensano e mandano indietro alcune unità aggiuntive per ‘proteggere’ i pozzi petroliferi

foto: l'antidiplomatico

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Gli USA sono tornati nel nord-est della Siria Siria in forze per proteggere i pozzi petroliferi di Omar dal governo siriano che ne è il legittimo proprietario. L’agenzia SANA riferisce che una colonna di mezzi militare dell’esercito USA è passata oggi attraverso il valico iracheno di al-Walid per far ingresso in Siria.

Questa la motivazione come riferita da Repubblica:

Il segretario alla Difesa, Mark Esper, ha rilevato la necessità “di rafforzare le nostre posizioni”, annunciando che “alcune forze meccanizzate” sono state mandate “per negare all’Isis l’accesso ai pozzi petroliferi”. Subito, lo stesso Trump, impugnando il suo telefono cellulare, ha lanciato un tweet spiegando l’importanza di garantire l’approvigionamento di petrolio, e citandolo come parte dell’accordo raggiunto nei giorni scorsi con la Turchia. Esper ha parlato di “rafforzare la posizione a Deir-es-Zor”, zona dello stabilimento di gas della Conoco, la compagnia petrolifera americana. Non è stato reso noto quanti marines rimarranno nell’area, ma il numero preciso dovrebbe essere inferiore a quello di mille. (Repubblica)

Naturalmente tutto questo è fuorviante: non è compito degli USA proteggere i campi petroliferi. Inoltre finora chi ne ha fatto le spese per questa ‘protezione’ è stato solamente l’esercito siano e mai l’ISIS (vedi qui).

L’esercito americano sovrintende e protegge la produzione e l’esportazione fuori al paese del petrolio siriano prodotto nei pozzi presidiati e sta compiendo in Siria una rapina su scala nazionale. Quindi non solo Stati Uniti e l’Unione Europea continuano a sostenere sanzioni  economiche durissime contro la Siria, ma privano illegalmente la comunità siriana (in un contesto di grave difficoltà economica)  delle sue proprietà e delle sue ricchezze.

Le seguente immagine satellitare è una di quelle scattate dalla Federazione russa, mostra in generale le attività di trasporto presso il punto di raccolta di Daman.  Questo tipo di attività è stata fatta sia prima del dominio  dello Stato Islamico (ISIS) al nord della Siria che successivamente , dopo la sua caduta.

Il trasporto degli idrocarburi estratti avviene mediante autocisterne che provvedono ad esportarlo per la vendita, al di fuori del paese.

Secondo una stima approssimativa il barile di petrolio siriano è venduto a circa $ 38 a barile, mentre gli Stati Uniti guadagnano più di $ 30 milioni al mese da questa attività illegale.

Naturalmente si tratta degli Stati Uniti e possono permettersi di fare quello che vogliono. Per loro ci sarà sempre una copertura legale giuridica. Nell’ipotesi che ne fossero privi ne si trova una, semplicemente cambiando le carte in gioco: come di consueto il pericolo è quello del terrorismo. L’ISIS può tornare quindi cosa volete che gli USA non si difendano? (Ma siete proprio cattivi…)

A parte l’ironia, ciò che potrebbe accadere è la non sostenibilità dei costi dell’esportazione del petrolio secondo queste rotte per immetterlo nel circuito internazionale. Unito infatti al mantenimento delle truppe USA, dovrebbe diventare insostenibile nel tempo. Tuttavia mentre questo potrebbe accadere per la maggior parte dei paesi nel mondo, non sussiste per gli Stati Uniti. Il motivo è che loro possono stampare tutta la moneta che vogliono e quindi mantenere all’estero qualsiasi apparato, figurarsi un asset come quello siriano…

Le guerre e specialmente l’insicurezza, le tensioni, le divisioni e l’instabilità in tutto il mondo non avvengono per caso. Sono ingredienti indispensabili per gli Stati Uniti d’America affinché sussista un flusso di richiesta di commesse e di produzione e che questo venga tenuto alto e sia richiesto in modo globale da stati acquirenti e in tutto il mondo alla leadership mondiale statunitense. Gli stati andati in rovina per gli interventi contro dittature, gli stati che non sono ritenuti ‘abbastanza all’altezza’, in tema di diritti umani e che non sono alleati a Washington prima o poi affronteranno la distruzione  e dopo le distruzione la ricostruzione o uno stato di latente instabilità che richiama risorse. Il problema per gli USA non sono i soldi ma tenere in moto il proprio apparato industriale, i soldi sono carta straccia: non hanno alcun valore intrinseco. Fin quando troveranno il modo di spenderli, saranno sempre in piedi e inevitabilmente pericolosi per la pace nel mondo. In questo senso Cina e Russia ed altri paesi stanno facendo passi avanti per emanciparsi dal ricatto egemonico USA sul monopolio mondiale della moneta di scambio e del sistema finanziario globale.

patrizio ricci @vietatoparlare

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Patrizio Ricci associato Freelance International Press (FLIP), Autore sul Sussidiario, La Croce, LPLNews24. Coofondatore del Coordinamento Nazionale per la pace in Siria, Membro del direttivo Osservatorio per le Comunità Cristiane nel Medioriente…

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