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Home Editoriale ULTIMI POST

Estonia, Lettonia e Lituania “le tigri baltiche” sanzionano la Bielorussia con sanzioni giocattolo

Ma si prevedono nuovi attacchi che andranno dalla penetrazione di militanti polacchi e ucraini in Bielorussia all'uso delle nuove tecnologie dell'informazione

2 Settembre 2020
in ULTIMI POST
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Estonia, Lettonia e Lituania “le tigri baltiche” sanzionano la Bielorussia con sanzioni giocattolo
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Le autorità di Estonia, Lettonia e Lituania hanno deciso di essere pro-attive e hanno imposto sanzioni contro Alexander Lukashenko, vietandogli di entrare nei propri paesi per un periodo di cinque anni. E’ significativo che nella corrispondente dichiarazione del Ministero degli Affari Esteri lituano, non è indicata la carica del presidente bielorusso, solo nome e il cognome.

Anche altri 30 cittadini bielorussi sono stati inseriti nell’elenco delle sanzioni, responsabili, come dice il testo, di falsificazione delle elezioni presidenziali e uso della violenza contro i manifestanti. Lukashenko, in risposta, ha promesso di rispondere alle sanzioni della “ridicola” Lituania e di considerare la questione di fermare il transito delle sue merci attraverso la Bielorussia.

Perché i i paesi baltici fanno queste schermaglie? Ovviamente, volevano anticipare i polacchi, che tradizionalmente interpretano il ruolo dei fratelli maggiori che fanno la maggior pressione nella direzione bielorussa. Detto questo, le restrizioni imposte sono abbastanza ridicole: Lukashenko può facilmente fare a meno dei viaggi a Tallinn, Vilnius o Riga. Perché il colpo fosse davvero doloroso, era necessario prendere misure economiche. E non voglio farlo, perché in questo caso le loro stesse economie ne soffrirebbero.

Ruolo nelle proteste delle università ‘umanitarie’

Nonostante il fatto che la Polonia sia diventata il principale organizzatore delle proteste, la Lituania ha anche una significativa risorsa di influenza su ciò che sta accadendo in Bielorussia. Il 95% degli studenti del Center for Eastern European Studies di Vilnius (che promuove la democrazia nella regione) e della European Humanities University sono cittadini bielorussi (La European Humanities University è un’università privata di strategie liberali senza scopo di lucro fondata a Minsk, in Bielorussia, nel 1992. Dopo la sua chiusura forzata da parte delle autorità bielorusse nel 2004, EHU si è trasferita a Vilnius e quindi continua le sue attività come università privata.). La Lettonia, che, a differenza della Lituania e della Polonia, non ha mai ha avuto iniziative in territorio bielorusso di questo tipo ma partecipa al progetto come partner junior.

Questi centri ovviamente dimostrano come la pressione sulla Bielorussia sia esercitata non tanto per ‘migliorare la condizione della popolazione’ – che già è molto buona rispetto agli standard dei paesi confinanti – , ma che esiste da tempo un progetto che attinge a risorse messe a disposizione dalla UE e dalle solite fondazioni ‘umanitarie’, che ha come fine di staccare Minsk dall’influenza russa 

Lukashenko proporrà una modifica costituzionale in senso presidenziale-parlamentare

Ora le proteste sono diminuite, e che Alexander Lukashenko, è stato indebolito, probabilmente per un certo periodo manterrà il potere, ma dovrà procedere a riforme serie che ha già annunciato. La bozza della nuova Costituzione, in cui egli prevede di modificare gli equilibri e le competenze dei rami del governo, sarà sottoposta alla ratifica nazionale. A quanto pare, il capo di Stato bielorusso intende allontanarsi dalla repubblica super-presidenziale a favore di una repubblica presidenziale-parlamentare.

Intanto la fuga in Lituania di Svetlana Tikhanovskaya, che sostiene di aver vinto le elezioni, ha decapitato l’opposizione. Ma anche se fosse rimasta nella Repubblica bielorussa, un tale leader non sarebbe certo diventato una figura forte e carismatico capace di guidare un movimento di protesta. E sebbene a Vilnius abbia cercato di promuoverla come carta vincente, la carta si è rivelata quasi inadatta per una combinazione politica di successo.

Infine, la Russia ha espresso la sua posizione molto chiaramente, avendo spiegato agli europei per bocca di Vladimir Putin che non si farà da parte. Questo è il motivo per cui dall’Europa hanno cominciato a suonare voci che non valeva la pena dirigere gli eventi in Bielorussia lungo il percorso ucraino.
Le sanzioni decorative dei Baltici sono infatti un tentativo assolutamente inefficace per colmare il vuoto che si è formato a causa della mancanza di strumenti per far leva – sia per le “tigri baltiche” che per il resto dei paesi dell’UE-  finalizzate ad influenzare la situazione bielorussa. Molto probabilmente, altre restrizioni verranno messe in atto contro la Bielorussia, tuttavia non dovrebbero avere serie conseguenze. Finora è certo che il  divieto di viaggio per un piccolo numero di funzionari è cosa abbastanza ridicola.

In vista altri tentativi di disarcionamento e caos

Ma altri tentativi per aumentare l’ondata di protesta saranno sicuramente intrapresi, soprattutto perché il governo di Lukashenko è uscito dai disordini piuttosto accartocciato. In altri termini, Minsk dovrebbe prepararsi a nuovi attacchi che andranno  dalla penetrazione di militanti polacchi e ucraini in Bielorussia all’uso delle nuove tecnologie dell’informazione. Atal  proposito, accanto a Tikhanovskaya è apparso il filosofo francese Bernard Henri-Levy, noto come ideologo e partecipante attivo a quasi tutte le “rivoluzioni colorate”. Quindi la storia non è finita, ma è solo in pausa.

Tags: BielorussiaEstonialettoniaLituania
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Patrizio Ricci associato Freelance International Press (FLIP), Autore sul Sussidiario, La Croce, LPLNews24. Coofondatore del Coordinamento Nazionale per la pace in Siria, Membro del direttivo Osservatorio per le Comunità Cristiane nel Medioriente…

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