Draghi vuole annullare gli accordi con la Cina (ma prima ha annullato i nostri diritti e dimenticato cosa serve)

Il precedente governo italiano aveva dato un forte impulso all’accordo sul progetto cinese ‘Belt and Road iniziative’, questo accordo avrebbe portato miliardi in Italia ed avrebbe trasformato porti italiani in Hub commerciali mondiali. Ma Draghi ci ha ripensato mentre è investito di poteri speciali per la pandemia, cosicché, molto probabilmente Francia e Germania aspettano dietro l’angolo per prendere al volo tutti i vantaggi che questo può rappresentare per le rispettive economie.

In questi giorni è un bell’insistere sulla Cina, le sue regole antidemocratiche, la questione Hong Kong, e chi più ne ha  più ne metta. E’ tutto un bell’agitarsi per portare discredito al paese con cui per lungo tempo si è fatto affari.

Quindi, in piena guerra commerciale e geopolitica tra Cina e Stati Uniti,  la discussione ed il ragionamento è palesemente inquinato da elementi in gran parte propagandistici, che mai  – ad esempio con l’Arabia Saudita – , sono entrati nel gioco dei rapporti bilaterali.

Invece, è mia opinione personale che su questo argomento un po’ di sano pragmatismo ci starebbe bene. Ma noi tendiamo a non adottare questa linea, vedi caso Regeni (un caso personale – pur degno di attenzione ma non chiaro – ha inficiato i rapporti con uno stato), vedi rapporti con la Russia, vedi il tradimento degli accordi con la Libia e una pluralità di occasioni nelle quali – dopo aver messo l’avversario in un angolo – lo si giudica ‘sulle sue mosse’ quando prende l’unica “via di fuga” lasciata libera…

Inoltre, c’è da considerare che in Cina vige una ideologia che si sposta sempre di più nel neo-confucianesimo e nell’economia di mercato, cosicché l’insistenza occidentale al comunismo in questo paese autoritario – ma anche ultra consumista e liberista -, non la ritengo del tutto fondata. La verità è i nostri governi che dal 2008 si sono succeduti, sono stati sempre l’immagine speculare delle tendenze di altri ambiti ove si sviluppa il potere decisionale..

Direi che questo è molto pericoloso, perchè ci troviamo davanti ad una politica estera che cambia repentinamente con i vari governi, mentre i governi non possono cambiare politica in funzione dei cittadini , dell’interesse nazionale e del responso elettorale.

Ovviamente, il motore di tutto è un altro: le motivazioni pubbliche che si apparecchiano ai summit  hanno in comune un minimo comun denominatore – su cui si compete effettivamente – che nulla ha a che fare con le ‘pubbliche virtù’ dichiarate, senza ormai nessuna possibilità di contraddittorio….

Intendiamoci, bene fa Draghi a non cedere le maggiori aziende nazionali alla Cina che cerca di comprare a più non posso come nel caso l’Iveco, ove l’Italia ha esercitato il Golden Power.

E’ giusto che in occasione delle grandi sofferenze delle aziende nazionali per crisi generata dalla pandemia, lo stato intervenga verso quelle acquisizioni che sono strategiche. Forse nel caso del Golden Power, esercitato per impedire a una società di telecomunicazioni italiana di acquisire per la seconda volta tecnologia da Huawei e ZTE, la logica è più difficile reperirla (se non fare un piacere agli USA).

Questo chiarisce che esiste anche nelle parole e nelle sue decisioni di Draghi, una grande componente ideologica maturata nei circoli della BCE, ove l’adesione all’alleanza atlantica e la politica USA è il faro che deve guidare l’Italia. La democrazia, in questo contesto, è un accidente, buona per le grandi rievocazioni.

In altri termini, Draghi che doveva svolgere un compito prevalentemente tecnico, sta agendo ad esclusivo vantaggio della politica del governo statunitense Biden , soprattutto, delle forze con cui lo stesso Biden ha  a che fare.

In verità, è parere dell’Unione Europea e di Draghi che la presidenza Trump, ha indebolito i valori  occidentali. Il pericolo non sarebbe solo circoscritto alla Cina ma anche l’eterogeneo assortimento di governanti populisti in Ungheria, Polonia, Slovenia e altrove.

Consideriamo che Biden farà in molti ambiti le stesse cose che aveva fatto Trump, ma Trump era considerato antidemocratico, populista, razzista e antidemocratico. Ma paradossalmente in questi giorni post-summit di Ginevra, il presidente americano è fortemente criticato dai media americani di essere stato troppo ‘accomodante’ con Putin.

Ovviamente questo, è singolare: l’uomo che ha dato al presidente russo dell'”assassino” sarebbe stato troppo morbido con Putin. Chiaramente, qualsiasi evidenza non vale quando a contare sono poteri terzi e quando i media sono in mano ad una cerchia di potentati che travalicano ed usurpano la sfera della politica, che dovrebbe essere al servizio della collettività per il bene comune.

Quindi, come dice un articolo “Draghi e la difesa della democrazia” di Project Syndacate, ora date le comprovate capacità di leadership di Draghi e l’indiscussa fedeltà alle norme democratiche, il suo arrivo al Consiglio europeo potrebbe rivelarsi importante per il futuro dell’Europa e delle relazioni transatlantiche”.

Come ricorda lo stesso articolo “di fronte a sfide esterne come la Russia e la Cina e le minacce interne dei suoi populisti e autoritari locali, un’Europa post-Merkel ha bisogno di leader che siano più in sintonia con l’amministrazione Biden a favore della democrazia. Avere Draghi, che è molto filoamericano, entra a far parte della leadership centrale dell’Unione Europea farà molto per raggiungere questo obiettivo”.

Quindi è questo il succo della questione. Poi, per convincere il pubblico possiamo inserire elementi di contrapposizione, evocando dittatura, comunismo ed ogni altro elemento che può fungere allo scopo di spostare il ‘sentiment’ popolare. Ma il punto è semplicemente che esiste una lotta competitiva tra potenze, ove davvero gli Stati Uniti non si trovano certo nel massimo fulgore della propria storia in quando a valori e democrazia. E la stessa cosa si può dire per l’Europa, i cui gli stati si sono dotati di un organismo anti-democratico per guidare sé stessi.

E’ abbastanza singolare che di questi tempi – in cui subiamo ogni tipo di restrizione e si sta costruendo il nostro futuro in modo degenerativo -, nelle alte sfere del potere, ci si preoccupi più che mai, del pericolo cinese, mentre la democrazia e i valori non hanno più cittadinanza a casa propria, in uno stato di emergenza prossimo all’infinito.

patrizioricci by @vietatoparlare


nota: democrazia e valori comuni… ci sono le condizioni per adottarli in politica estera e nei rapporti tra stati?

usa regime change

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