Disordini a Parigi: i risultati di un modello di società ideologico, elitario e globalista

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I recenti disordini in Francia, innescati dall’uccisione di un ragazzo di 17 anni, sembrano essere molto più di una semplice reazione a un singolo evento tragico. Piuttosto, riflettono una crescente protesta contro un sistema elitario e globalista che ha fallito nel creare un senso di coesione nella società.

Tuttavia, questa spiegazione non offre una visione completa della situazione. È chiaro che ci troviamo di fronte a un grave degrado sociale e a una mancanza di integrazione di diverse fasce della popolazione. Le proteste sembrano agire come un catalizzatore, offrendo un’opportunità per scaricare frustrazioni e, in alcuni casi, sfociando semplicemente in atti di banditismo. Tuttavia, non si può ignorare il significato delle chiese bruciate, anche in assenza di proteste, che indica chiaramente la presenza di segnali di un sistema che sta fallendo.

Durante una notte caratterizzata da violenti disordini, abbiamo visto la polizia e i vigili del fuoco essere attaccati, molti edifici pubblici dati alle fiamme e persino le auto dei cittadini comuni distrutte, impedendo loro di poter recarsi al lavoro il mattino seguente.

È interessante notare come in alcuni casi si cerchi di negare qualsiasi legame tra un tragico evento, come l’omicidio di un cittadino francese da parte di un immigrato, con la questione dell’immigrazione stessa. Tuttavia, quando un giovane come Nael viene colpito e ucciso dalla polizia, si tende ad addossare la responsabilità esclusivamente sulla polizia stessa.

È importante considerare la complessità di questi eventi e non cercare di semplificare le questioni. Gli episodi di violenza e le tensioni sociali che si manifestano in situazioni come queste richiedono un’analisi approfondita delle cause sottostanti, senza limitarsi a dare colpe a una singola categoria.

Se si ricerca su un motore di ricerca “proteste a Parigi”, si può notare che le rivolte, a partire dai Gilet Gialli, si protraggono da molto tempo. Prima e dopo la “pandemia”, la voce del popolo è stata davvero ascoltata? Non sembra, poiché non è cambiato nulla. In effetti, l’unica risposta ha riguardato una dura repressione delle proteste. Ciò che sembra emergere è che, sebbene all’inizio le proteste dei Gilet Gialli avessero richieste specifiche, ora sembrano essere direttamente rivolte contro Macron e le istituzioni stesse.

C’è anche un altro aspetto da considerare: l’aspetto emergenziale. Durante le situazioni di emergenza, il potere tende a consolidarsi. Questo aspetto merita un’analisi più approfondita. In ogni caso, questa situazione è un segno evidente di una società che non funziona come dovrebbe.

Le proteste in corso a Parigi e il modo in cui sono state gestite mostrano una mancanza di ascolto da parte delle istituzioni e rivelano una società che sta affrontando problemi profondi. È essenziale esaminare attentamente le richieste dei manifestanti e affrontare le sfide strutturali e sociali che stanno alla base di queste rivolte.

I tweet di Kylian Mbappé sono rari, ma spesso fanno rumore. Il giorno dopo una notte di scontri negli Hauts-de-Seine dopo la morte di Naël, un automobilista di 17 anni ucciso dalla polizia dopo aver rifiutato di obbedire , il capitano della squadra francese si è rammaricato, mercoledì 28 giugno, di questo ” situazione inaccettabile” in un tweet: “Ho ferito la mia Francia. (…) Tutti i miei pensieri vanno alla famiglia e ai cari di Naël, questo angioletto che se n’è andato troppo presto”.

Sono profondamente preoccupato dalla maniera in cui i media pubblici hanno coperto questi disordini. In generale, le notizie hanno fornito solo un’impressione superficiale della situazione, limitandosi ad interviste con passanti e mostrando solo gli atti di vandalismo. Questo atteggiamento sembra essere finalizzato a nascondere la gravità della situazione o a creare un’immagine distorta della realtà. Questa prassi consolidata danneggia non solo il pubblico, che ha il diritto di essere adeguatamente informato, ma mina anche la credibilità dei media stessi.

Mon president…

Secondo il ministro dell’Interno francese, Gérald Darmanin, la notte di caos ha determinato la distruzione di circa 2.000 automobili, il danneggiamento di 500 edifici, il saccheggio di centinaia di aziende e violenti scontri con le forze dell’ordine. Oltre 800 persone sono state arrestate e quasi 250 agenti sono rimasti feriti.
In precedenza, il presidente Macron ha attribuito la “violenza imitatrice” ai social media e ha dichiarato che le agenzie governative avrebbero richiesto a Twitter, Snapchat e Tiktok di vietare i contenuti più sensibili.

Anche in questo caso, la richiesta di Macron è mettere la testa sotto la sabbia come lo struzzo. Egli stesso promuove la cancel culture globalista e la società liquida, ove i sogni dei giovani sono quelli che syanno esprimendo in questi giorni su Tik Tok etc.

I disordini e gli atti vandalici sono proseguiti per tutta la giornata di venerdì. Di conseguenza, il ministro Darmanin ha annunciato che, a livello nazionale, bus e tram saranno sospesi alle 21:00 per reprimere i disordini notturni.

A seguito delle intense serate di violenza nell’area metropolitana di Tours, la prefettura di Indre-et-Loire ha istituito un coprifuoco per i minori dalle 22:00 alle 6:00, che sarà in vigore fino a lunedì mattina. La città di Amboise è anch’essa preoccupata per la situazione. Allo stesso tempo, sono previsti rinforzi per garantire la sicurezza.

Da ricordare: 1 maggio 2021- Marine Le Pen: “Se Emmanuel Macron per la più grande disgrazia della Francia dovesse portare a termine un 2° mandato, Il caos assolutamente generale!

Patrizio Ricci
Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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