Colonello Douglas Macgregor sulla guerra in Ucraina: il fascino del denaro e delle donazioni guidano l’approccio attuale.

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Sono sempre interessanti i commenti video del Col Mcgregor, un alto ufficiale dell’esercito americano in pensione. Autore e onnipresente commentatore della guerra in Ucraina (vedi qui, in inglese: https://www.youtube.com/watch?v=WAHXNyQvEwc) è una delle fonti che seguo costantemente.

Nello scenario del conflitto in corso in Ucraina, il Colonnello Macgregor si fa portavoce di profonde riflessioni. La tensione è alta, e i centri decisionali e di controllo dell’esercito americano sono nel mirino dei russi.

L’incandescente situazione vede circa 100 ufficiali della CIA operare sul terreno ucraino, e sorprendentemente i russi hanno finora tollerato la loro presenza per evitare un inasprimento del conflitto.

Ma c’è una preoccupazione costante che aleggia nell’aria: se la situazione dovesse degenerare ulteriormente per l’Ucraina, gli Stati Uniti o i loro alleati potrebbero seriamente considerare un intervento diretto. Il destino del conflitto sembra essere appeso a un filo sottile.

Macgregor critica senza remore alcuni Paesi europei per la loro spinta aggressiva nei confronti della Russia, ammonendoli di evitare di provocare l’ingresso della NATO nel conflitto. Un appello alla prudenza e alla riflessione.

Tra le fila del governo statunitense, la discordia è palpabile: c’è chi incalza per una soluzione diplomatica e chi, al contrario, sostiene politiche di cambio di regime. Un conflitto anche all’interno, dove le idee e le strategie si scontrano senza tregua.

Ma non è solo una questione di politica, il Colonnello getta luce sull’influenza dei donatori dell’industria della difesa e dei gruppi di riflessione sulle decisioni politiche, una realtà che permea le scelte del presente.

MacGregor richiama alla mente un’importante lezione storica: la costruzione di forze armate efficaci richiede tempo ed esperienza, e la guerra è una questione di carne e sangue. Non c’è modo di evitarlo.

In particolare egli ricorda che nei momenti immediatamente successici all’ottobre del 45′, le forze tedesche non furono più capaci di dar vita ad azioni significative. Il motivo è che avevano perso 55.000 ufficiali e personale esperto e non ce n’erano per sostituirli. Analogamente le forze armate ucraine si trovano in questa situazione e mandare nuove armi, comprese le bombe a grappolo aumenterà solo la distruzione e farà più vittime , ma senza mutare l’esito della guerra.

Questo gli Stati Uniti lo sanno. Eppure, nonostante le imperfezioni e la consapevolezza di errori passati, “molte persone sulla collina” (riferendosi probabilmente al governo o al Congresso americano) credono ancora che l’investimento nella tecnologia militare possa assicurare potere e supremazia. Ma il Colonnello è categorico: “Non funziona e non ha mai funzionato negli Stati Uniti.”

In definitiva c’è una spaccatura, ed è tra chi capisce le potenziali conseguenze più ampie e l’escalation del conflitto, e chi è attratto dal richiamo del denaro e dal potere, facendo prevalere l’approccio attuale.

La tensione è tangibile, e il Colonnello MacGregor lascia un monito forte e chiaro: la storia ci ha insegnato che il sangue è inevitabile in guerra ma è anche importante comprendere la natura del conflitto e quindi, in questo caso, giudicarne criticamente le ragioni. Altrimenti si rischia di ripetere gli stessi errori fatti in precedenza, e le conseguenze potrebbero essere devastanti, come in effetti già lo sono.

Patrizio Ricci
Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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