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C’è un nuovo governo in Libia, elezioni fine 2021

by Patrizio Ricci
20 Marzo 2021
in Post vari
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Marzo 2019, 8° anniversario inizio guerra Nato/Libia anno 2011 – le forze di terra arabe e mercenarie coinvolte (parte 2)
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Mercoledì 10 marzo il Parlamento libico si è riunito nella sua interezza a Sirte, città natale di Muammar Gheddafi oggi presidiata dalle forze del generale Khalifa Haftar e confine tra le aree di controllo del governo di Tripoli e di quelle dell’est. In quella che di fatto è una sorta di zona franca tra le due Libie litoranee, il Parlamento ha confermato con un proprio voto ad ampia maggioranza il governo di transizione prodotto dal dialogo politico intra-libico promosso dalle Nazioni Unite (Libyan Political Dialogue Forum).

Con il voto di Sirte, la Libia torna ad avere, per la prima volta dal 2014, un governo unitario e legittimo(…) . Si tratta di un governo di unità nazionale che ruota attorno al tandem Abdel Hamid al-Dbeibah e Mohammed al-Menfi, rispettivamente nuovi primo ministro e presidente, e attorno a cui è stato costruito un governo con un numero molto ampio di ministri per bilanciare le fazioni interne e gli attori esterni che hanno un peso nelle vicende del Paese.

L’esecutivo nasce ufficialmente con un obiettivo limitato nel tempo e nel mandato, ossia quello di preparare le elezioni del dicembre 2021 e soprattutto porre in qualche modo fine all’esasperazione della vita quotidiana dei libici, che tanto ad est quanto ad ovest non reggono più i sacrifici e le limitazioni prodotte dalla guerra. (…) (da Affari Internazionali)

La Libia ha quindi un nuovo governo unitario. Sull’account Twitter del premier libico Abd al-Hamid Dabiba è apparso un post in cui si parlava delle specificità della formazione del nuovo gabinetto dei ministri. Come dice Affari Internazionali, nella creazione del governo si è tenuto conto della situazione di conflitto che prevale da molti anni nel paese.

Ed appunto Hamid al-Dbeibah ha spiegato che nella formazione del nuovo gabinetto è stata prestata particolare attenzione all’equilibrio tra la partecipazione di un gran numero di regioni.

Ha anche affermato che il numero dei ministri rimarrà lo stesso: i dipartimenti subiranno solo modifiche minime. La preparazione del nuovo governo è stata organizzata sotto la supervisione della Missione di supporto dell’ONU in Libia (UNSMIL)

“Il ridimensionamento attraverso ristrutturazioni e fusioni richiederà tempo che non abbiamo in questa fase e comporterà costi aggiuntivi”, ha concluso il capo del governo transitorio (PNU).

Pertanto, il PNU comprende 35 ministri. Vale la pena sottolineare che 5 di loro sono donne. E per mantenere un equilibrio, la leadership dei dipartimenti nel campo della sicurezza e dell’economia è stata distribuita tra le diverse regioni.

Quindi, il ministro degli affari interni dovrebbe nominare un politico del Fezzan, al posto di comandante in capo – un rappresentante della Cirenaica, e al posto di capo di stato maggiore – qualcuno di Tripoli.

La stessa distribuzione avverrà nel settore economico. Pertanto, la Cirenaica sarà responsabile della direzione della National Petroleum Corporation, della Banca centrale e del Ministero della pianificazione. Le cariche dei ministri dell’Economia e dell’Energia saranno occupate da rappresentanti della Tripolitania. Ma le donne saranno nominate ai posti di capi del ministero degli Affari esteri, del dipartimento della cultura, del dipartimento degli affari sociali e della giustizia.

È stato riferito che solo un posto non è stato assegnato nell’elenco della composizione del governo: il posto del ministro della Difesa. Si dice che il capo del PNU abbia intenzione di assumere questa posizione.

È stato riferito che nel prossimo futuro i capi dei dipartimenti saranno coordinati con il presidente della Camera dei rappresentanti Agila Saleh.

Ebbene, resta da sperare che una simile distribuzione metta fine ai conflitti che durano nel Paese dal rovesciamento dell’ultimo legittimo sovrano della Libia, Muammar Gheddafi.

Ma evidentemente le pressioni statunitensi si fanno ancora sentire. visto che un rapporto di 550 pagine di 6 esperti dell’Onu punta il dito contro la Russia di non aver ‘rispettato l’embargo’. Questo rapporto non cita nessun altro paese straniero come  la Turchia , che si è gettata a capofitto nella vicende libiche, visto lo spazio lasciato vuoto dalla UE.

Le accuse sono state respinte al mittente , ma ovviamente il documento apre il campo a chi vuole avere più potere in Libia ed in queste occasioni sembra che immancabilmente qualcuno non resista a destabilizzare ogni tentativo neonato di conciliazione.

@vietatoparlare

Patrizio Ricci

Associato alla Freelance International Press (FLIP), Autore sul Sussidiario, La Croce, LPLNews24. Cofondatore del Coordinamento Nazionale per la pace in Siria, Membro del direttivo Osservatorio per le Comunità Cristiane nel Medioriente…

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