Bielorussia: come in un ucraina, formazioni paramilitari si addestravano per rovesciare Lukašėnko

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A quando pare non sembra che la chiamata alla candidata alla presidenza della Bielorussia Svetlana Tikhanovskaya abbia riscosso molto successo, dato che l’adunata ha raccolto solo qualche migliaio di dimostranti nella capitale, ove ci si aspettava una folla oceanica (vedi foto di apertura).

In secondo luogo poi, il presidente bielorusso ha chiesto il supporto della Russia in virtù di un accordo preesistente.

Nel 1996-9 la Federazione russa e la Bielorussia si sono mosse nella direzione di una federazione e nel 1999 hanno firmato un Trattato sulla creazione di uno Stato dell’Unione di Russia e Bielorussia con una politica estera comune, valuta, mercato, giustizia, energia, trasporti e comunicazioni sistemi, sebbene i successivi progressi siano stati parziali, poiché la Bielorussia ha cercato di preservare una maggiore indipendenza di quella consentita dal Trattato.

Negli anni Lukašėnko ha operato una politica estera multi-vettore e multidirezionale in cui a volte ha giocato la Federazione Russa contro l’UE (e più recentemente gli USA)
Di particolare importanza è il rapporto con la Federazione Russa non solo per la sua dipendenza dai prestiti russi, ma anche perché la Bielorussia acquista petrolio e gas dalla RF a prezzi scontati. Ad esempio, le raffinerie bielorusse importano petrolio greggio a buon mercato (inizialmente senza tariffe di esportazione) ed esportano petrolio raffinato ai prezzi del mercato mondiale, con Belnaftachim, una compagnia petrolifera e chimica statale bielorussa, che rappresenta fino al 20% della produzione industriale nazionale e circa il 30% delle esportazioni.

Di conseguenza, la Bielorussia è riuscita a mantenere un modello sociale che differisce notevolmente dalle altre economie europee in transizione, evitando privatizzazioni su larga scala e garantendo la piena occupazione e un elevato grado di sicurezza sociale per i suoi cittadini.

Il mantenimento di questo accordo molto favorevole mentre si bloccava l’attuazione dello Stato dell’Unione ha coinvolto Lukašėnko in continue discussioni con la Russia e alla fine in un ridimensionamento del sostegno russo che ha portato Lukašėnko ad approfondire l’apertura verso ovest. Il risultato è una rivoluzione colorata contro di lui organizzata da Stati Uniti e Polonia insieme a “ragazzi ricchi” e ai loro sostenitori.

Secondo l’analista politico russo Sergei Mikheev come una volta Viktor Yanukovich, il presidente bielorusso Lukašėnko, con il suo “approccio multi-vettore”, è stato lui stesso a facilitare la situazione attuale flirtando con l’occidente:

[su_quote]“Lukashenka ha stipulato un accordo con alcune persone della sua cerchia, che hanno iniziato a spingerlo sul tema anti-russo e in cerca di sostegno in Occidente. Questo suggerisce che abbia perso il suo istinto politico … Sono state le autorità bielorusse a flirtare con queste persone che sono ormai in piazza da molti anni. Hanno creato le condizioni affinché queste organizzazioni funzionino. Hanno creato le condizioni per queste organizzazioni per mantenere i rapporti con i polacchi. Hanno creato le condizioni per i nazionalisti bielorussi. Esattamente secondo lo scenario ucraino!”[/su_quote]

I sostenitori della Tikhanovskaya sono composti anche della componente neonazista bielorussa , ucraina e godono dell’appoggio dei paesi limitrofi.

Sui sostenitori esistono alcune evidenze come l’appoggio dei gruppi neonazisti di Kiev (vedi qui):

8 agosto 2020:

I nazisti ucraini hanno sfondato il confine con la Bielorussia seguendo rotte rotonde per sostenere le azioni di opposizione antigovernativa. Lo hanno annunciato nel suo blog l’ex deputato della Verkhovna Rada e l’ex militante del battaglione nazionale Azov Igor Mosiychuk.

[su_quote]“La nostra gente, gli ucraini, sono a Minsk. Siamo arrivati ​​lì per quasi un giorno e al terzo tentativo siamo riusciti a chiamare, ma non attraverso l’Ucraina. Internet mente, il cellulare funziona ogni volta. Abbiamo già contattato gruppi di resistenza al sanguinoso regime di Lukashenko. Aspettaiamo un segnale. Le proteste dovrebbero iniziare dalle 20 alle 21.00. Andiamo! “[/su_quote]

Su questi fatti abbiamo anche altre evidenze ed a quando sembra il governo bielorusso ha appoggiato segretamente l’Ucraina contro le Repubbliche secessioniste ” i mercenari bielorussi hanno combattuto come parte di un’unità separata di forze punitive nel Donbass.”.

[su_quote]Nelle regioni di Mogilev e Vitebsk della Bielorussia, con la connivenza dei servizi speciali locali, continua il lavoro dei campi di addestramento nazionalisti sotto la guida di istruttori occidentali. Lo scrive il comandante militare russo Semyon Pegov nel suo canale Telergam, riferendosi alle informazioni ricevute dai funzionari della sicurezza bielorussi che sono rimasti fedeli all’idea dell’unità con la Federazione Russa.[/su_quote]

La notizia sui campi di militanti è interessante sullo sfondo del messaggio del ministero della Difesa della Bielorussia, che ha annunciato l’addestramento dei riservisti quasi subito dopo le elezioni presidenziali, riferisce il corrispondente di “PolitNavigator”.
(…)

“Sullo sfondo del fatto che le sessioni di addestramento militare si terranno nel nord della Bielorussia subito dopo le elezioni, è importante ricordare che nell’ovest del Paese, nelle regioni di Mogilev e Vitebsk, sono in corso da diversi mesi sessioni di addestramento dei nazionalisti radicali. In speciali campi ‘off limit’.

La connivenza tra settori estremisti filo nazisti ucraini e bielorussi, sono testimoniati anche dallo stesso neonazista ucraino Dmitry Yarosh leader di Settore Destro (vedi qui su News Front).

Sulla sua pagina facebook il leader del settore destro impegnato nel Donbass contro la repubblica secessionista, ha affermato di aver addestrato paramilitari in Bielorussia “da diversi decenni ” con l’intento di rovesciare il governo attuale ed ha riconosciuto il supporto di milizie armate bielorusse.

[su_quote]“Dal 2000, per conto di Slava Stetsko e dell’OUN Provod, ha lavorato in Bielorussia per aiutare i nazionalisti bielorussi a sviluppare le loro strutture. Ha condotto dozzine di esercizioni per fratelli bielorussi in Ucraina, ha viaggiato quasi in tutto il paese fraterno, ha preso parte consultiva diretta a molte azioni patriottiche bielorusse anti-Lukashenko e simili “, ha scritto.[/su_quote]

La pubblicazione Politnavigator rileva che l’addestramento dei militanti di estrema destra  non può procedere in bielorussia senza il placet dei servizi speciali bielorussi:

[su_quote]“I radicali vengono addestrati da istruttori della Polonia e degli Stati baltici, ma organizzare tali campi senza un serio supporto da parte dei servizi speciali della Repubblica di Bielorussia, come tutti ben comprendiamo, è semplicemente impossibile. È improbabile che lo stesso KGB bielorusso fosse impegnato nella creazione di questi gruppi, ma qualcuno – a un livello abbastanza alto – ha ordinato ai membri del comitato di chiudere un occhio su questo. Potremmo osservare una situazione identica con voi in Ucraina nel 2013, quando pochi mesi prima del colpo di stato nel febbraio 2014, il futuro Settore di destra ha condotto i suoi corsi di formazione in alcune aree della “Piazza” e anche l’allora SBU ha chiuso un occhio su questo “, ricorda Pegov …[/su_quote]

Inoltre la pubblicazione Stratfor vicina alla CIA ha auspicato che in Bielorussia avvenga un regime change.

Quindi sul piano politico il presidente bielorusso si rivela un impiastro, sempre sulla lama del rasoio per avere i massimi vantaggi sia dall’occidente che dalla Russia.  Ed ha fatto talmente il callo al potere che probabilmente anche se sicuramente ha vinto, l’80% di voti non sono molto credibili. Altra cosa è naturalmente il corso degli eventi che ricalcano con lo stampino la riproposizione del MAIDAN dopo il tentativo della rivoluzione delle pantofole già a giugno (vedi qui e qui).

Non c’è che da sperare che ora – appena fugato il rischio del regime change disastroso con la replica di una giunta su modello Maidan – , Lukašėnko lasci il potere (al massimo tra un anno) e che la Bielorussia torni alla Federazione russa come è naturale che sia. Se infatti il mantenimento della sovranità l’ha salvata nell’epoca di Yeltsin dalla privatizzazione selvaggia degli oligarchi, ora ciò non sussiste più e l’unico modo per non replicare lo scenario di Maidan sarebbe entrare nella federazione russa (un paese con cui condivide religione, lingua, storia), come più volte offerto da Putin.

@vietatoparlare

Patrizio Ricci
Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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