Ancora svendita di aziende strategiche italiane per fare cassa, senza lungimiranza

Esistono alternative più efficaci per risolvere i problemi economici dell’Italia, ma sembra che il governo Meloni preferisca non deviare dalla linea imposta dall’Unione Europea, per non contrariare coloro che detengono il vero potere decisionale nel nostro paese. Questa scelta di conformità sta progressivamente rafforzando un potere esterno, a cui ci si sottomette sempre più. È davvero questo il futuro che vogliamo per l’Italia? Un paese che segue ordini anziché perseguire il proprio benessere e indipendenza?

Borgonovo e Gabriele Guzzi esplorano il tema delle privatizzazioni in Italia. Nel video essi pongono particolare attenzione alle recenti decisioni governative relative alla vendita di asset statali, come nel caso di Poste Italiane. Viene evidenziato come il governo stia procedendo alla cessione di una porzione di questi beni pubblici, sollevando interrogativi su tale scelta: è una mossa dettata dalla necessità, data la situazione economica, o rappresenta una strategia potenzialmente dannosa?

L’analisi si estende anche al contesto storico delle privatizzazioni italiane, con un focus sugli anni ’90, un periodo cruciale per l’ingresso dell’Italia nell’euro. Queste decisioni vengono criticate, sostenendo che abbiano portato a conseguenze negative sotto molteplici aspetti, sia economici che strategici.

Si conclude sottolineando come 20 miliardi di euro derivanti dalle privatizzazioni in due anni, finalizzati alla riduzione del debito pubblico, possano in realtà impoverire il paese. Si argomenta che il valore di alcune aziende strategiche tende ad aumentare nel tempo, rendendo il loro mantenimento più vantaggioso rispetto alla vendita. Emergono dubbi sulla comprensione di questa dinamica da parte del governo, interrogandosi sulla saggezza di tali scelte politiche.