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Home Economia

Anche la sinistra tedesca contro la BCE

by Patrizio Ricci
6 Ottobre 2021
in Economia, Esteri
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Anche la sinistra tedesca contro la BCE

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Siamo ormai in piena campagna elettorale e Sahra Wagenknecht, il candidato della Linke alla Cancelleria, in un’intervista a Deutschlandfunk non risparmia critiche alla BCE a guida italiana e al suo programma di acquisto titoli. Per Wagenknecht la BCE è direttamente responsabile della silenziosa espropriazione ai danni del risparmiatore tedesco e l’unica soluzione possibile resta una tassa patrimoniale europea. Da deutschlandfunk.de

DF: Frau Wagenknecht, lei è sempre stata molto critica nei confronti del programma di acquisto titoli della BCE. Si sente confermata nelle sue opinioni dopo la decisione della Corte Costituzionale?

Wagenknecht: si’, il verdetto è di fatto una condanna nei confronti del governo federale e della sua linea politica che negli anni ha sempre implicitamente approvato questo corso. Trovo inoltre molto importante che nella decisione della Corte Costituzionale sia stato ribadito in maniera chiara il fatto che la BCE ha oltrepassato il proprio mandato e si è intromessa nella politica economica dei singoli paesi. E questo non è il suo compito. Vorrei tuttavia mettere l’accento su un altro punto rispetto a quanto fatto da chi ha presentato il ricorso: il problema, dal mio punto di vista, è che non si tratta tanto di finanziamento statale, ma soprattutto di finanziamento delle banche.

DF: ancora non abbiamo una sentenza della Corte Costituzionale, ma la questione è stata inoltrata ai giudici europei. La Corte Europea dovrà decidere se nei fatti cio’ è corretto. La Corte Europea, e ora arrivo al punto, si è già pronunciata una volta sul programma di acquisto della BCE. Lo ha giudicato, in determinate circostanze, perfettamente legittimo. Perché questa volta dovrebbe andare diversamente?

Wagenknecht: io non ho detto che mi aspetto che la Corte Europea decida di fermare gli acquisti della BCE. Non credo accadrà e non credo che la Corte Europea intenda bloccare il programma di acquisto. La Corte Costituzionale tedesca puo’ effettivamente dettare le regole alla Bundesbank, ma non puo’ farlo nei confronti della BCE. Io trovo tuttavia importante che la discussione possa ricominciare e che finalmente si parli della sensatezza della politica della BCE e del livello di appoggio che i governi europei, compreso quello tedesco, hanno sempre garantito.

Non dovremmo far finta che sia solo Draghi a volere gli acquisti, se la BCE adotta queste politiche è perché ci sono la benevolenza e il sostegno del governo tedesco. Anche la Germania alla fine ne trae vantaggio. Anche i Bund tedeschi sono oggetto degli acquisti. Per questo i tassi sono cosi’ bassi, e se Schäuble ogni anno puo’ presentare il suo bilancio pubblico in pareggio, dovrebbe scrivere una lettera di ringraziamento a Herr Draghi: questo è il motivo principale per cui i tassi di interesse sono cosi’ bassi.

Il risparmiatore tedesco, ma il problema riguarda soprattutto i piccoli risparmiatori tedeschi, di fatto viene espropriato, perché i tassi di interesse sono ampiamente al di sotto dell’inflazione attualmente registrata in Germania. Ma il problema principale è che non stiamo risolvendo nulla. Questo programma ha causato un flusso incredibile di denaro. Ci sono bolle in molti mercati, in particolare sul mercato immobiliare. La BCE non compra solo titoli di stato, ma anche obbligazioni societarie. Compra praticamente tutto, e questo significa che una incredibile quantità di denaro viene pompata nel ciclo finanziario, senza che vi sia una creazione di valore corrispondente. Cosi’ facendo ci stiamo avviando verso il prossimo crash e verso la prossima crisi finanziaria. Questa è la diretta conseguenza.

DF: Frau Wagenknecht, se guardiamo ai dati di Eurostat, la crescita del PIL europeo nel trimestre passato è stata dello 0.6%, e se guardiamo alla crescita economica in Europa, nel 2016 era all’1,9% – non sono numeri positivi?

Wagenknecht: bisogna guardare a qual’è stata la dimensione del crollo economico precedente, soprattutto per i paesi in crisi. In teoria questo programma dovrebbe stimolare gli investimenti abbassando i tassi di interesse, ma in un clima di crisi, in molti paesi, non si fanno investimenti. Il livello degli investimenti, tra l’altro anche in Germania, molto peggio in Italia e nei classici paesi in crisi dell’Europa meridionale, resta estremamente basso. La disoccupazione in parte diminuisce anche perché le persone scelgono di emigrare. Bisognerebbe guardare al numero di persone giovani e qualificate che negli ultimi anni hanno lasciato la Grecia, la Spagna e il Portogallo.

In questo modo si puo’ ridurre la disoccupazione dal punto di vista formale, ma non è possibile rianimare un’economia. E resta soprattutto una enorme montagna di debito, e questo è cio’ che Draghi in realtà ha ottenuto. Grazie ai bassi tassi di interesse è stato possibile rifinanziare piu’ e piu’ volte un enorme quantità di debito. Anche le banche si sono potute rifinanziare ad un tasso molto basso, sebbene abbiano dei portafogli crediti disastrosi, ma non è una politica sostenibile. Il problema è che la BCE da sola non puo’ risolvere il problema. Se si vuole risolvere il problema del debito, e se non lo si vuol fare a scapito del ceto medio, ed è cio’ che invece sta accadendo, bisognerebbe allora avere il coraggio di ridurre l’eccesso di debito con una tassa patrimoniale da applicare ai super-ricchi. La politica non ha il coraggio di farlo, per questo si continua a rimandare il problema, ma un giorno tornerà a manifestarsi in forma estrema, perché con questo fiume di denaro viene solo amplificato.

DF: se ho capito bene, i contribuenti tedeschi con un patrimonio elevato dovrebbero pagare per la ricostruzione in Portogallo, Italia e Grecia.

Wagenknecht: i percettori di un reddito, nel senso di ceto medio, stanno già pagando, perchè di fatto con i tassi a zero vengono semplicemente espropriati dei loro risparmi.

DF: quindi lei si riferisce ai redditi piu’ alti?

Wagenknecht: la mia soluzione per l’Europa sarebbe quella di far passare dalla cassa tutti i possessori di un patrimonio consistente. Basta guardare alla Grecia: i multimilionari in Grecia oggi sono piu’ ricchi che all’inizio della crisi. Anche nei paesi in crisi, anche in Italia, anche in Spagna c’è un ceto superiore che è ancora estremamente ricco. Ha fatto profitti prima e durante la crisi e continua a trarre vantaggio dal programma di acquisto delle obbligazioni. Si tratta di patrimoni investiti principalmente nel mercato dei capitali, i cui valori sono stati spinti verso l’alto. C’è un chiaro effetto redistribuivo.

Il piccolo risparmiatore invece con il suo deposito bancario continua a perdere soldi. Chi pero’ ha dei grossi investimenti sul mercato dei capitali, sta facendo dei profitti elevati. Le grandi aziende stanno guadagnando molto piu’ delle piccole imprese, perché ottengono condizioni di finanziamento migliori. La BCE non sta comprando titoli emessi da medie o piccole aziende. Compra i titoli emessi dalle grandi società, che in questo modo ottengono dei tassi di finanziamento molto molto bassi, e quindi un enorme vantaggio competitivo.

Ci sono distorsioni in moltissimi settori. Le disuguaglianze si allargano. Io non sto dicendo che il risparmiatore tedesco, oppure il ceto medio italiano o greco devono pagare per il disastro, piuttosto sostengo che a pagare devono essere coloro che prima e durante la crisi hanno continuato a fare profitti. La politica non vuole che accada, non ha il coraggio di farlo, e per questo tutto viene rimandato, e proprio per questa ragione è importante che proprio ora ci sia questo campanello d’allarme e questo colpo d’avvertimento. Purtroppo non si tratta di molto di piu’. La Corte Costituzionale non puo’ fare molto, ma almeno è una sveglia, un colpo d’avvertimento e dovrebbe far capire che non si puo’ piu andare avanti in questo modo, e che ci saranno delle conseguenze.

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Patrizio Ricci

Associato alla Freelance International Press (FLIP), Autore sul Sussidiario, La Croce, LPLNews24. Cofondatore del Coordinamento Nazionale per la pace in Siria, Membro del direttivo Osservatorio per le Comunità Cristiane nel Medioriente…

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