YARMUK: ‘Radio Vaticana’ è di parte ma è imperdonabile che non dica la verità ed affronti la questione con superficialità.

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non so più cosa dire….e mi costa fatica attaccare la stampa cattolica ( ma è lì che la responsabilità è maggiore, dove si presuppone maggiore sia la coscienza). Ma come tacere? E’ inamissibile, specialmente per chi è punto di riferimento di giudizio che i problemi della realtà si considerino come li si vuole formulare e non come essi realmente si pongono.

di Patrizio Ricci

Radio Vaticana è di parte. Ma dalla parte di chi? Tutti saremmo portati a pensare che è semplice: è dalla parte del Papa , sembra ovvio.

Ma leggendolo qualcosa non torna…  il Papa si strugge in questi giorni e fa appello alla Comunità Internazionale affinchè rinsavisca non è dalla parte di nessuno se non dalla parte dell’uomo e della sua libertà di riconoscere chi lo costituisce..

Beh, dalla lettura dell’articolo “Siria. Niente retorica su Yarmuk, da due anni controllato da Damasco”  si direbbe che Radio Vaticana vada verso tutt’altra direzione…

L’articolo sposa in ‘toto’ la valutazione di Trombetta  (di posizione notoriamente preconcetta nei confronti di Damasco) condensata nel titolo. Il giornalista è inviato di Ansa a Beirut che dà così la sua chiave di lettura della responsabilità del disastro umanitario del campo palestinese di Yarmuk, alla periferia di Damasco:

“Il campo di Yarmuk da circa due anni è assediato dalle truppe del regime di Damasco che ha costretto centinaia di migliaia di persone a vivere in condizioni tremende. Che oggi Damasco usi della retorica contro l’Is, pur pericolosissimo, è palese”.

L’articolo non solo non riporta la verità dei fatti ma non è neanche ragionevole: che interesse avrebbe l’esercito siriano di chiudere tutte le vie di fuga del quartiere di Yarmuk? Perchè tenere impegnate le sue truppe inutilmente su Yarmuk?  E sopratutto: come sono uscite 160.000 persone fino ad oggi se non con il consenso dell’esercito siriano che assedia?

A tutt’oggi, l’unica via da cui i profughi possono uscire è solo dalla parte controllata dall’esercito siriano. I miliziani dell’ISIS sono stati fatti entrare dall’interno dai gruppi anti-Assad che sono membri di Hamas mentre chi fa riferimento all’Olp è schierato dalla parte dell’esercito siriano. (Qui l’articolo del Paisdal titolo ‘la porta dei jadisti per Damasco’)

La popolazione non è libera di entrare ed uscire ed è bersagliata dai tiri dei cecchini anti-Assad dall’interno ogni qualvolta tenta di rifornirsi a punti di distribuzione di viveri messi a punto all’interno del campo.

Questo è stato più volte denunciato dall’Onu. I palestinesi all’interno del campo non sono prigionieri dell’esercito di Assad (altrimenti come avrebbero fatto in 160.000 ad uscire?) ma prigionieri come ad Homs delle milizie anti Assad e di Isis. E’ successo anche ad Homs dove la popolazione era impedito di uscire dall’interno e non dall’esterno.

Da ricordare che due giorni fa 2.000 civili palestinesi sono stati fatti defluire fuori dall’esercito siriano.

Si potrebbe, se tutte le parti volessero, trovare una soluzione come è accaduto ad Homs: in quell’assedio abbiamo visto che con l’accordo tra le parti spesso è possibile una ‘via di facilitazione’ sicura perchè i miliziani escano e la popolazione sia liberata. (Si può dire ‘liberata’? Si guardi la ricostruzione di Homs. Lo si chieda alla popolazione di Homs oggi…).  Ma visto che membri dell’ISIS sono affluiti dall’esterno all’interno è chiaro che i ribelli non hanno nessuna intenzione di andar via. Quantomeno c’è una responsabilità da parte loro e delle fazioni armate palestinesi che li hanno aiutati. Ma nell’articolo non si fa menzione di nessuna di queste cose, eppure si tratta di dati molto rilevanti…

E’ comprensibile che Damasco non intenda togliere l’assedio reputando dolorosamente la sicurezza di centinaia di migliaia di civili superiore a quella di un quartiere di Damasco. A YARMUK  sono difficili anche i rifornimenti: ogni volta che un convoglio dell’Onu entra, i miliziani si mettono a sparare e cercano di approfittare dell’occasione per spostarsi su posizioni più vantaggiose.

Quando fin qui detto è confermato implicitamente da Androkronos che dice che il  vice ministro siriano Mekdad ”ha detto che il governo di Damasco sta facendo tutto il possibile per fornire assistenza umanitaria e medica ai rifugiati palestinesi” – ed ha aggiunto che –  ”La Siria e l’Olp sono determinati a combattere il terrorismo che è arrivato nei campi profughi in Siria e in particolare a Yarmuk”

<<Intanto sulla strage di Yarmuk la Lista Araba Unita, terza forza politica in Israele, denuncia “crimini di guerra e contro l’umanità”. “Quello che sta accadendo nel campo di Yarmuk, dove l’Is ha esteso il controllo e utilizza la popolazione come scudi umani>>

Insomma l’esercito siriano sta facendo quello che qualunque esercito farebbe in quelle condizioni non trascurando però per quando possibile di salvaguardare i civili.

Per farsi un’idea più chiara ma sopratutto argomentata di come stanno realmente le cose rimando all’articolo pubblicato sulla rivista di Geopolitica ‘Spondasud’ in cui Alessandro Aramu descrive chiaramente le dinamiche in gioco nel campo profughi di Yarmuk: http://spondasud.it/2015/04/lisis-nel-campo-di-yarmouk-a-damasco-quello-che-i-media-non-dicono-8334

In definitiva, articoli come quello di Radio Vaticana non fanno un bel servizio di verità ma quel che è sconsolante è che non è la prima volta: uno strumento in meno a chi come il Papa lotta per la pace.

Le autorità ecclesiastiche si pongano il problema!

 

vedi anche
El Pais: ”La porta dei jadisti per Damasco’

Spondasud: Siria. ”La guerra fratricida dei palestinesi a Yarmuk e le colpe di Hamas

Sulla conflittualità interna: qui

ed anche: ”Chi ha trascinato i palestinesi nel conflitto

 

 

Patrizio Ricci
Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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