UE: La morte dello stato di diritto, l’autocrazia di Bruxelles cambia le leggi a piacimento

La recente decisione dell’Unione Europea di cercare vie alternative per sostenere l’Ucraina, bypassando il veto ungherese su un pacchetto di aiuti da 50 miliardi di euro, solleva questioni critiche sul funzionamento e sulla direzione strategica dell’UE. Questa mossa, che si discosta dall’attuale meccanismo di delibera dell’UE che richiede l’unanimità per questioni di tale rilevanza, mette in luce una discrepanza fondamentale tra le procedure stabilite e le azioni intraprese.

In contrasto con gli Stati Uniti, dove i legislatori stanno valutando con cautela la sostenibilità di un conflitto prolungato in Ucraina e la necessità di avviare negoziati, l’UE sembra procedere senza un’adeguata riflessione sulle conseguenze a lungo termine. Mentre Washington mostra segni di una riflessione critica sulla guerra, Bruxelles appare determinata a sostenere l’Ucraina a ogni costo, ignorando le voci critiche e le preoccupazioni legittime.

Secondo molti analisti indipendenti e non filo-russi, l’Ucraina non ha realisticamente la possibilità di riconquistare i territori occupati. La narrativa che giustifica la guerra in corso tra Ucraina e Russia è sempre più messa in discussione, rivelando lacune e contraddizioni significative. Nonostante ciò, l’UE sembra determinata a perseguire una politica di sostegno incondizionato all’Ucraina, senza considerare le implicazioni a lungo termine di una guerra altamente tecnologica che potrebbe portare a distruzioni paragonabili a quelle della Prima Guerra Mondiale.

La decisione di esplorare meccanismi di finanziamento che escludano l’Ungheria, come proposto da leader come il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il presidente francese Emmanuel Macron, potrebbe creare un pericoloso precedente, minando ulteriormente l’unità e la coesione dell’Unione. Questa mossa evidenzia una totale discrepanza tra le posizioni delle istituzioni europee e la popolazione dei più grandi paesi europei, che si trovano sempre più distanti dalle decisioni prese a Bruxelles.

In conclusione, l’approccio dell’UE alla crisi ucraina solleva interrogativi critici sulla sua strategia e sulle sue priorità. Mentre l’Unione si impegna a sostenere l’Ucraina, sembra trascurare la necessità di un dialogo costruttivo e di una soluzione diplomatica. Questa politica di guerra ad oltranza, priva di una logica chiara e giustificabile, non solo mette a rischio innumerevoli vite, ma rischia anche di trascinare il continente europeo in un conflitto prolungato e devastante, senza una via d’uscita evidente.

Una nota di particolare interesse, che aggiunge ulteriore complessità alla situazione, riguarda le voci che circolano sulla possibile nomina di Mario Draghi come prossimo presidente dell’Unione Europea. Le preoccupazioni di queste speculazioni sono aumentate anche  da recenti dichiarazioni dell’ex ambasciatrice Elena Basile, la quale, in una intervista su ‘Ottolina TV’, ha descritto Draghi come il “perfetto esecutore” dei desiderata degli Stati Uniti. Se queste voci dovessero trovare conferma, la scelta di Draghi potrebbe essere vista come la “ciliegina sulla torta” di un’Unione Europea sempre più allineata agli interessi e alle politiche di Washington, piuttosto che alle esigenze e alle aspirazioni dei suoi stessi Stati membri.

Questa prospettiva pone interrogativi significativi sulla sovranità e sull’autonomia decisionale dell’UE. Se l’Unione Europea dovesse effettivamente seguire una traiettoria che privilegia gli interessi esterni, in particolare quelli degli Stati Uniti, a scapito delle proprie priorità interne, ciò potrebbe portare (finalmente) a una crescente disillusione e disaffezione tra i cittadini europei. Questo sentimento di alienazione potrebbe essere ulteriormente esasperato da una serie di leggi dell’UE che sembrano fatte per limitare la capacità dei cittadini di sviluppare uno spirito critico e di esercitare pienamente la loro consapevolezza.

In un contesto dove le decisioni per il bene comune sembrano essere sempre più influenzate da fattori esterni, la fiducia dei cittadini europei nelle istituzioni dell’UE e nella loro capacità di rappresentare autenticamente gli interessi europei potrebbe essere seriamente compromessa.

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