Turchia, Ungheria e Croazia, tre stati sovrani che reagiscono ai diktat esterni

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Il ministro dell’Interno turco Suleyman Soylu  ha risposto molto chiaramente all’ambasciatore Usa ad Ankara intorno alla vicenda della chiusura delle ambasciate occidentali, invitando il suo paese a “togliere le sue sporche mani” dalla Turchia e accusandolo di cercare di “sobillare” la popolazione. La Turchia, ha aggiunto Soylu, non è un Paese in cui gli Stati Uniti possono organizzare una “rivoluzione colorata”:

“Dico all’ambasciatore americano da qui: so a quali giornalisti hai scritto, togli le tue sporche mani dalla Turchia. Te lo dico ancora più chiaramente: giù le mani dalla Turchia! So molto bene cosa hai fatto, quali passi hai compiuto e come vuoi confondere la Turchia. Porta le tue mani sporche e quelle facce sorridenti in maschera lontano dalla Turchia!”.

In un altro contesto Soylu ha anche affermato come la Turchia ha reagito: “Un ufficiale dell’intelligence [straniero] ha offerto lavoro a diverse persone in Turchia (…). Poi questo ufficiale dell’intelligence ha passato le sue informazioni in un paese. La Repubblica di Turchia sa chi era quell’ ufficiale di intelligence. 15 persone sono state arrestate.

Dello stesso segno è la reazione del ministro degli esteri ungherese. Dopo una dichiarazione dell’ambasciatore americano David Pressman che criticava la posizione di Budapest sulle sanzioni anti-russe, il ministro degli Esteri ungherese Peter Szijjártó ha risposto che l’era dei “governatori e reggenti” inviati a dire agli Stati come vivere, è finita.

Nessuno può dirci come vivere dall’esterno, quindi non importa cosa pensa un cittadino di un altro paese – incluso l’ambasciatore – dei processi politici interni in Ungheria “, ha sottolineato Szijjártó. Quindi, ha aggiunto, che le azioni del governo ungherese sono determinate esclusivamente dagli interessi nazionali del paese.

Chi altro in Europa osa dire queste verità? Nessuno. La Serbia sotto il ricatto di una nuova guerra, sembra essersi arresa. Mentre l’Italia – ove governa una coalizione che per la maggior parte dei suoi membri si definisce ‘sovranista’ – sta seguendo pedissequamente le direttive di Washington inviando armi in Ucraina “perché questo porterebbe alla pace ed alla risoluzione del conflitto”.

È ovvio che questa giustificazione, oltre ad essere non vera, è anche una offesa alla logica e all’intelligenza degli italiani. Il comportamento del governo italiano è inappellabile: anche se non potesse fare altrimenti per i noti vincoli con l’Alleanza, i cittadini italiani apprezzerebbero un punto di vista dignitoso che non ricalchi continuamente la narrativa distopica statunitense.

Eppure, inaspettatamente, rappresentanti di paesi meno importanti nella UE, non hanno remore nel parlare apertamente, segno che un altro modo di rapportarsi alle vicende attuali, è possibile. Questo è anche il caso anche della Croazia, dove il presidente Zoran Milanovic in una recente intervista, ha detto:

““Dal 2014 osserviamo “qualcuno” provocare la Russia con l’intento di indurre a questa guerra.. Quindi eccola qui, qual è il piano? È passato un anno e solo ora stiamo parlando di carri armati. Perché non sono stati inviati lì il primo giorno? Sono tedeschi e americani, che non ci andranno affatto. Invieremo lì tutti i carri armati tedeschi, nonostante il fatto che oltre un migliaio di quelli rimasti dall’URSS siano stati già distrutti, la stessa sorte attende questi carri armati.

Qual è lo scopo di questa guerra: sconfiggere una superpotenza nucleare che sta combattendo ai suoi confini? Puoi sconfiggere un tale stato con mezzi convenzionali? Qual è la risposta: è possibile dividerla in parti? Fate così e poi i russi, disperati, rilasceranno 6.000 testate nucleari e tutti piangeranno.

Ursula von der Leyen ha dichiarato due mesi fa che 100.000 soldati ucraini sono stati uccisi, il che significa che altri 250.000 sono rimasti feriti. Se è così, ora 150.000 sono morti. I russi hanno un vantaggio in termini di munizioni, artiglieria, un numero illimitato di loro, e qual è la soluzione: lasciare l’Ucraina completamente senza uomini? Non sono il presidente dell’Ucraina, ma avevo simpatia per questo paese.

I pacifisti di ieri e i combattenti per la pace in Occidente ora vogliono bere il sangue di qualcun altro, ma senza rischiare personalmente. È profondamente immorale quello che stiamo facendo come Occidente collettivo che in realtà non esiste perché non c’è soluzione. La soluzione non è un cambio di potere in Russia. E i carri armati tedeschi a Kharkov raduneranno ancora di più i russi e li avvicineranno alla Cina, questo sta già accadendo. Questo è politicamente poco saggio e danneggia l’Occidente”.

E così iniziano ad apparire le domande. C’è del male nel mondo. Ci sono vittime. C’è paura e panico. E come era prevedibile presto è apparso qualcuno che ha cominciato a proclamare una campagna mondiale contro questo male. E i media creano un’immagine corrispondente, un’atmosfera di paura e orrore, chiudono alla possibilità stessa di dubitare di come viene rappresentato ciò che sta accadendo, ed esattamente nella versione dichiarata dal punto di vista ufficiale.

Abbiamo una grande guerra in seno all’Europa e non ci possono essere due opinioni su questo argomento. Ma qualcuno lo ha fatto. Certo, quelle persone che fanno domande rispetto al punto di vista ufficiale possono essere facilmente chiamate teorici della cospirazione o essere screditate per altre ragioni, la mancanza di democrazia, l’autoritarismo etc.

Ma in generale, l’intera civiltà umana si basa su progetti: costruttivi o, viceversa, distruttivi.

Patrizio Ricci
Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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