Supporting Syria?

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[su_heading style=”line-blue” size=”24″]I supporters della Syria, sono sempre all’opera. La nuova parola d’ordine è: ‘congelare una situazione che si sta spostando in modo troppo favorevole al governo siriano’. [/su_heading][su_spacer size=”70″]Congelare la situazione risponde all’esigenza di evitare uno scontro diretto con i russi che nessuno vuole. L’espediente attuale affinchè questo si realizzi è la distribuzione di viveri alla popolazione siriana.

Paradossalmente, gli stati che sollecitano gli aiuti umanitari sono gli stessi stati che hanno creato ‘il problema ‘ e continuano a punire tutta la popolazione con un rigidissimo embargo

E’ evidente che questo aiuto si sarebbe potuto realizzare in vari modi: l’annullamento dell’embargo, il sostegno al governo siriano: dare alla Siria un centesimo di quanto speso finora in armi di distruzione ai ribelli sarebbe stato sufficiente .[su_spacer]

'supporting Syria'
‘supporting Syria’

Ma meglio non contare su una simile eventualità: come sempre, la volontà di soccorrere, nelle guerre nate con la dottrina della ‘responsabilità di proteggere‘,  non risponde ad una esigenza di tipo ‘filantropico’ ma è funzionale ad una precisa volontà strategica che nel caso siriano è quella di creare ‘zone cuscinetto’ dove ribelli e jadisti di ogni risma possano radicarsi e rafforzarsi.

Quindi, scordiamoci che le azioni messe in atto dai vari ‘supporting Syria’ possano avere un orizzonte diverso se non la vittoria perseguita con ogni mezzo.

Si attendeva una presa di coscienza da parte dei leader politici ma questa presa di coscienza non c’è mai stata. E’ solo cambiato in parte il metodo per perseguire certi obiettivi: ora è un metodo più furbesco, più subdolo, ‘più adatto’ alle circostanze.

In questi giorni vediamo evidenze che sono dentro lo stesso orizzonte: le richieste di distribuire gli aiuti umanitari si fanno sempre più pressanti a mano amano che l’esercito siriano avanza; sugli assedi alle città si offre una nozione inversa dei fatti, dove è l’esercito siriano che assedia anzichè i ribelli (come accade più frequentemente).

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‘supporting Syria’?

Altra evidenza è che per tutto il tempo della crisi, la parola è passata soprattutto al segretario di stato americano: l’esponente americano ed il mediatore Onu non si sono mai contraddetti.
Tutti i negoziatori di pace, di volta in volta incaricati per venir a capo alla crisi siriana, hanno avuto sempre le mani legate: questa è stata la condizione dei primi negoziatori scelti dalla Lega Araba, e via via sempre così, fino a Staffan De Mistura: prima di lui, c’è chi ha rinunciato, chi ha detto pubblicamente che ci sono attori terzi che non vogliono la pace (Kofi Annan), e chi ha scelto la partecipazione dell’Iran ai negoziati (Ginevra 2) ma è stato zittito dagli USA.

La Turchia intanto continua a offrire rifugio sicuro oltre la sua frontiera ai terroristi e bombarda in territorio siriano le forze curde. Ieri, il presidente Erdogan, parlando in conferenza stampa ad Abidjan insieme al presidente della Costa d’Avorio si è lamentato che solo su un terzo del territorio siriano è rispettata la tregua ma spera che possa essere estesa a tutto il paese. Se questa speranza si realizzasse, nè ISIS nè al Qaeda ed anche le altre sigle terroristiche (che costituiscono il 90% delle forze complessive di opposizione) dovrebbero essere attaccate.

'supporting Syria'?
supporting Syria’?

Sempre nella giornata di ieri, Erdogan, allo scopo di confondere le acque, Erdogan ha fatto sparare la sua artiglieria sulle postazioni dell’ISIS per poter così dire che ‘la Turchia colpisce ISIS’: naturalmente un’operazione solo di facciata, per non mettere in imbarazzo l’alleanza. Certo non sappiamo l’esito di questi tiri, ma l’esperienza di un anno e mezzo di bombardamenti alleati su ISIS è eloquente. Allora, nella stragrande maggioranza dei casi, il risultato è stato quello di colpire strutture economiche siriane anziché ISIS. Nell’arco di quel periodo,  ricordiamo il vergognoso caso di Palmira. un episodio su cui il circo mediatico e tutto il mondo occidentale ha soprasseduto ma che dovrebbe essere citato nei libri scolastici di storia per far capire alle future generazioni che tipo di democrazia è la nostra.

D’altra parte il contemporaneo e più consistente bombardamento sulle postazioni  dei curdi che combattono l’ISIS è più che eloquente sulla sincerità di chi ha sempre supportato ISIS e si è arricchito dei suoi traffici petroliferi. Per citare due esempi circa la posizione turca ricordiamo l’impassibilità turca davanti alla distruzione di Kobane da perte di Daesh e poi, la distruzione del villaggio armeno siriano di Kassab, effettuato con l’ausilio di forze turche).

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supporting Syria’?

Il tentativo di coagulare una compiacente Coalizione si basa anche sul soprassedere ad un evidente non senso. Gli attentati che si sono succeduti in varie città siriane in concomitanza dell’entrata in vigore della tregua ed il giorno prima, sono la prova di questa volontà trasversale comune a tutte le forze anti-Assad che ha come minimo comun denominatore il non acconsentire di restituire ai cittadini il proprio futuro.

In fondo non meraviglia l’atteggiamento turco: il solo motivo per cui la Turchia ha voluto partecipare alla coalizione anti Daesh, è quello di essere legittimata a bombardare i curdi ed avere una maggiore possibilità di far penetrare le sue forze in territorio siriano. Meraviglia che in uan estesa coalizione occidentale non ci sia un solo stato, che dimostri un minimo di dignità all’altezza delle proprie costituzioni nazionali.

Se un cambiamento c’è stato, è stato per l’andamento degli eventi imposto con l’ingresso della Russia nel conflitto: la situazione strategica, dopo l’intervento russo si è rivolta a favore

'supporting Syria'?
‘supporting Syria’?

del governo siriano ma ciononostante si stanno mettendo in atto mille astuzie perchè la guerra non finisca. Denunciare il disastro umanitario, ed auspicarlo si inserisce utilmente affinchè con il minor dispendio di forze si renda impraticabile il proseguio dell’intervento russo.

E’ chiaro che ove sono presenti forze internazionali di fatto si crea una ‘no fly zone’ interdetta alle forze siriane e agli alleati. In queste zone i ribelli continueranno ad essere armati e rinforzati perchè possano contrattaccare o consolidarsi e così trattare nei prossimi negoziati partendo da una situazione territoriale definitiva.
Inoltre se avverrà un intervento diretto, fosse solo contro Daesh, si creerebbe la situazione di dividere il paese in maniera definitiva, alla stregua della Germania post bellica..

 Vietato Parlare

 

 

Patrizio Ricci
Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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