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Home Politica Internazionale AREE DI CRISI

SIRIA – Offensiva nel Nord Hama, aggiornamento 15/08/2019

16 Agosto 2019
in AREE DI CRISI
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SIRIA – Offensiva nel Nord Hama, aggiornamento 15/08/2019
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Brevemente sugli sviluppi nel Nord Hama.

1. Dopo aver conquistato le alture di Tal Aas e Kafr Ein, le truppe siriane hanno iniziato ad espandere la zona di controllo a nord delle posizioni appena occupate. Il passo dell’avanzata è abbastanza celere e così l’esercito arabo siriano (SAA) non è eccessivamente esposto sul fianco mentre si avvicina a Khan Sheikhun. Inoltre, la direzione di movimento laterale è collegata ai piani per coprire Khan Sheikhun anche da nord.

Attualmente la distanza che separa le prime avanguardie di prima linea SAA dalla città di Khan Sheikhun, è di tre chilometri. La battaglia di ieri al checkpoint di Al-Salman non ha avuto conseguenze significative e la posizione rimane occupata dai militanti. L’artiglieria e gli attacchi aerei continuano nell’area della città. In direzione di Habit e Kafr Ein, sono stati notati trasferimenti di equipaggiamenti.

2. Nella parte orientale di Al-Lataminah (16.267 ab. nel censimento del 2004), sono continuati pesanti combattimenti nell’area di Sukaik e sulle alture di Al-Teri. Ieri, durante i combattimenti, SAA ha perso un Su-22 abbattuto dal fuoco da terra. Il nemico usa attentatori suicidi, artiglieria e MLRS. L’attività del nemico è dovuta al fatto che nella parte orientale di Al-Lataminah, il lavoro dell’aviazione non è stato così intenso come a ovest, quindi le unità militanti non sono così pesantemente attaccate e conservano quindi armi pesanti che stanno cercando di usare nei contrattacchi locali per rallentare il passo del progresso di SAA verso Taman, Al-Teri e Khazanat.

3. I turchi sono ancora nel punto di osservazione di a Morek, anche se sui social network arabi da diversi giorni si dice che essi stanno facendo le valigie e si stanno preparando a partire per Marat al-Numan. Morek comunque è come l’occhio della tempesta: quando l’uragano infuocato infuria intorno, l’occhio del ciclone (ovvero Morek) è relativamente calmo. Almeno per ora.

meanwhile the mass escape continuous from north Hama.. pic.twitter.com/1QZDaYzwPr

— Geo_monitor (@ConstantinGreco) August 15, 2019

I turchi protestano essenzialmente a parole per l’operazione militare siriana, mentre la loro attenzione è concentrata sulla preparazione dell’operazione nel Rojava, dove, nell’ambito di accordi con gli Stati Uniti, occuperanno una zona di 5 chilometri al confine tra Siria e Turchia. L’anno scorso, la Russia ha offerto a Erdogan questa opzione, ricordando gli accordi siriano-turchi che consentivano ai turchi di condurre operazioni contro i curdi nel territorio siriano a una profondità di 5 chilometri.
Pertanto, oltre all’accordo tra Turchia e Stati Uniti, accordi tra la Turchia e la Federazione Russa non possono essere esclusi: è plausibile che ci sia un accordo tra Mosca ed Ankara secondo il quale la Turchia non interferirà più di tanto con la pulizia dell’area di Hama settentrionale e la Federazione Russa non ostacolerà i piani della Turchia nel Rojava che consentì l’intervento turco ad Afrin (i curdi in più occasione respinsero l’aiuto siriano, previo accordo di riconciliazione con con Damasco). In cambio la Turchia consentì l’operazione nella Ghouta orientale.
Ovviamente, tutti questi accordi vanno a scapito dei curdi, ma nelle condizioni attuali che li vedono del tutto subordinati agli ordini degli USA , ha poco senso prendersi troppo cura dei loro problemi.


SAA spinge a nord di Kafr Ain verso Zaituna.


mortaio lasciato dai combattenti.


Militanti con il relitto di un Su-22 abbattuto a ovest di Sukaik.


Bombardamenti suicidi nell’area di Sukaika. Secondo i militanti, sono morti fino a 10 miliziani di autodifesa nazionale ( NDF).


La situazione generale il 15 agosto secondo il Ministero della Difesa della Federazione Russa.

fonte; Source link

La posizione della Russia

Tutto ciò che accade sul territorio siriano dovrebbe essere coordinato con Damasco, poiché si tratta di uno stato sovrano. Questa è la posizione di Mosca ribadita per l’ennesima volta giovedì in una riunione informativa tenuta dalla direttrice del dipartimento Informazione e stampa del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova.
“L’antiterrorismo dovrebbe essere coordinato con Damasco”, ha detto Zakharova. “Questa è la prima e indispensabile condizione, dato che stiamo parlando di uno stato sovrano”.
Secondo Zakharova, questa è  – sin dall’inizio della crisi – la posizione di principio della Russia, che non ha subito alcun cambiamento, anche se per quanto riguarda le operazioni condotte dalla Turchia – ha ammesso la portavoce della Federazioe Russa –  “Certo, siamo in contatto con i nostri partner turchi”.
Zakharova si è anche pronunciata contro ogni tentativo di smembrare la Siria con qualsiasi pretesto: “Non accettiamo alcun isolamento delle regioni di questo stato, non importa quale sia il pretesto”.  (TASS)

#Syria: National Army’s Ahrar Sharqiyah sending new reinforcements towards #Idlib to fend off pro-Assad offensive. pic.twitter.com/gyrkLnzOsW

— Qalaat Al Mudiq (@QalaatAlMudiq) August 15, 2019

Rinforzi ai militanti da alcune fazioni ma non da quelle turche da Afrin

Il gruppo jihadista Ahrar Sharqiya – che è formato da ex membri di al-Nusra e Ahrar al-Sham  e piccole aliquote di altre bande radicali – , andrà a combattere contro l’SAA. Ahrar Sharqiya non è molto numeroso, può inviare tra 500-1000 militanti. I restanti gruppi militanti come “Sultan Murad e le divisioni di Hamza” per muoversi pretendono la copertura aerea turca, supporto logistico e altri servizi, che i turchi non daranno. Questo contingente quindi viene utilizzato solo in determinate condizioni. Ed  attualmente le condizioni per impiegarlo non ci sono:  quindi Sultan Murad e Hamza rimarranno  ad Afrin.

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Patrizio Ricci associato Freelance International Press (FLIP), socio dell’ass. Blogger Samizdatonline, Autore sul Sussidiario, La Croce, LPLNews24. Coofondatore del Coordinamento Nazionale per la pace in Siria, Membro del direttivo Osservatorio per le Comunità Cristiane nel Medioriente…

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Si può essere ingannati dal nome, ma “Vietato Parlare” non è un blog ‘complottista’ o affine. Il mio blog nasce provocatoriamente: l’idea di mettere su un blog è nato dall’aggressione dei paesi occidentali alla Libia a cui è seguita a ruota il tentativo di rovesciamento di Assad in Siria.
Tuttavia, oggi – tra task force in cerca di fake news, restrizioni alla libertà di educazione ed affini –  il nome del mio blog non suscita più alcuna sorpresa, essendo più comprensibilmente a tema.

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