SIRIA – il covid-19, le sanzioni, le gravissime difficoltà economiche: logico che si manifesti (ma gli slogan hanno uno strano retrogusto)

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Manifestazioni hanno avuto luogo nella città di Suwayda (vicino al confine giordano ed a maggioranza drusa) e in alcune zone della campagna di Daraa, ritenendo le autorità responsabili del deterioramento delle condizioni di vita e chiedendo “la partenza del governo” e “l’uscita delle forze straniere dal paese”.

Per la prima volta da anni, la città di Suwayda ha intensificato il suo tono di protesta e le voci tornano a chiedere la sostituzione del governo, in segno di protesta contro il deterioramento della situazione economica.

Decine di persone della città domenica hanno dato vita d una manifestazione di fronte al palazzo del governatorato, per protestare contro il deterioramento delle condizioni di vita, prima che i manifestanti convergessero intorno al mercato della città, in modo che altri manifestanti potessero infoltire il corteo.

La rete “Al-Suwayda-24” ha affermato che i manifestanti hanno gridato slogan che erano stati assenti dal governatorato per lungo tempo, come “Il popolo vuole rovesciare il regime“, “Bashar, vai via, è la nostra Siria, non la tua!”.

I manifestanti hanno anche gridato slogan contro la presenza russa e iraniana in Siria, come “Siria libera … Iran e Russia via dalla nostra terra“, “Abbi pietà della tua anima, Sultan … Il paese è diventato Iran“.  Gli slogan hanno accusato il presidente Assad di dare il paese agli iraniani e hanno chiesto il “ritorno” di Sultan al-Atrash, il capo dei drusi, che guidò una rivolta araba contro il dominio francese nel 1825-1927.

Altri cartelli ritenevano il governo responsabile del peggioramento delle condizioni economiche nel paese, come ad esempio: “Un sistema che non può controllare i prezzi … lascialo partire da queste case“, mentre un altro ha diceva: “In tutti i paesi del mondo una persona muore per il bene del popolo … in Siria, il popolo muore per una persona”.

La popolazione civile è esausta ma si nota  che i contenuti delle manifestazioni insistono nella retorica politica distruttiva,  non legata solo alla penuria alimentare.

Alla luce di questi fatti, se non si è faziosi, si rilevano facilmente e chiaramente due fattori: il primo fattore è la situazione reale deterioramento delle condizioni di vita; il secondo fattore invece è estraneo a questo, è che le forze insurrezionali si stanno riorganizzando e stanno trovando nuova linfa nella situazione in atto.

Solo a maggio in queste zone l’esercito è dovuto intervenire in forze per reprimere alcune fazioni armate responsabili di uccisioni e agguati ai danni di ckeck point dell’esercito siriano, nonché di uccisioni di ex ribelli riconciliati e di alcuni loro responsabili.

E’ giocoforza facile far leva su una situazione in cui la maggiore grande responsabilità certo non l’ha il governo siriano. Tuttavia, sono due settimane che effettivamente i prezzi dei beni di sussistenza in Siria sono aumentati alle stelle. Così sui social media, la gente ha iniziato a protestare contro il governo spingendolo a trovare una via d’uscita dalla crisi economica perché la gente non sopporta più questa situazione.

Basta poco perché una certa situazione (reale) sia usata ad arte da chi in realtà ha causato in prima persona questa situazione.

Si badi bene: la situazione economica in Siria è pessima:  i prezzi nel paese sono aumentati solo il mese scorso sono aumentati mediamente del 30%, e i prezzi dei prodotti alimentari sono cambiati letteralmente sei volte in sola settimana (fonte  Aliqtisadi )

Gli osservatori ritengono che diversi fattori abbiano contribuito alla difficile situazione economica, tra cui la chiusura delle frontiere a causa del coronavirus, la mancanza di trasferimento di denaro dai siriani all’estero alle loro famiglie, nonchè le ulteriori “sanzioni statunitensi contro il governo siriano che hanno fatto precipitare il tasso di cambio da 1.020 a 2.700 sterline siriane contro $ 1 (fonteAsharq Al-Awsat )

Questi fattori si sommano tra di loro e contribuiscono alla prosecuzione della lenta operazione di strangolamento dell’economia  enfatizzata dall’occupazione americana e turca e dalla difficilissima ricostruzione.

Inoltre, recentemente, in vaste zone del paese si sono sviluppati misteriosi incendi che hanno devastato i raccolti agricoli. Anche nella zona di Sweeida si sono sviluppati incendi, nonostante le temperature siano ancora moderate. Questo ha portato a formare squadre armate per difendere i raccolti. E’ implicito che il sospetto da parte della popolazione è di sabotaggio.

Sul tema della corruzione (anche questo toccato dalle manifestazioni) in realtà Assad sta portando avanti una serie di avvicendamenti di governatori nelle provincie più a rischio e sta apportando importanti cambiamenti, coinvolgendo nell’impresa i funzionari più fidati. Assad è perfettamente conscio del problema e lo ha detto anche direttamente in una intervista.  Ci sono segnali che al problema è dedicata la massima attenzione nell’agenda delle priorità.  Le difficoltà però permangono: è una impresa ardua far a rientrare a livelli accettabili di sussistenza un’economia ancora alle prese con lo sforzo bellico e con l’occupazione di importanti settori del territorio.
E’ difficile anche portare avanti una campagna anti-corruttiva quando si abbisogna della fedeltà di tutti in una fase così delicata per paese.

Ma tornando alle problematiche reali: altro problema molto sentito dalla popolazione è ora la scomparsa dei medicinali. Il capo del Sindacato dei farmacisti a Damasco ha confermato che la scomparsa di molti articoli farmaceutici sul mercato è da mettere in relazione  alla sospensione della produzione da parte delle fabbriche farmaceutiche “per spingere il ministero della salute ad aumentare i prezzi delle medicine”.

Il ministero della salute nel paese ha fissato i prezzi della medicina per far fronte alle condizioni della gente mentre le compagnie farmaceutiche hanno un problema con la garanzia in dollari americani per acquistare materie prime. L’acquisto a prezzi altissimi per un cambio arrivato a 3000 lire siriane contro un dollaro, fa si che esse non possano più rispettare i prezzi del ministero della salute.

Ma sullo sfondo di queste dinamiche spicca la contraddizione di fasce di popolazione che si lamentano di questo stato di cose e dimenticano troppo facilmente la gestione dei ribelli ad Afrin o a Idlib,  con le annesse uccisioni settarie, l’intolleranza, le estorsioni, i rapimenti, le ruberie. Sarebbe quella la valida alternativa?

@vietatoparlare

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Correlati: Siria, la guerra del pane (il Manifesto)

Patrizio Ricci
Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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