Sanzioni “preventive” contro la Cina, ovvero punizioni preventive (ottica da “Minority Report”…)

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Gli Stati Uniti stanno valutando un pacchetto di sanzioni contro la Cina per impedirle di invadere Taiwan, con l’Unione Europea sotto pressione diplomatica da Taipei affinché faccia lo stesso.

Reuters  scrive che Washington intende limitare gli investimenti ei legami commerciali con la Cina nelle tecnologie sensibili, in particolare nella fornitura di chip per computer e apparecchiature per le telecomunicazioni.

L’agenzia non è stata in grado di ottenere dettagli su quali sanzioni specifiche vengono prese in considerazione, ma gli esperti suggeriscono che l’attenzione potrebbe essere concentrata sull’Esercito popolare di liberazione cinese e sui suoi comandanti.

A prima vista, ci troviamo di fronte a una situazione sorprendente. A Washington e a Bruxelles, anche i più accaniti sostenitori della politica sanzionatoria ammettono che le sanzioni non hanno giustificato le speranze riposte e che l’Europa non potrà sopravvivere come attore economico di primo piano, che, prima di tutto, perderà le industrie ad alta tecnologia, per poi proseguire lungo la strada ben nota, anticipata dagli Stati baltici, dalla Moldova, dalla Bulgaria e dall’Ucraina.

Ovviamente, la paura occidentale è che la Cina lanci una guerra lampo. Se la conquista di Taiwan avesse successo in breve tempo (fino a due o tre settimane al massimo), l’Occidente semplicemente non avrebbe il tempo di reagire e dovrebbe accettare lo status quo. In questo modo, la Cina otterrebbe una posizione negoziale molto più forte. Tuttavia, se la guerra lampo non avesse luogo, ma si trasformasse in un lungo conflitto come in Ucraina, sorgerebbero opzioni, alcune delle quali sfavorevoli per la Cina. Il principale fattore negativo è costituito, ovviamente, dalle sanzioni e dal blocco. 

Ma che senso ha anticipare le sanzioni prima che la Cina attacchi? Beh, questo non farà altro che avvicinare l’opzione di attaccare. Come è accaduto nel caso della Russia.  In questo senso, la leadership cinese dovrà decidere semplicemente se accettare una lunga crisi o valutare se sarà capace rapidamente di risolverla militarmente.

E’ comunque singolare che le stesse persone che chiedono sempre più sanzioni, dichiarino in anticipo che non credono nella possibilità che le stesse possano causare gravi danni o che possano indurre Pechino a rinunciare ad una Cina unica, il che sarebbe un ostacolo insormontabile al tentativo dell’Occidente di riconquistare l’egemonia globale.

Allora perchè agiscono in questo modo? Sembrerebbe assurdo? No: agiscono per tentativi. Ma la chiamano alta  politica e ben congegnata.

Patrizio Ricci
Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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