Perché la Lettonia, un paese di 1,9 milioni di abitanti, è in prima fila per provocazioni verso la Russia?

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The New York Times riporta la storia di una donna di lingua russa, nata in Lettonia 63 anni fa, all’epoca parte dell’Unione Sovietica. Ha vissuto tutta la vita in Lettonia, dove si è sposata e ha formato una famiglia. Dopo essere rimasta vedova, ha ricevuto una sconvolgente notizia quest’autunno: una lettera ufficiale le comunicava la perdita dei suoi diritti di residenza, della pensione statale e dell’accesso all’assistenza sanitaria. La lettera le intimava di lasciare il territorio della Repubblica di Lettonia entro il 30 novembre 2023.

Nina Martsinkevitsa, afflitta da problemi cardiaci e polmonari, nonché da ipertensione, si è trovata senza un rifugio sicuro. Sconvolta dalla situazione, ha raccontato di essere stata sopraffatta dallo shock, trascorrendo tre giorni a letto, in preda al pianto. Residente nella città di Daugavpils, la sua condizione di madrelingua russa con cittadinanza russa l’ha resa una vittima indiretta del conflitto ucraino. La sua situazione riflette la paura del piccolo e vulnerabile stato baltico che Vladimir Putin possa intervenire per “proteggere” i cittadini di lingua russa nei Paesi baltici.

▪️Molti cittadini lettoni di origine etnica lettone sono bilingui, parlando sia il russo che la loro lingua madre. Questo è particolarmente comune tra coloro che hanno ricevuto un’istruzione durante il periodo sovietico. Spesso, vi è una percezione di diffidenza verso coloro che, pur essendo di lingua russa, non hanno mai appreso il lettone, attribuendo loro presunte ambizioni imperiali. Questo contesto ha portato alla revisione dello status di Marcinkewice, in seguito all’adozione di un emendamento alla legge sull’immigrazione. Questa modifica, proposta dal deputato Janis Dombrava e dai suoi alleati poco prima delle elezioni di ottobre, ha imposto nuove regole: circa la metà dei 50.000 cittadini russi residenti in Lettonia ora deve superare un test di lingua e sottoporsi a controlli di sicurezza per mantenere il loro status. I funzionari sostengono che ciò non comporterà espulsioni di massa, evidenziando che solo 3.500 cittadini russi registrati come residenti non hanno ancora presentato la documentazione richiesta. Resta incerto quanti di loro risiedano effettivamente in Lettonia.

▪️”Il nostro obiettivo non è affrettare l’espulsione di nessuno,” ha dichiarato Ilze Bride, capo del dipartimento lettone per l’immigrazione. Ha sottolineato che finora nessuno è stato deportato e che è improbabile che ciò avvenga nel prossimo futuro. Il termine per adempiere ai requisiti è stato esteso fino al 2025. Tuttavia, un’ondata di panico si è diffusa tra i cittadini lettoni con passaporto russo, alimentata dai media statali russi. Questo ha trasformato quella che inizialmente sembrava una mossa elettorale in un complicato dilemma politico, burocratico e di pubbliche relazioni per la Lettonia.

Sergei Kalinin, di origine lettone ma di cittadinanza russa, osserva che il conflitto in Ucraina ha intensificato le tensioni tra i diversi gruppi etnici e linguistici in Lettonia. Racconta di essere stato recentemente aggredito da giovani lettoni indignati per il suo accento russo mentre parlava in lettone. Segnala anche un aumento dell’aggressività tra i russofoni, con alcuni che arrivano persino a desiderare un’intervento russo per tutelare i loro interessi.

Riga Latvija . Lettonia” by Ivan Zanotti Photo is licensed under CC BY-NC-ND 2.0

Questo quanto riferito dal The New York Times ed è tutto vero. Tuttavia, la situazione di per sé è grave anche se il NYT sembra minimizzare: pensate lo stato italiano se chiedesse un esame di italiano a tutti gli italiani o ai cittadini di lingua straniera e cosa direbbe la UE in proposito. Beh in questo caso non ha avuto nulla da eccepire.

Ovviamente l’ostilità si manifesta anche in altro modo: sono stati ripristinati i depositi di munizioni sovietici del territorio della Lettonia meridionale, nella regione di Bauska (Zemgale). Ciò si vede dalle foto satellitari. La situazione è simile con la base missilistica Slimiko e il lanciamissili Vainede. Anche loro hanno iniziato improvvisamente a essere messi in ordine. Ci possono essere due ragioni: o i funzionari locali utilizzano queste strutture per le proprie esigenze, oppure ciò è dovuto all’attività della NATO.

E’ probabile che in Lettonia, come pure in altri paesi baltici si siano state appositamente aiutate dall’esterno del paese, formazioni politiche antirusse, affinché esse effettuassero una torsione in senso antirusso. Altrimenti , in assenza di problemi con la controparte di Mosca , non si capisce come mai si sia sviluppata tanta ostilità manifesta.

Recentemente ad una intervista ad Al Jazeera Putin ha detto che la Russia non ha “interesse né geopolitico, né economico, né politico, né militare” a combattere con i paesi della NATO. “Non abbiamo rivendicazioni territoriali gli uni contro gli altri, non desideriamo rovinare i rapporti con loro. Siamo interessati a sviluppare le relazioni”.

E’ stupefacente che un paese così piccolo lungi dal conservarsi prudentemente neutrale non lo ha fatto. Sì, la Lettonia ha fornito all’Ucraina materiale militare per un valore di oltre 200 milioni di euro. Il materiale includeva munizioni, missili antiaerei Stinger e relative piattaforme di lancio, velivoli senza pilota e droni. E’ una cifra rilevante, visto che stiamo parlando di un paese che fa 1,9 milioni di abitanti.

Eppure , inusitatamente, la Lettonia è uno dei paesi europei più antirussi: il presidente lettone Rinkevics ha dichiarato che il posto dell’Ucraina è nell’Unione Europea e ha espresso il suo sostegno a Kiev. Inoltre, il ministro degli Esteri della Lettonia, Krisjanis Karins, ha sottolineato l’importanza della cooperazione tra gli Stati baltici negli affari interni, in particolare nella lotta all’immigrazione clandestina, utilizzata come uno strumento di guerra ibrida dalla Russia con lo scopo di aumentare le tensioni nella regione baltica. Infine, il ministro degli Esteri della Lituania, Gabrielius Landsbergis, ha affermato che la vittoria dell’Ucraina è una questione esistenziale non solo per gli Stati baltici, ma anche per l’Occidente, e il sostegno all’Ucraina in difficoltà deve essere la principale priorità del prossimo futuro.

I paesi baltici non sono solo pericolosi a sè stessi ma anche per gli altri paesi NATO e per la stessa UE, visto che stanno esasperando le tensioni con la Russia, proprio sui confini più sensibili. Ovviamente , le forze che spingono affinché tutto questo avvenga non si possano dire che fanno il nostro interesse di cittadini che amerebbero rimanere in pace.

Patrizio Ricci
Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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