La coalizione progressista dei sauditi in lotta per la democrazia in Yemen

Yemen: dopo 6 giorni continuano i bombardamenti

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 Dalla Libia allo Yemen agli altri teatri di guerra è sempre più evidente “la non innocenza” dei paesi occidentali e delle petrolmonarchie.

 di Patrizio Ricci

I ribelli continuano ad avanzare nella città di Aden nonostante persistano i bombardamenti della coalizione a guida saudita che hanno come obiettivo la restaurazione del governo del presidente Abdrabbuh Mansour Hadi.
Nessun ‘osservatorio per i diritti umani per lo Yemen’: nessuna delle ONG o media ha riferito quanti yemeniti sono stati uccisi dopo 6 giorni di intensi attacchi aerei. Ma diverse fonti dicono che si profila un disastro umanitario “ci sono corpi e feriti per le strade e nessuno osa avvicinarsi” (BBC) .

Sempre dalla BBC, giungono notizie ( Rebels storm presidential palace in Aden ) che  i ribelli si sono spinti nel cuore della città portuale con carri armati e veicoli blindati. Il palazzo presidenziale è stato preso d’assalto dai ribelli Houthi.

Al di là della cronaca (scarsa) delle vicende yemenite , i media insistono (quasi all’unanimità ) nel dare una sola chiave di lettura di questi avvenimenti: la coalizione a guida saudita contrasterebbe il disegno iraniano (sciita) che mira a prendere il potere in tutto il mondo arabo ed attenta alla sicurezza dell’occidente. Non è esattamente così: il presidente Al-Hadi stava stava governando in modo tale da far tornare lo Yemen un regime autoritario: è stato estromesso quando con il sostegno saudita e quello degli Stati Uniti aveva rinnegato gli accordi di condivisione del potere con gli Houthi.

L’ Alleanza nazionale del movimento Houthi contro Al-Hadi è un’alleanza che comprende musulmani sia sciiti e sunniti. La sua spiegazione non è semplicisticamente un antagonismo settario ‘degli sciiti contro i sunniti’.  Hadi stava lavorando da tempo contro l’attuazione del piano di conciliazione nazionale  che era stato organizzato attraverso il consenso e le trattative di dialogo nazionale dello Yemen, messo in atto dopo che Ali Abdullah Saleh è stato costretto a cedere i suoi poteri nel 2011.
Questo tipo di dialogo era stato additato anche dagli USA come un ‘esempio da seguire’, ma poi come abbiamo visto, è stata innestata la marcia indietro…

Chiarificatrice è una interessante critica del tabloid canadese ‘SUN ‘ si distacca dal coro di unanime consenso levatosi verso l’intervento saudita . L’articolo, dal titolo “l’Arabia Saudita inganna l’Occidente, di nuovo”  critica come le nazioni più ricche del mondo arabo scatenino tutto il proprio potenziale bellico ”contro una delle popolazioni più povere della terra (gli yemeniti) senza neppure tentare un negoziato: man mano che le vittime civili aumentano, viene perpetuata una sorta di ‘propaganda Gobelliana’ che sembra rimandare alle  armi di distruzione di massa di Saddam Hussein. Questa volta il pericolo è ” lo spauracchio dei tentacoli dell’Iran che soffocherebbe le rotte marittime di Bab-el-Mandeb che separano lo Yemen dalla costa africana”.

Ci si dimentica però che ”la stragrande maggioranza degli attacchi terroristici islamici contro l’Occidente, Medio Oriente e Asia meridionale sono stati condotti da jihadisti musulmani sunniti, l’Arabia Saudita ha in qualche modo ci ha convinto invece che sono sciiti e che quindi è l’Iran da biasimare”.

Il SUN  affronta uno dei punti cruciali comuni anche al conflitto siriano, accuratamente evitato da governi e media occidentali:

”Ora i sauditi hanno assunto il compito di ripristinare la democrazia in Yemen sostenendo che il presidente democraticamente eletto Abd Rabbo Mansur Hadi è stato estromesso a causa di una rivolta popolare da parte di del Partito Ansar, meglio conosciuto come gli Houthi”.

E’ paradossale perché ‘i sauditi che cercano di ripristinare la democrazia in Yemen non hanno mai affrontato i propri elettori’. Né loro né la coalizione di ricchi di petrolio sceiccati arabi del Golfo che si sono uniti a loro.
Si tratta  ”degli stessi paesi che sono stati la fonte di finanziamento delle peggiori organizzazioni terroristiche jihadisti di tutto il mondo, sono esse le nazioni che hanno finanziato decine di migliaia di madrasse islamiche che sfornano jihadisti disposti a morire per la vittoria dell’Islam …”.

Interessanti alcuni passaggi conclusivi. Il primo nega che gli Houthi yemeniti sono un prodotto di intervento iraniano in Yemen e, quindi, costituiscono una minaccia per gli interessi occidentali, così come la sicurezza di Israele: ”Niente potrebbe essere più lontano dalla verità”.

E’ solo menzogna, nonostante: ”I sauditi hanno avuto molto successo a convincere l’Occidente che non sono loro che rappresentano una minaccia per le nostre libertà, ma l’Iran”.

In definitiva, il pericolo è da un’altra parte. Però sembra ignorato: mentre gli USA si affannano a trovare un accordo per il nucleare con l’Iran sembrano non preoccuparsi dell’Arabia Saudita ”che come ha rivelato  il redattore della BBC, Mark Urban già nel novembre 2013,  aveva in corso progetti per ricevere armamenti nucleari dal Pakistan”.

Urban ha riferito, “diverse armi nucleari realizzati dal Pakistan sono già pronte, in attesa di consegna, per l’Arabia Saudita .”

Approfondiremo ancora in seguito ma non sfugge ormai più quasi a nessuno che dalla Libia allo Yemen agli teatri di guerra è sempre più evidente  “la non innocenza” dei paesi occidentali e delle petrolmonarchie.

 

 

 

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