Narrazione su Navalny: Guardare il granello e non vedere la spiaggia

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La vasta eco mediatica che ha circondato Alexei Navalny e il modo polarizzante in cui è stato ritratto dai media occidentali sollevano interrogativi sull’autenticità e l’integrità della narrazione che ne è stata fatta. Questo ci porta a domandarci: la storia della sua morte è davvero così trasparente come ci viene presentata? E quanti, genuinamente, si sono ritrovati coinvolti in un racconto che, osservato più da vicino, mostra aspetti ambigui e non è così innocuo come proposto?

Alcuni hanno già preso posizione, attribuendo alla vicenda di Navalny un’aura di malignità, quasi a delineare chiaramente la presenza di forze oscure all’opera.

L’articolo di ‘Berlicche’ su Tempi, intitolato “Gli ingredienti diabolici dell’omicidio di Navalny”, ritrae Navalny come un individuo così radicalmente opposto all’establishment da dover essere neutralizzato, altrimenti avrebbe minato le fondamenta stesse del potere costituito. Questo solleva questioni legittime sulla responsabilità dei media nel sostenere narrazioni parziali.

Sebbene l’articolo sembri voler omaggiare il coraggio e la determinazione di Navalny, l’approccio stilistico e narrativo adottato potrebbe non essere il più appropriato per affrontare con la necessaria profondità e sensibilità temi così delicati e controversi.

In particolare, il testo di Berlicche presenta elementi criticabili, in termini di tono, contenuto e presupposti impliciti, come l’uso di metafore e simbolismi carichi, il framing della morte di Navalny, e l’assenza di un contesto complesso.

Al di là di questi aspetti, emergono ulteriori riflessioni:

Notorietà

La figura di Navalny può essere oggetto di discussione , ma la sua notorietà all’interno della società russa è stata minima ed è colpevole chi trascura che la sua figura è nient’altro che un brand con cui l’occidente , ha usato la sua attività politica nel suo paese per destabilizzarlo in modo ostile.

Brand

Un brand significa che taluni ambienti che fanno questo da decenni per mestiere, certi circoli, esperti da decenni nel modellare opinioni pubbliche, hanno selezionato e promosso una figura carismatica per mirare specificamente alla Russia, cercando di piegarla alle politiche occidentali, come hanno tentato con molti altri paesi.

Prevalenza di influenze esterne

Navalny ha sicuramente intrapreso battaglie che trovano consenso, ma è interessante notare come queste siano iniziate dopo un periodo di formazione presso una delle tante “scuole per la democrazia” sponsorizzate dal NED. Successivamente, ha messo da parte le sue precedenti inclinazioni di estrema destra xenofoba per abbracciare un approccio più misurato. Tuttavia, alla fine, non ha fatto altro che trasformarsi in un’icona, paragonabile a celebrità come Fedez e Ferragni. Questo confronto, pur potendo sembrare semplificativo, evidenzia come la notorietà mediatica possa alterare la percezione pubblica, riducendo tematiche complesse a narrazioni semplificate di eroismo o martirio.

Fede e politica 

E’ essenziale distinguere tra la persona di Navalny, la conversione e le sue azioni politiche, che tra loro, non sono necessariamente sempre armoniche. Mentre il suo attivismo contro la corruzione ha guadagnato ammirazione internazionale, gli stessi ammiratori trascurano altri idee di Navalny ritenute ‘scomode’ come , ad esempio, il fatto che lo stesso ha più volte detto che la Crimea è legittimamente russa. Questa mancanza di distinzione può portare a una comprensione incompleta del suo ruolo politico e delle sue convinzioni.

La mancanza di prove che sia stato oggetto di omicidio politico

L’idea che Navalny sia stato vittima di un omicidio politico non trova sostegno in prove solide. Sebbene ci sia spazio per criticare la severità della sua pena e le condizioni di detenzione, che possono essere considerate ancora più discutibili nel caso di Assange, affermare con certezza che la sua morte sia stata un omicidio politico premeditato, senza prove concrete, rischia solo di dare adito a speculazioni e disinformazione.

Strumentalizzazione della sua morte a fini di antagonismo politico e escalation

La narrazione costruita attorno a Navalny e alla sua scomparsa è stata impiegata per giustificare un’intensificazione del riarmo e la trasformazione dell’Occidente in un attore ora apertamente ostile, alimentando l’escalation del conflitto. Questo fenomeno sottolinea il modo in cui figure come Navalny possono essere elevate a miti e sfruttate per scopi politici che trascendono la loro esistenza o le loro azioni immediate.

Necessità di connettere gli avvenimenti e paragonarli

È importante evidenziare che l’enfasi posta sulle “ingiustizie subite da Navalny e sull’ingiustizia perpetrata da Putin” potrebbe, persino nell’eventualità che emergessero prove inconfutabili di un coinvolgimento governativo nella sua morte (prove attualmente assenti), deviare l’attenzione da un’analisi più comprensiva e realistica del contesto globale. Ciò si deve principalmente a due motivi:

  1. Fondare l’adozione di politiche potenzialmente aggravanti su un evento isolato o su un’unica ingiustizia non appare razionale. Concentrare l’attenzione su un singolo caso in ambienti altamente gerarchizzati, soprattutto in periodi bellici, tende a produrre effetti contrari a quelli proclamati, quali un rafforzamento dei meccanismi di controllo e una maggiore restrizione delle libertà civili, intensificando le tensioni in un conflitto già esistente.
  2. Dedicare un’attenzione eccessiva a episodi puntuali, come la situazione di un individuo, in un quadro già critico, con il mondo sull’orlo di un disastro nucleare e una guerra convenzionale che ha mietuto centinaia di migliaia di vite, può risultare riduttivo. Questa focalizzazione rischia di sminuire la complessità delle dinamiche globali e di ostacolare una valutazione equilibrata delle molteplici criticità e sfide che il mondo attualmente affronta.

Onestà e lealtà nei confronti della realtà nel raccontare i fatti

Dobbiamo affrontare la realtà con onestà e lealtà: non è giusto che la narrazione costruita attorno a un “brand” serva a distogliere l’attenzione da ingiustizie globali ben più gravi, alcune delle quali sono paragonabili a un genocidio. Esempi lampanti sono le tragiche perdite di vite umane che si verificano quotidianamente a Gaza o le dure condanne inflitte negli Stati Uniti a cittadini che, senza aver commesso crimini violenti, sono stati coinvolti negli eventi di Capitol Hill, spesso con la tacita complicità delle forze di sicurezza.
Questi sono solo alcuni dei casi che evidenziano quanto selettivamente vengano trattati certi argomenti di libertà e giustizia rispetto ad altri. Una tale disparità dovrebbe indurci a riflettere sull’effettiva coerenza e universalità dei principi di libertà e giustizia nel dibattito pubblico e nei media.

Mentre  Navalny ha ingaggiato alcune lotte sincere e giuste nei confronti della corruzione del suo paese e rimane un simbolo potente di opposizione all’autoritarismo per molti, è fondamentale avvicinarsi alla sua storia e alla sua rappresentazione mediatica con uno spirito critico e una comprensione delle complessità geopolitiche e sociali che la circondano.

Conclusione

E’ necessario fornire un’analisi equilibrata e critica, perché solo attraverso una comprensione profonda delle dinamiche in atto e delle loro conseguenze più ampie, noi cattolici possiamo sperare di fare la differenza nella società e nel panorama politico internazionale.

Piuttosto che perpetuare le divisioni che dovremmo superare, dovremmo impegnarci a riparare e ricostruire, affidandoci alla guida del Signore Dio Padre e tenendo conto della varietà di situazioni e contesti politici.

Per questo, la direzione presa da “Tempi” e altre pubblicazioni cattoliche mi lasciano con un senso di amarezza; vedo che, agendo in questo modo, perdono l’opportunità di essere una guida verso il bene.

Non è possibile interpretare realtà così diverse attraverso la lente con cui abitualmente valutiamo la nostra società, che è caratterizzata da una storia, un percorso evolutivo e specificità uniche.

Patrizio Ricci
Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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