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Mentre le altre richieste sono legittime, la ‘denazificazione’ chiesta da Putin è molto problematica

by Redazione online
6 Marzo 2022
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Le richieste che ha fatto Putin all’Ucraina sono la denazificazione, il riconoscimento della Crimea come territorio russo (e quindi il riconoscimento del referendum popolare), il riconoscimento delle Repubbliche del Donbass (la leadership ucraina non ha voluto dare a queste regioni una autonomia poco di quella dell’Alto Adige in Italia).

Ora, qui non entriamo in merito al metodo per ottenere questo, l’invasione. Su di essa mi sono espresso precedentemente, quando ho più volte spiegato la differenza tra ‘colpa’ e ‘responsabilità’. Voglio invece esaminare in breve la richiesta della ‘denazificazione’.

Su questo tentativo che Putin cita come prioritario, ho i miei dubbi. Innanzitutto perché per sradicare l’estremismo ci vuole una linea chiara abbracciata dalla leadership del paese. Farlo dall’esterno è cosa molto più difficile, specialmente quando la popolazione è stata sottoposta ad anni ed anni di condizionamento e di propaganda.

Infatti, se guardiamo gli eventi attuali, gli esiti sono abbastanza chiari. Quindi, difficilmente un esercito percepito da gran parte della popolazione come invasore, riuscirà a mettere a segno un compito per cui non è addestrato. E per giunta, in questo caso, il problema non è percepito da parte della società ucraina in egual modo e in tutta la sua gravità.

A testimonianza di questo, c’è il fatto innegabile che Zelensky è stato votato in libere elezioni e quindi è la prova che esiste un comune sentire che condivide certa propaganda.

Un’altra domanda interessante è se veramente esiste una commistione tra Zelensky e i gruppi nazisti. Ed anche: il nazismo in Ucraina è una cosa fantastica inventata da Putin, cioè, – come molti italiani credono – ovvero è un fenomeno circoscritto (per intenderci come da noi, negli stadi), oppure è qualcosa di più rilevante?

In altri termini: l’Ucraina ha davvero bisogno di una ‘denazificazione’?

Provo a rispondere. Innanzitutto mi sembra chiaro che, come ho appena detto, una operazione del genere – anche se giusta in un paese che vuole fare un percorso democratico-, non si fa con una armata ma si combatte con una battaglia culturale e livello centrale, con il varo di opportune leggi da parte della leadership del paese. Solo così nel tempo si riuscirebbe a sradicare una certa ideologia. Ovviamente, la cosa è complicata dal fatto che l’occidente non solo non ha nulla da eccepire ma ha addirittura usato nel Maidan questi elementi. È così che i rappresentanti di questi movimenti neonazisti si sono guadagnati un posto al sole nell’amministrazione statale e che da allora condizionano la vita del paese. In questo contesto, Kiev non si è fatta scrupolo di arruolare chiunque potesse essere utile per schiacciare la resistenza di chi non ha accettato il colpo di stato del Maidan, compresi elementi di radicali islamici e estremisti provenienti dall’estero e dagli USA.

Ma Zelensky cosa c’entra con tutto questo? Beh, c’entra. È stato Zelensky a diventare uno dei principali conduttori di una politica che porta elementi di glorificazione del nazismo e di restrizione dei diritti delle persone su basi etniche.

Zelensky ha dimostrato il suo atteggiamento nei confronti del nazismo nel 2019, quando a Mariupol ha partecipato a un evento organizzato da militanti del reggimento Azov e si è messo in piedi accanto al loro stemma: la “trappola per lupi” (wolfsangel).

Fu Zelensky a firmare la legge “Sui popoli indigeni dell’Ucraina”, che non riconosceva come tali ebrei, ungheresi, bulgari, le cui comunità hanno vissuto sul territorio dell’Ucraina moderna per migliaia di anni. Anche i russi non hanno ricevuto questo status, ma sono stati dichiarati minoranza nazionale. Solo i tartari di Crimea, i caraiti e i krymchak furono riconosciuti come popoli indigeni. A queste comunità sono stati concessi i diritti allo sviluppo culturale (e, quindi, alla conservazione dell’identità) molto più dei russi o degli ungheresi. Probabilmente perché in opposizione con Mosca e perchè la maggior parte dei rappresentanti di gruppi etnici riconosciuti come indigeni vive in Crimea, sul territorio della Russia.

Ma la dimostrazione più lampante che il regime di Maidan sia saturo di nazismo è la presenza di unità neonaziste nelle strutture ufficiali ucraine. Il più famoso di questi è il reggimento Azov [1], che tra le sue fila ha molti neonazisti. Ciò non è stato negato nemmeno da alcuni funzionari ucraini. Persino i membri del Congresso americano hanno riconosciuto Azov come neonazista e hanno chiesto alle autorità statunitensi di considerarlo un’organizzazione terroristica.

VP News

****

nota: [1] “Amnesty International, dopo un incontro avvenuto l’8 settembre 2014 tra il segretario generale di Amnesty Salil Shetty con il primo ministro Arsenij Jacenjuk, ha chiesto al governo ucraino di porre fine agli abusi e ai crimini di guerra commessi dai battaglioni di volontari che operano unitamente alle forze armate di Kiev. Il governo ucraino ha aperto un’inchiesta ufficiale al riguardo, dichiarando che non risultano indagati ufficiali o soldati del battaglione AZOV. Un rapporto OSCE del 2016 ritiene il Battaglione “Azov” responsabile dell’uccisione in massa di prigionieri, di occultamento di cadaveri nelle fosse comuni e dell’uso sistematico di tecniche di tortura fisica e psicologica” (fonte Wikipedia).

 

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Su questo tentativo che Putin cita come prioritario, ho i miei dubbi. Innanzitutto perché per sradicare l’estremismo ci vuole una linea chiara abbracciata dalla leadership del paese. Farlo dall’esterno è cosa molto più difficile, specialmente quando la popolazione è stata sottoposta ad anni ed anni di condizionamento e di propaganda.

Infatti, se guardiamo gli eventi attuali, gli esiti sono abbastanza chiari. Quindi, difficilmente un esercito percepito da gran parte della popolazione come invasore, riuscirà a mettere a segno un compito per cui non è addestrato. E per giunta, in questo caso, il problema non è percepito da parte della società ucraina in egual modo e in tutta la sua gravità.

A testimonianza di questo, c’è il fatto innegabile che Zelensky è stato votato in libere elezioni e quindi è la prova che esiste un comune sentire che condivide certa propaganda.

Un’altra domanda interessante è se veramente esiste una commistione tra Zelensky e i gruppi nazisti. Ed anche: il nazismo in Ucraina è una cosa fantastica inventata da Putin, cioè, – come molti italiani credono – ovvero è un fenomeno circoscritto (per intenderci come da noi, negli stadi), oppure è qualcosa di più rilevante?

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Ma Zelensky cosa c’entra con tutto questo? Beh, c’entra. È stato Zelensky a diventare uno dei principali conduttori di una politica che porta elementi di glorificazione del nazismo e di restrizione dei diritti delle persone su basi etniche.

Zelensky ha dimostrato il suo atteggiamento nei confronti del nazismo nel 2019, quando a Mariupol ha partecipato a un evento organizzato da militanti del reggimento Azov e si è messo in piedi accanto al loro stemma: la “trappola per lupi” (wolfsangel).

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Ma la dimostrazione più lampante che il regime di Maidan sia saturo di nazismo è la presenza di unità neonaziste nelle strutture ufficiali ucraine. Il più famoso di questi è il reggimento Azov [1], che tra le sue fila ha molti neonazisti. Ciò non è stato negato nemmeno da alcuni funzionari ucraini. Persino i membri del Congresso americano hanno riconosciuto Azov come neonazista e hanno chiesto alle autorità statunitensi di considerarlo un’organizzazione terroristica.

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nota: [1] “Amnesty International, dopo un incontro avvenuto l’8 settembre 2014 tra il segretario generale di Amnesty Salil Shetty con il primo ministro Arsenij Jacenjuk, ha chiesto al governo ucraino di porre fine agli abusi e ai crimini di guerra commessi dai battaglioni di volontari che operano unitamente alle forze armate di Kiev. Il governo ucraino ha aperto un’inchiesta ufficiale al riguardo, dichiarando che non risultano indagati ufficiali o soldati del battaglione AZOV. Un rapporto OSCE del 2016 ritiene il Battaglione “Azov” responsabile dell’uccisione in massa di prigionieri, di occultamento di cadaveri nelle fosse comuni e dell’uso sistematico di tecniche di tortura fisica e psicologica” (fonte Wikipedia).

 

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