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Maaloula, dove si parla ancora la lingua di Gesù…

by Patrizio Ricci
12 Marzo 2013
in Cultura e Società
0
wikimedia
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Maaloula, dove si parla ancora la lingua di Gesù: il piccolo villaggio siriano di appena seimila abitanti è un patrimonio per tutta la Cristianità

autore Mario Villani – fonte: http://www.appunti.ru/articolo.aspx?id=596&type=home  e  http://oraprosiria.blogspot.it/2012/09/23-settembre-santa-tecla-di-maalula_22.html

I primi di marzo le notizie di agenzia hanno riferito di un attacco di bande armate contro un posto di blocco militare all’ingresso del villaggio di Maalula. Fortunatamente gli aggressori sono stati respinti e né le case né gli abitanti del villaggio hanno riportato danni. Una vera fortuna perchè se Maalula avesse subito la sorte che è stata riservata ad altri villaggi cristiani posti sulle montagne a cavallo tra Siria e Libano sarebbe stata una sciagura per l’intera Umanità, in quanto non sarebbe stato distrutto solo un paese, ma una testimonianza storica e religiosa di straordinaria importanza.

Le case di Maalula sono arroccate su una montagna chiamata Al Qalamoun ad un’altezza di circa 1500 metri a pochi chilometri dal confine libanese e sono abitate da una popolazione interamente e fieramente cristiana. Le abitazioni del villaggio hanno delicati colori pastello, ma alcune sono dipinte in azzurro, è il segno che chi vi abita è stato in pellegrinaggio a Gerusalemme.
Nel villaggio sorgono due antichissimi conventi fortificati (segno di quali prove debbano aver subito in passato gli abitanti di Maalula per poter difendere la propria Fede): il primo è il convento di Santa Tecla dove alcune suore greco-ortodosse si occupano dell’assistenza agli orfani e dove custodiscono una grotta reliquiario della santa, il secondo è quello di San Sergio, retto invece da monaci greco-cattolici (i Basiliani del Santissimo Salvatore) ed è un vero e proprio nido d’aquila posto sulla cima di un monte dove anticamente sorgeva un tempio pagano.

I due conventi sono collegati tra di loro da una lunga e spettacolare fenditura nella roccia, chiamata Faij Takla, che la tradizione racconta sia stata aperta dal Signore per permettere la fuga dai suoi persecutori a Santa Tecla. Entrambi i conventi sono ricchissimi di icone antiche ed il Convento di san Sergio ha l’Altare principale con una strana forma semicircolare.

La spiegazione sta nel fatto che i Cristiani che lo costruirono cercarono di utilizzare alcune strutture dell’antico tempio pagano ( i portali in legno, per esempio, hanno oltre duemila anni) e di conservare l’antica forma anche dell’altare solo eliminando il foro che serviva a far defluire il sangue degli animali sacrificati e levandone le immagini dai bordi.

Tutto intorno ai due conventi le apre rocce della montagna sono traforate da centinaia di grotte di ogni dimensione che per secoli sono servite da abitazione e rifugio ai monaci ed agli abitanti.

Nella notte tra il 13 e il 14 settembre di ogni anno le cime che attorniano Maalula sembrano prendere fuoco. E’ l’effetto prodotto da centinaia di falò accesi per celebrare la festa dell’Esaltazione della Croce, considerata la festa del paese. Si tratta di una tradizione antichissima, la cui origine merita di essere ricordata: quando Sant’Elena (la madre dell’Imperatore Costantino) trovò a Gerusalemme una reliquia della Croce di Gesù fece pervenire la notizia a Costantinopoli attraverso una ininterrotta catena di fuochi accesi sulle cime dei monti, dalla Palestina fino al Bosforo. La catena passava anche dai monti del Qalamoun, posti ai piedi dell’Antilibano, e questo ha spinto, nel corso dei secoli, gli abitanti di Maalula a mantenere viva la tradizione ed il ricordo di quel fatto straordinario incoronando di luci i monti che la circondano in occasione della festa dell’Esaltazione della Croce.

Questo ammirevole attaccamento alle tradizioni è peraltro comune a molte altre comunità cristiane della regione mediorentale. Quello che fa di Maalula ( e dei vicini villaggi di Jabadin e Bakhah) un “unicum” è la lingua parlata dalla maggior parte dei suoi abitanti. Maalula infatti è l’unico posto al mondo dove, ancora oggi, è usato l’aramaico occidentale, vale a dire la stessa lingua parlata da Gesù. Nelle Chiese di Maalula quindi si può vivere l’emozionante esperienza di ascoltare il Padre Nostro recitato con le stesse parole con cui Nostro Signore lo ha insegnato agli Apostoli.

Dobbiamo pregare e sperare perchè la guerra che oggi sta sconvolgendo la Siria non tocchi Maalula. La fierezza dei suoi abitanti è leggendaria e possiamo essere certi che preferirebbero farsi uccidere piuttosto che lasciare le loro case e soprattutto le loro Chiese nelle mani di chi, spinto da ideologie fanatiche ed estremiste, sta dimostrando di non aver alcuno scrupolo a distruggere le stesse radici storiche e religiose della Siria. I Cristiani di tutto il mondo dovrebbero, una volta tanto, far sentire la loro voce in modo chiaro e deciso pronunciando una parola d’ordine: “Maalula non si tocca!”

Patrizio Ricci

Associato alla Freelance International Press (FLIP), Autore sul Sussidiario, La Croce, LPLNews24. Cofondatore del Coordinamento Nazionale per la pace in Siria, Membro del direttivo Osservatorio per le Comunità Cristiane nel Medioriente…

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