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L’ultima enciclica sull’usura – di Giovanni Lazzaretti

by Redazione online
1 Aprile 2020
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In campo finanziario la mentalità del cristiano è diventata identica a quella del mondo, per cui le parole arrivano all’orecchio e subito spariscono, inghiottite dalla prassi. Ci sembra, ad esempio, nella natura delle cose che un capitale prestato debba rendere, debba creare dei frutti.

EVOLUZIONE DELLA VICENDA FAMILIARE Giovanni & Angela: ci siamo sposati nel 1980 e abbiamo quindi attraversato gli anni in cui esplodeva l’euforia finanziaria. Pur tenendoci ai margini, abbiamo assaggiato un po’ di tutto: titoli di Stato, fondi azionari, fondi obbligazionari, piani di accumulo, polizze vita.

Arrivati al Giubileo del 2000 abbiamo detto «Basta»: anche cercare la miglior collocazione del denaro è una forma di idolatria. Ci siamo così spostati sull’investimento che facesse perdere meno tempo possibile: buoni postali ventennali. Li prendi, e per 20 anni te ne dimentichi; non hai da cercare “il meglio” perché i tassi sono quelli che sono, prendere o lasciare.

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Nel frattempo, avevo cominciato, dal 1998, a studiare il sistema bancario e i sistemi di emissione della moneta. Nel 2012 avevo raggiunto alcune certezze: tranne l’emissione di monete metalliche da parte dello Stato e le emissioni da parte di falsari, tutto il denaro che circola, cartaceo o elettronico, è emesso dal sistema bancario privato col metodo della moneta-debito.

Sintetizzai il tutto in una frase: «Poiché l’ente che emette il denaro è il medesimo ente che presta quel medesimo denaro a interesse, il debito del mondo, per motivi matematici e non per la buona o cattiva volontà dei popoli, è impagabile».

Qui però nasceva il problema personale.  La matematica spiega che il mondo ha un problema insormontabile: gli interessi passivi. E se il problema sono gli interessi passivi, l’altra faccia del problema sono gli interessi attivi. In altre parole, anche se avevo scelto la forma d’investimento più soft, ero anch’io complice del problema.«Però» – mi dicevo – «la Chiesa in tempi già molto lontani ha sdoganato il prestito a interesse: come è possibile che la Chiesa mi consenta una cosa che oggettivamente danneggia la comunità umana?»

 

LA “VIX PERVENIT”Mai fidarsi del “sentito dire”! Sono andato a leggere cosa davvero la Chiesa disse sul prestito a interesse e sull’usura (Benedetto XIV, enciclica “Vix Pervenit” del 1745).

1) Ogni guadagno che superi il capitale prestato è illecito ed ha carattere usuraio. A scanso di equivoci l’enciclica precisa che questo vale anche se è un povero a prestare a un ricco, anche se l’interesse è modesto, anche se chi riceve il prestito ne trae cospicui guadagni.

2) È possibile che esistano, a fianco del prestito, altri titoli esplicitamente concordati e scritti; è possibile che da questi titoli derivi una ragione giusta e legittima di esigere qualcosa in più del capitale prestato.

3) «Ciascuno si convincerà a torto e in modo sconsiderato che si trovino sempre e in ogni dove altri titoli legittimi accanto al prestito»: in realtà normalmente non ci sono altri titoli legittimi che non siano il puro prestito.

Quindi l’unico “investimento cattolico” è quello a tasso zero. Se vuoi che il tuo capitale generi un di più, occorre che ci sia un “titolo” abbinato a quel prestito; ad esempio la partecipazione al rischio d’impresa: ricevo un extra se l’impresa a cui ho prestato realizza dei guadagni; ma devo anche correre il rischio di perdere denaro se l’impresa va in perdita.

L’abbinata “capitale sicuro + interessi attivi” è una tentazione fortissima. Nell’ottobre 2011 alle Poste mi convinsero a prendere buoni a 18 mesi, invece dei ventennali: 15.000 euro dell’ottobre 2011 diventarono 15.560,06 euro nell’aprile 2013. Quei 560,06 arrivati senza far nulla sono una tentazione.

«Se da una parte c’è qualcuno che guadagna senza lavorare, da un’altra parte c’è qualcuno che lavora senza guadagnare. La Vix Pervenit non era un trucchetto ecclesiastico per ribadire il peccato di usura e al contempo sdoganarla: era invece la distinzione solennemente formalizzata tra il fresco ruscello del capitale utilizzato per il lavoro e l’acquitrino del capitale inutile e autoalimentato. Una distinzione di carattere morale che, oggi lo sappiamo, era anche fonte di una grande saggezza economica».

Il debito del mondo è impagabile. Il prestito a tasso zero è l’unica opera di misericordia che possiamo attivare per rompere questo sistema e per salvare i nuovi schiavi che “lavorano senza guadagnare”.

LA TRASFORMAZIONE DEI RISPARMIATORI IN INVESTITORI Questo lungo percorso familiare mi ha vaccinato: non sento alcuna agitazione se crolla la Borsa, se sale lo spread, se la TV si chiede «Che fine faranno i nostri risparmi?». So benissimo che i nostri soldi (più precisamente: i nostri crediti; i soldi sono solo quelli nel portafoglio o nel portamonete) sono genericamente in pericolo. Ma non sono in pericolo a causa del governo giallo-verde. Sono in pericolo permanente.

Mia madre, catalogata come “investitore estremamente prudente”, perse una buona fetta di capitale in una banca del nostro paese, e non c’era nessun governo giallo-verde all’opera. Lei credeva di essere una risparmiatrice, qualcuno a sua insaputa l’aveva trasformata in investitrice.

Risparmiatore e investitore sono figure diverse: il risparmiatore tutela il capitale, l’investitore cerca il rendimento. Oggi si è creata la categoria degli “investitori inconsapevoli”: la banca telefona che hai troppi soldi sul conto corrente; vai dal consulente; chiedi dei BOT; il consulente inorridisce; ti propone prodotti che rendono di più; codifica il tuo profilo di rischio; da quel momento sei in gabbia: riportare le somme sul conto corrente ti farà ribrezzo.

Ripeto che i soldi sono solo i contanti nel portafoglio, tutto il resto è credito. I crediti più solidi sono conti correnti, libretti, BOT, BTP, Buoni Postali. Nei “prodotti finanziari” i consulenti assicurano solidità, e l’evanescenza appare solo a crisi avvenuta.

LA FINANZA È UNA VORAGINE La remunerazione della finanza avviene prelevando interessi dall’economia.

Il grosso dei nostri crediti sta nella voragine finanziaria (finanza 1.000.000 di miliardi di dollari; debito degli Stati 200.000 miliardi; PIL annuo mondiale 75.000 miliardi): è ovvio quindi che i nostri crediti sono perennemente a rischio, viste queste proporzioni.

Hai i risparmi in conto corrente, libretti postali, Titoli di Stato, Buoni Postali, in prestito alla figlia che si sposa, a sostegno della liquidità di una parrocchia, eccetera? Allora sai che oggi il rischio è zero, con o senza governo giallo-verde.

Se viceversa hai dei timori, evidentemente hai scelto dei prodotti finanziari, cioè ti sei trasformato da “risparmiatore” in “investitore”. E per l’investitore il rischio è insito nella scelta.

Nei prodotti finanziari “che rendono” non sai cosa c’è dentro: il responso sulla loro qualità viene fornito dalle agenzie di rating. Ricordiamoci però che nel 2017 Moody’s dovette «sborsare 864 milioni di dollari per il suo coinvolgimento nella vicenda dei mutui subprime. L’accusa era di aver gonfiato il rating di mutui ipotecari molto rischiosi». Un anno prima la sua sorellina Standard & Poor’s pagò 1,5 miliardi di dollari per gli stessi motivi. Ricordatevi che dal grande cerchio della finanza è impossibile uscire.

«Impossibile uscire? Ma io esco quando voglio dai miei investimenti!»

Certo. TU esci quando vuoi. Ma nei momenti di panico non vuoi uscire TU, vogliono uscire tutti. Se tutti vogliono passare da prodotti finanziari a Titoli di Stato, solo il 20% potrà uscire realmente, l’altro 80% potrà solo “comprare finanza con altra finanza”, a valori sempre calanti.

FINALINO Dal finale di Schiavi delle Banche, scritto da Maurizio Blondet nel 2004, ben prima della “crisi”, traggo l’auspicio conclusivo. Svincolarsi dalla moneta-debito non è un sogno. «Tutto ciò non è un sogno. Se non è facile attuarlo, non è perché vìoli alcuna delle leggi economiche; è perché poteri assai potenti hanno il loro tornaconto nel sistema vigente, e ne perpetuano l’esistenza.»

«Ma un’altra economia è possibile. Un’economia del popolo e per il popolo. Il problema non è tecnico: è politico. Non occorre null’altro che riprendere la libertà che fu degli europei, e strappare la sovranità che fu degli Stati.»

«Da qui, se volete, comincia la lotta di liberazione».

Tags: economiaGiovanni Lazzaretti
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Patrizio Ricci associato Freelance International Press (FLIP), autore sul Sussidiario, La Croce, LPLNews24. Coofondatore del Coordinamento Nazionale per la pace in Siria, Membro del direttivo Osservatorio per le Comunità Cristiane nel Medioriente…

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