L’Italia consiglia prudenza alla Francia e esclude la partecipazione a operazioni militari dirette

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Le recenti dichiarazioni del presidente francese Emmanuel Macron, sulla potenziale invio di truppe occidentali in Ucraina, hanno solo contribuito ad aumentare le tensioni senza servire alcun altro scopo utile. Questo è quanto affermato dal ministro della Difesa italiano, Guido Crosetto, in un’intervista rilasciata sabato al Corriere della Sera.

Queste osservazioni sono emerse in risposta alle parole di Macron, il quale, durante un’intervista rilasciata a The Economist questa settimana, ha suggerito che la Francia potrebbe considerare l’invio di truppe per sostenere Kiev “se i russi dovessero sfondare le linee del fronte” e se ci fosse una “richiesta ucraina” per tale assistenza. Macron ha anche esposto il suo “obiettivo strategico” di garantire che la Russia non emerga vittoriosa in Ucraina, sottolineando che un tale sviluppo minaccerebbe la sicurezza europea.

Crosetto ha poi chiarito che l’Italia non invierà forze per un intervento diretto nel conflitto ucraino, citando il divieto della Costituzione.A differenza di altri, nel nostro ordinamento abbiamo un divieto esplicito di interventi militari diretti, al di fuori di quanto previsto dalle leggi e dalla Costituzione”, ha spiegato Crosetto. “Possiamo prevedere interventi armati solo a seguito di un mandato internazionale, ad esempio nell’attuazione di una risoluzione delle Nazioni Unite”.

Ha anche osservato che un’escalation militare italiana non solo sarebbe impossibile, ma potrebbe anche “innescare un’ulteriore spirale del conflitto, di cui non gioverebbero soprattutto gli stessi ucraini”.

«Insomma, non ci sono le condizioni per un nostro coinvolgimento diretto», ha concluso Crosetto.

Queste posizioni sono state eco di sentimenti simili espressi da altri leader NATO, tra cui i ministri degli Esteri di Ungheria e Slovacchia, che hanno respinto fermamente qualsiasi nozione di coinvolgimento diretto occidentale in Ucraina.

La situazione si surriscalda ulteriormente dopo le dichiarazioni di David Cameron, ministro degli Esteri britannico, che ha confermato il continuo supporto del Regno Unito all’Ucraina con tutte le armi necessarie per 10 anni. Cameron ha anche precisato che Kiev ha pieno diritto di utilizzare tali armi contro obiettivi situati in profondità, all’interno del territorio russo. Tuttavia, ha avvertito che un possibile dispiegamento di truppe NATO in Ucraina potrebbe tradursi in una “pericolosa escalation”.

Contemporaneamente, la Russia ha lanciato avvertimenti ai paesi occidentali contro l’invio di truppe in Ucraina, sostenendo che questo la obbligherebbe a rispondere militarmente se tali forze fossero coinvolte direttamente nel conflitto. Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri russo, ha rilasciato una dichiarazione venerdì su Telegram, avvisando che in caso di schieramento di truppe NATO in prima linea, “non rimarrà nulla” di esse.

Le parole di Crosetto confliggono con il Trattato di cooperazione militare firmato dalla presidente Meloni

E’ da ricordare comunque che la presidente del Consiglio Meloni ha sottoscritto con Kiev un trattato di mutua assistenza militare. Questo patto, siglato insieme al presidente ucraino Volodymyr Zelensky, riguarda le garanzie di sicurezza e ha una durata di dieci anni.

Vediamo i punti principali di questo accordo:

Assistenza militare ed economica: L’Italia si impegna a fornire assistenza finanziaria e aiuti militari all’Ucraina, in linea con quanto fatto finora.

Collaborazione immediata e rafforzata: In caso di un nuovo attacco all’Ucraina, l’Italia si impegna a collaborare con un meccanismo di risposta di emergenza entro 24 ore.

Cooperazione in vari settori: L’accordo copre ambiti come la cooperazione industriale della difesa, le infrastrutture critiche ed energetiche, la cybersecurity, l’intelligence e la ricostruzione.

Impegno per il post guerra: L’Italia si candida a un “ruolo di primo piano” per il periodo successivo alla guerra, anche ospitando nel 2025 la “Ukraine recovery conference”.

Questo accordo si inserisce tra quelli simili che l’Ucraina ha definito con altre nazioni, avvicinando ulteriormente Kiev all’Alleanza atlantica. L’Italia e l’Ucraina hanno stabilito che l’attuazione di questo accordo non comporterà spese extra e che la Russia dovrà rispondere dei danni causati in Ucraina. Inoltre, Roma garantisce il sostegno nel percorso di integrazione europea e verso la NATO.

In sintesi, le dichiarazioni di Crosetto possono essere interpretate come buone intenzioni, forse sincere, ma si confrontano con dinamiche che hanno già in passato eluso alcuni articoli della nostra Costituzione. Inoltre, la fornitura di armi a un paese in conflitto che non è nostro alleato e con cui non siamo vincolati da trattati, entra in significativo contrasto con i principi della Costituzione italiana. Nonostante ciò, l’invio di armi continua ad essere una pratica regolare.

Pertanto, a mio parere, benché rassicuranti, le dichiarazioni di Crosetto possono essere interpretate sia come gesti di buona fede sia come strategie calcolate in previsione delle imminenti elezioni europee. In entrambi i casi, si riflettono in una tendenza politica che – subordinando l’Italia completamente agli interessi degli USA – sta modificando leggi e Costituzione, come osservato recentemente. Pertanto, sarà fondamentale la vigilanza democratica da parte del popolo italiano, che potrà svolgere un ruolo cruciale in questo contesto.

Patrizio Ricci
Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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