Le proteste in Iran vanno avanti da due mesi e c’è chi soffia sul fuoco

Date:

Da due mesi in Iran imperversano le proteste in seguito alla morte di Mahsa Amini, una donna curda detenuta per aver indossato l’hijab in modo scorretto. La vicenda è controversa, dato che in un filmato Mahsa Amini si vede svenire nello stesso momento in cui discute con delle agenti di polizia. Tuttavia, vero o falsa che sia la circostanza, è stata l’innesco di gravi proteste in tutto il paese, che continuano tuttora.

La situazione è molto più grave di quanto riportato e di ciò che di solito vediamo al di fuori dell’Iran. Tanto che 227 dei 290 parlamentari iraniani hanno chiesto alla magistratura di imporre condanne a morte alle persone arrestate durante le proteste antigovernative in corso.

il 5 novembre il presidente iraniano Ebrahim Raisi ha affermato che le città del paese sono “salve e sane” dopo quello che ha descritto come un tentativo fallito da parte degli Stati Uniti di replicare le rivolte arabe del 2011 nella Repubblica islamica.

Ci sono morti e feriti da entrambe le parti. Ci sono già così tanti arrestati che non possono entrare nelle carceri (e alcuni di loro devono essere rilasciati). Anche gli agenti di polizia vengono spesso picchiati senza pietà (in una occasione sono stati lapidati). Sparatorie e massacri sono frequenti.

Il 7 novembre l’Iran è stato nuovamente colto da gravi disordini, che contraddicono un po’ le ultime dichiarazioni di Raisi. Il 53° giorno, le proteste in molte città si sono diffuse in tutto il Paese. La città di Mariwan è stata testimone di intensi scontri tra la gente del posto e le forze di sicurezza dopo la cerimonia funebre, che ha aperto il fuoco sulla popolazione locale con mitragliatrici e fucili.

Gli scontri sono continuati fino a tarda notte l’8 novembre. Durante la giornata sono state segnalate nuove proteste in molte città, soprattutto in diversi distretti di Teheran, Tabriz, Isfahan, Shiraz, Mashhad, Sarbaz, Behbahan, Yazd, Bushehr, Karaj e Baba Heydar. In totale, le proteste in Iran si sono estese fino ad oggi ad almeno 216 città.

La crisi ha portato la valuta iraniana a nuovi minimi. Il dollaro USA è stato scambiato per 362.100 rial sul mercato non ufficiale sabato, perdendo quasi il 12% del suo valore dall’inizio delle proteste, secondo il sito web di valuta estera Bonbast.com.

Le proteste hanno motivazioni interne ma esiste anche l’interessamento degli Stati Uniti. In precedenza, nel 1953 Washington ha organizzato un colpo di stato, lo dimostrano documenti declassificati. All’epoca non c’era il regime degli Ayatollah ma Mohammad Mosaddeq, un leader che era riuscito a riconciliare il paese. La questione scatenante fu il fatto che il presidente voleva nazionalizzare la produzione di petrolio.

Bolton, ex consigliere USA auspica un colpo di stato

L’ex consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca John Bolton, ha affermato di voler vedere che in Iran avvenga un ‘regime change’. Spera che le recenti proteste nel paese portino proprio a questo. E crede che questa volta le proteste possano avere un effetto maggiore che in precedenza.

L’opposizione iraniana viene ora armata con armi (rubate) ai paramilitari iraniani e altre armi vengono contrabbandate in Iran attraverso il Kurdistan iracheno. Credo che la possibilità di uno sforzo sistematico da parte dell’opposizione, non solo proteste ma uso della violenza contro il governo, invii un messaggio che suggerisce “che non siamo più disarmati”.

– Ciò significa che lo stato islamico iraniano è più vulnerabile che mai, ha detto Bolton.

Bolton, afferma di aver visto le immagini che mostrano come le forze curde vengono addestrate e armate in Iraq. Pensa che sia un peccato che l’Iran, a differenza degli Stati Uniti, non abbia una costituzione che consenta armi tra la gente.

In precedenza, Bolton ha ammesso in un’intervista di essere stato personalmente coinvolto nell’orchestrare colpi di stato in altri paesi.

Bolton, che ha alle spalle un passato come ambasciatore delle Nazioni Unite sotto George W. Bush e come consigliere per la sicurezza di Donald Trump 8poi è stato dimesso), aveva ammesso in un’intervista alla CNN di essere stato coinvolto nella pianificazione di diversi colpi di stato – e che c’è molto duro lavoro dietro di loro.

Dividere il paese secondo le linee di faglia etniche, alcune evidenze a supporto

E’ attendibile la stima che ci siano forze esterne che cavalcano e facciano da catalizzatore del malcontento in Iran? In base a esperienze simili, accadute in Siria, in Egitto ed in Libia ed in alte parti del mondo ad opera degli USA, sì, lo sono.

Il presentatore senior della BBC Persian TV , la giornalista iraniano-britannica Rana Rahimpour, che ha recentemente inconsapevolmente rivelato in un audio trapelato che il vero scopo di provocare le rivolte in Iran è dividere il paese. Nella registrazione, Rahimpour ha affermato: “Iran International [sostenuto dall’Arabia Saudita] ha incaricato i suoi dipendenti di condurre interviste televisive solo con i leader dei partiti anti-regime in Iran”.

È noto il finanziamento USA a varie fazioni iraniane separatiste armate in opposizione allo Stato Islamico (vedi qui Washington Institute). In Iran i sono circa 16 milioni di Azeri, sette milioni di Curdi, cinque milioni di Ahwazis ed un milione di Baluchi. La maggior parte di Baluchi vive sul confine col Pakistan. Fondi per le cause separatiste provengono direttamente dal bilancio riservato della CIA ed è questo è stato detto da funzionari statunitensi in più occasioni.

Gli iraniani hanno arrestato una nave piena di equipaggiamento spia e armi nel Golfo Persico. Amir Mousavi, un funzionario dell’intelligence iraniana, ha affermato che “il carico sulla nave appartiene ai sauditi, che lo hanno inviato come supporto ai ribelli in Iran”.

Le proteste di massa in Iran, hanno coinciso con l’inizio dell’uso attivo dell’UAV (drone da combattimento)  Geran-2 da parte della Russia in Ucraina.

I problemi di questo paese di cultura millenaria sono molteplici. Tuttavia, tutto va letto con una chiave di interpretazione che deve tener conto della cultura tradizione e religione del paese, non solo secondo parametri e misure occidentali. Inoltre, senza dimenticare le motivazioni oggettive della protesta, sarebbe fuorviante pensare che non si insinuino in esse forze terze, che agiscono con propri scopi che esulano dai problemi concreti dalla gente.

VPNews

*************

Patrizio Ricci
Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

Share post:

Popular

More like this
Related

Perché era importante il ponte di Baltimora, ora distrutto?

Come avete potuto notare, non appena si è venuti...

Ma in che mondo ci stanno portando?

Verso quale realtà ci vogliono portare? Non è una...

L’Occidente e la negazione della Pace che confligge con il desiderio dei popoli

In un mondo segnato dal drammatico conflitto tra Russia...

Trump subisce gli effetti del passaggio dalla democrazia alla oligarchia nel mondo occidentale

La Corte d'Appello statale di New York, composta da...