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La fine del sogno israeliano di una zona cuscinetto nel Golan occupato

by Patrizio Ricci
4 Gennaio 2018
in Post vari
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La fine del sogno israeliano di una zona cuscinetto nel Golan occupato

Cade la tasca di Beit Jin, controllata per anni da gruppi estremisti, nei pressi del Golan, in grado di garantire in modo permanente il confine libanese. Con essa si  rompe il sogno di Israele di creare una zona cuscinetto lungo l’altopiano siriano occupato da “Israele” .

La presa della tasca di Beit Jin, situata in un triangolo tra il confine libanese-siriano e le alture del Golan occupate da “Israele” nel 1967, è una vittoria strategica che raggiunge due obiettivi. Innanzitutto, protegge definitivamente l’area di confine, soprattutto nella località libanese di Chebaa. Ora gruppi armati di estremisti, guidati dall ‘”ex-Fronte al-Nusra”, non hanno contatti con i gruppi dei rifugiati siriani a Chebaa e Kfarchouba, che contano circa 25.000 persone. In secondo luogo, e soprattutto, la caduta di Beit Jin rompe definitivamente il sogno di “Israele” di stabilire una zona cuscinetto lungo le alture del Golan, controllata da gruppi armati vicini, per mantenere Truppe siriane e quella di Hezbollah al di fuori dell’altipiano occupato.

La tasca Beit Jin, adiacente il fianco sud est di Mount Hermon (el Sheikh Jabal), è stata, infatti, un capolavoro del piano per il quale “Israele” ha mobilitato grandi risorse umane, militari e finanziarie sin dai primi anni di guerra in Siria. Per garantire il successo di questo piano, Israele si liberò per la prima volta dei fastidiosi testimoni che erano le forze di pace UNOF schierate nella zona smilitarizzata. Per raggiungere questo obiettivo, i gruppi armati hanno rapito in più fasi, almeno 70 soldati delle Nazioni Unite, spingendo l’organizzazione internazionale a rimuovere definitivamente le sue truppe dalla regione, compresa la posizione altamente strategica 85, che si affaccia su un gran parte dell’altopiano occupato e delle adiacenti regioni siriane liberate.

“Israele” aiuta gli estremisti

Nel frattempo, “Israele” ha lavorato per costruire forti legami con gruppi armati attivi nella regione, tra cui il “Fronte di al-Nusra”. Nel 2013, il ministro israeliano della guerra Moshe Yaalon descrisse l’organizzazione come “il ramo più moderato di al-Qaeda”. In un rapporto distribuito ai 15 membri del Consiglio di sicurezza nello stesso anno, l’ex Segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon ha confermato l’esistenza di collegamenti diretti tra “Israele” e gruppi armati in Siria, tra cui ” Al Qaeda”. I rapporti degli osservatori ONU testimoniano che sono avvenuti 59 incontri tra ufficiali israeliani e leader di gruppi armati, oltre a trasferimenti di armi e munizioni.

Il 19 giugno 2017, il Wall Street Journal ha pubblicato un’indagine basata sulle rivelazioni di sei “leader ribelli” siriani che hanno riconosciuto che “Israele” li stava finanziando per comprare armi e munizioni “al fine di stabilire una zona cuscinetto lungo le alture del Golan. L’8 dicembre 2014, il quotidiano francese Libération ha scritto che “gli incontri tra ufficiali israeliani e ribelli erano quasi quotidiani”.

Inoltre, negli ultimi cinque anni, circa 2200 “ribelli” feriti in combattimento, inclusi membri dell ‘”ex-Fronte al-Nusra”, sono stati trattati in ospedali “israeliani”. Maariv ha rivelato nel gennaio 2015 che il “Ministero della salute israeliano” aveva speso più di $ 14 milioni per cure mediche indirizzate a gruppi armati siriani.

Hadar resiste agli assalti

E non è tutto. L’esercito israeliano è stato coinvolto nei combattimenti fornendo assistenza diretta ai “ribelli” attraverso proprie raffiche di artiglieria per preparare la loro offensiva contro l’esercito siriano e i suoi alleati su tutto il fronte della provincia di Quneitra. Le batterie israeliane hanno regolarmente bombardato le posizioni siriane e almeno tre caccia-bombardieri siriani sono stati abbattuti nell’area. L’ultimo “attacco ribelle” nel novembre 2017 contro il villaggio di Hadar, che affronta Majdel Chams nel Golan occupato, è stato preparato in pieno coordinamento con gli israeliani. Quasi 200 combattenti “ribelli”, tra cui membri dell ‘”ex-Fronte al-Nusra”, furono mandati dagli israeliani attraverso il Golan occupato, per attaccare Hadar da dietro.

La cattura di Hadar era una priorità assoluta per i gruppi estremisti perché avrebbe permesso loro di unirsi alle tasche di Beit Jin e Jabbanat al-Khachab, più a sud. Con la caduta di Beit Jin nelle mani dell’esercito siriano e dei suoi alleati, questo incrocio non è più rilevante. Gli estremisti hanno solo la tasca di Jabbanat al-Khachab, cinta su tre lati, e può essere rifornita solo dal Golan occupato.

Nell’ultima battaglia di Beit Jin, gli israeliani hanno osservato i combattimenti dalle loro posizioni sul monte Hermon, che si affaccia sull’intera regione. Hanno comunicato ai “ribelli” il minimo movimento delle truppe siriane e dei loro alleati. Ma nonostante questo vantaggio, i “ribelli”sono stati sconfitti e hanno accettato l’offerta di evacuazione proposta da Damasco, Idleb e Deraa. Il loro leader, soprannominato “Moro”, i cui legami con il “Mossad” sono noti a tutti, avrebbe preferito rifugiarsi in “Israele”, esattamente come aveva fatto prima, 17 anni fa, un altro grande collaboratore, il libanese Antoine Lahd.

Fonte : french.alahednews

via: https://www.french.alahednews.com.lb/essaydetails.php?eid=25746&cid=324#.Wk2NwDciGXI

 

Patrizio Ricci

Associato alla Freelance International Press (FLIP), Autore sul Sussidiario, La Croce, LPLNews24. Cofondatore del Coordinamento Nazionale per la pace in Siria, Membro del direttivo Osservatorio per le Comunità Cristiane nel Medioriente…

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