La farsa del debito pubblico, usata per colpevolizzare i cittadini

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Il debito pubblico è spesso considerato un indicatore chiave della salute economica di una nazione, ma non è necessariamente un segnale di allarme per la ricchezza o la stabilità di un paese. Il suo spauracchio viene però usato per fini terzi. Mentre alcuni lo vedono come un campanello d’allarme per la ricchezza o la stabilità di un paese, la realtà è più complessa, specialmente quando si considera il contesto dell’Unione Europea e la sua moneta unica, l’euro. Questa moneta, pur essendo un simbolo di unità europea, presenta delle problematiche strutturali significative per i singoli stati membri.

Il debito pubblico è sempre di per sé un problema, ma a patto che sia gestito correttamente. Un esempio emblematico è il Giappone, che, nonostante il suo elevato debito pubblico, continua a godere di una solida economia. D’altra parte, paesi come l’Italia affrontano sfide uniche a causa del loro debito, in parte dovute alla loro partecipazione all’Eurozona.

Il Caso del Giappone

Alta detenzione interna del Debito: La maggior parte del debito giapponese è detenuta internamente. Questo significa che il denaro rimane all’interno dell’economia giapponese, riducendo i rischi associati al debito estero.

Bassa inflazione e Tassi di Interesse: Il Giappone ha storicamente avuto bassi tassi di inflazione e di interesse. Questo rende il servizio del debito più gestibile, poiché i costi per pagare gli interessi sul debito sono relativamente bassi.

Fiducia degli investitori: Nonostante l’alto debito, c’è una forte fiducia degli investitori nel governo giapponese e nella sua capacità di gestire l’economia, il che aiuta a mantenere la stabilità.

Moneta sovrana: Il Giappone controlla la propria valuta, lo yen. Questo dà alla banca centrale maggiore flessibilità nella gestione della politica monetaria e del debito.

Il Caso dell’Italia

Mancanza di Controllo Monetario: A differenza del Giappone, l’Italia non ha il controllo sulla propria moneta, l’euro, che è gestito dalla Banca Centrale Europea (BCE). Questo limita la capacità dell’Italia di influenzare la propria politica monetaria per gestire il debito.

Regole Fiscali dell’UE: L’Italia è soggetta alle regole fiscali dell’Unione Europea, che impongono limiti al deficit di bilancio e al debito pubblico. Questo limita la flessibilità del governo italiano nelle politiche di spesa.

Alto Debito e Crescita Economica: L’Italia ha un alto rapporto debito/PIL e una crescita economica relativamente bassa. Questo rende più difficile ridurre il rapporto debito/PIL e aumenta la vulnerabilità a shock economici (questo è correlato alla moneta in prestito che rende comunque impossibile l’abbassamento del debito).

Costi di Finanziamento: A causa della percezione di maggiore rischio, l’Italia può affrontare costi di finanziamento più elevati sul mercato dei capitali, il che aumenta il costo del servizio del debito.

Nel video che propongo, il senatore Claudio Borghi affronta un tema cruciale e spesso frainteso: il debito pubblico. Con precisione e chiarezza, Borghi smonta l’idea comune che il “problema sia il debito pubblico”, una narrazione che tende a colpevolizzare i cittadini, spingendoli verso sacrifici non sempre giustificati. Borghi sottolinea come questa visione rappresenti solo una parte della verità, omettendo un aspetto fondamentale: le responsabilità della governance.

Il senatore evidenzia che, mentre l’attenzione pubblica viene spesso concentrata sul comportamento dei cittadini e sulla loro presunta responsabilità nel generare il debito, si trascura di esaminare le vere cause che si celano dietro la gestione economica e politica. Questa unilaterale attribuzione di colpa ai cittadini ignora le inefficienze, le scelte politiche discutibili e le mancanze nella gestione delle risorse pubbliche che hanno contribuito significativamente all’attuale situazione di “caos e difficoltà”.

Borghi insiste sulla necessità di una narrazione più equilibrata e onesta, che riconosca le complessità del debito pubblico e le molteplici dimensioni che contribuiscono alla sua formazione. Solo attraverso un’analisi completa e imparziale è possibile comprendere pienamente la situazione e intraprendere azioni efficaci per affrontare le sfide economiche, senza ricadere in soluzioni semplicistiche che gravano ingiustamente sui cittadini.

Patrizio Ricci
Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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