Il perdono divino, il pentimento e l’esistenza dell’Inferno: riflessioni sulla necessità del pentimento e della responsabilità individuale nel cammino spirituale.

L‘articolo di Fabrizio Cannone, intitolato “Quando Dio non perdona, o della necessità del pentimento,”

pubblicato sulla Nuova Bussola Quotidiana il 17/10/2023, affronta un tema cruciale nell’insegnamento cristiano spesso spiegato in maniera fuorviante: il perdono divino, il pentimento e l’esistenza dell’Inferno.

Il testo sostiene che Dio desidera perdonare sempre, ma questo perdono richiede il pentimento dell’individuo, poiché l’effetto della grazia divina dipende dalla libera scelta dell’uomo di pentirsi e chiedere perdono. L’articolo mette in discussione alcune interpretazioni erronee legate alla misericordia divina, evidenziando la necessità del pentimento come componente essenziale del processo di perdono.

Padre Salvatore Maurizio Sessa, un teologo dei Missionari di Maria, offre ulteriori riflessioni in un libro intitolato “Quando Dio non perdona,” sottolineando la correlazione tra giustizia e misericordia, perdono e castigo, e la necessità del pentimento. Si afferma che la misericordia non nega la giustizia e che essa può esistere solo nella verità.

Inoltre, l’articolo evidenzia il tema dell’Inferno, sottolineando l’importanza di non negarne l’esistenza o sperare in una salvezza universale. Si afferma che negare l’Inferno è un errore di fede, e l’articolo invita a riconsiderare l’importanza della responsabilità individuale e del pentimento come parte integrante del cammino spirituale.

L’articolo riprende la concezione tradizionale cristiana, oggi messa concretamente in discussione . Tuttavia tenendo conto dall’esperienza che ho maturato durante gli ultimi anni, io andrei ancora oltre. Ovvero credo sia attuale la domanda rispetto al nostro scopo nella vita che è importante perché appunto è in questa vita che si gioca la nostra vita terrena , ma anche la vita eterna.

In merito, aggiungerei alcune considerazioni…

Dopo l’incontro con l’Avvenimento di Cristo, che rappresenta una Grazia infinita, diventa essenziale riflettere sulla nostra postura e partecipazione. In che modo contribuiamo all’avvento del Regno di Dio in questo mondo? Come abbracciamo la verità? È importante considerare che Dio non può salvarci senza la nostra volontà e consapevolezza, specialmente quando seguiamo il conformismo dominante. In questo contesto, ogni credente deve valutare come si è posizionato rispetto alle sfide contemporanee, come quella dell’autoritarismo vaccinale, che ha minacciato la priorità del bene ultimo dell’umanità.

Questo è solo un esempio che illustra il senso di sottomissione che si manifesta anche nella puntuale adozione da parte della Chiesa delle linee guida proposte dal globalismo, che spesso rappresentano un’antitesi subdola ai valori cristiani.

Tuttavia, considerando le nostre possibilità individuali, il periodo della pandemia ha messo in luce una mentalità che spesso si basa su fondamenta fragili, invece di solidi principi. Nonostante molti professino Cristo come loro punto di riferimento, il male sembra diffondersi in questa epoca. Mentre la confessione può offrire il bene unico della salvezza, rispondere alla chiamata come missione, come coscienza della realtà, rappresenta una sfida molto più grande, specialmente senza un supporto comunitario.

Il problema fondamentale è che Dio raramente interviene direttamente nell’opera dell’uomo, a meno che non si tratta di uomini toccati dalla Grazia di Dio, che ne fanno richiesta. Purtroppo, oggi, pochi sembrano avere una comprensione completa della realtà o della sottomissione dell’umanità nell’attuale epoca. Ora, quanti Santi hanno coscienza della realtà delle cose oggi e della estrema soggezione dell’uomo nella nostra epoca? Per quanto triste dirlo, non il Papa, se non ad intermittenza. E mai su certi temi fa piena chiarezza, e lo si è visto nel Sinodo.

In sintesi, il concetto di peccato sembra abbracciare la responsabilità delle nostre azioni e delle nostre omissioni, la gestione del nostro tempo e il desiderio di costruire una connessione profonda con Cristo. Ma va oltre, affrontando la sottomissione al potere in senso metafisico. Oggi, il potere agisce direttamente sulla realtà umana, influenzando la mente, il senso di appartenenza e l’obiettivo dell’individuo, oscurando il discernimento e permeando perfino la sfera più intima dell’essere umano, fino a coinvolgere il sangue e le sue stesse cellule, secondo un disegno di onnipotenza.

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