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Nonostante il 2018 abbia trovato il modo di risultare soprendente e interessante, soprattutto grazie alle missioni robotiche e, purtroppo, ai guai della stazione spaziale internazionale, neanche nell’anno appena passato si sono viste le promesse nuove missioni con astronauti a bordo. Mentre per Orion e STS questo tema proseguirà anche nel 2019, quest’anno dovrebbe essere finalmente quello buono per Dragon 2 di SpaceX e CST-100 di Boeing.
Sarà un altro anno campale, e non solo per il Commercial Crew Program, per le aziende private, dai voli abitati suborbitali ai piccoli lanciatori. E, naturalmente, il 2019 porterà nuovamente nello spazio Luca Parmitano.
Gli astronauti che partiranno per lo spazio lo faranno principalmente per lavorare sulla stazione spaziale internazionale (ISS) anche nel 2019. Rispetto agli anni precedenti c’è molta più incertezza sugli equipaggi futuri, soprattutto a causa del recente fallimento del volo della Soyuz MS-10 che ha fatto rivoluzionare un po’ tutti i programmi. Tra le poche certezze c’è la seconda missione sulla ISS per il nostro Luca Parmitano, a cui toccherà anche l’onore di assumere il comando della stazione durante l’Expedition 61. Quest’anno si prospetta comunque pieno di novità. Attualmente a bordo della ISS c’è l’Expedition 58 che, contrariamente al solito e proprio a causa del mancato arrivo della Soyuz MS-10, si compone di soli tre membri di equipaggio: Oleg Kononenko (Roscosmos), David Saint-Jacques (CSA) e Anne McClain (NASA).
Come ormai succede dal 2011, anno di pensionamento dello Space Shuttle, saranno le capsule russe Soyuz a portare sulla ISS gli astronauti. In particolare verrà utilizzata l’ultima versione della storica capsula, la Soyuz MS. Dopo ben otto anni di attesa, potremmo però proprio quest’anno vedere l’attracco di due nuove capsule americane, la Dragon 2 di SpaceX e la CST-100 Starliner di Boeing. Il primo volo dimostrativo senza equipaggio dovrebbe avvenire, rispettivamente, a febbraio (SpaceX) e marzo (Boeing), mentre i primi astronauti ad attraccare sulla ISS su queste navicelle nel secondo volo dimostrativo potrebbero arrivare già in estate. Le date previste attualmente sono giugno per SpaceX e agosto per Boeing. L’inizio vero e proprio del servizio potrebbe avvenire, almeno per Dragon 2, già prima della fine dell’anno, anche se la data è attualmente molto incerta.
Se tutto va bene, comunque, i voli con equipaggio dovrebbero cominciare il 28 febbraio con la Soyuz MS-12 che porterà sulla ISS gli sfortunati Aleksey Ovchinin e Nick Hague, reduci dal lancio abortito della Soyuz MS-10. Il russo e l’americano saranno affiancati dall’altra astronauta della NASA Christina Koch e si uniranno ai tre della Soyuz MS-11 per formare l’Expedition 59. La MS-12 sarà una missione piuttosto anomala, in quanto è previsto che rimanga attraccata alla ISS per ben sette mesi, uno o due più del solito. Se il programma non viene ritardato (probabile) a giugno vedremo il primo equipaggio della Dragon 2 (USCV-1), composto dagli astronauti della NASA Douglas Hurley e Robert Behnken, arrivare sulla ISS. A luglio sarà il turno di Luca Parmitano sulla Soyuz MS-13 insieme a Aleksandr Skvortsov e Andew Morgan (Expedition 60 e 61). Sempre se non ci sono ulteriori ritardi, ad agosto è previso il primo attracco sulla ISS per CST-100 Starliner, con a bordo Christopher Ferguson (Boeing), Eric Boe e Nicole Aunapu Mann (NASA). Settembre vedrà la Soyuz MS-14 in un volo piuttosto anomalo senza equipaggio. La capsula verrà infatti utilizzata per certificare il lanciatore Soyuz-2-1a per voli umani, con l’intenzione di sostituire l’attuale Soyuz-FG se tutto va bene. A ottobre sarà la volta di Nikolai Tikhonov (che originariamente doveva essere il compagno di Hague e Ovchinin in Soyuz MS-10 ma che, grazie ai ritardi sul modulo Nauka, si è risparmiato il breve volo), Chris Cassidy e l’astronauta degli Emirati Arabi Uniti Hazza Al Mansouri. Quest’ultimo tornerà a Terra pochi giorni dopo sulla Soyuz MS-12 e non farà quindi parte dell’Expedition 61 (la quale, incidentalmente, verrà comandata da Luca Parmitano). Prenderà infatti il posto di Nick Hague che continuerà a stare sulla ISS anche per l’Expedition 62 per poi rientrare proprio con il posto lasciato da Al Mansouri sulla Soyuz MS-15 nel 2020, arrivando a circa un anno di missione. Con tutte queste novità, come abbiamo detto, è probabile che tutti questi programmi vengano rivisti più volte durante l’anno.
Per quel che riguarda i veicoli cargo di rifornimento non ci saranno grosse novità quest’anno. Al momento sono previsti almeno due voli delle capsule russe Progress (Progress MS-11 ad aprile e MS-12 a giugno, mentre la Progress MS-13 non è ancora stata pianificata). I rifornimenti americani saranno ancora effettuati da capsule commerciali nell’ambito del programma CRS (Commercial Resupply Services) appaltati a SpaceX e Orbital-ATK (ora Northrop Grumman). La prima ha in programma tre voli della capsula Dragon, Dragon CRS SpX-17 (marzo), CRS SpX-18 (maggio) e CRS SpX-19 (ottobre). Northrop Grumman prevede invece di lanciare due navette, Cygnus CRS NG-11 (aprile) e CRS NG-12 (ottobre). A luglio ci sarà inoltre un volo della capsula giapponese HTV-8. In totale sono previsti otto o nove voli di rifornimento.
Lo diciamo ormai tutti gli anni da almeno sette anni, ma sulla parte russa della stazione il 2019 potrebbe essere l’anno in cui vedremo il lancio di MLM-Nauka. Il lancio del nuovo modulo di ricerca russo è infatti attualmente programmato per novembre di quest’anno dopo 12 anni di continui ritardi, ma si sa già che i lavori sono in ritardo di almeno qualche mese, quindi è probabile un nuovo slittamento al 2020 e l’anno prossimo saremo qui ancora a ripetere questo paragrafo. In ogni caso, prima dell’arrivo di Nauka dovrà essere sganciato dalla stazione il modulo Pirs, del quale prenderà il posto il nuovo modulo.
Continuerà anche nel 2019 la lenta espansione delle attività spaziali delle compagnie private. Come già accennato, secondo i piani attuali questo dovrebbe essere l’anno in cui vedremo nuove capsule con equipaggio americane attraccare alla ISS nell’ambito del Commercial Crew Program. Entrambe le capsule sono ormai quasi pronte all’esordio. Per Dragon 2 e SpaceX il lancio sembra imminente e il principale fattore di incertezza al momento sembra essere lo shutdown del governo americano. Il programma dei voli è quello indicato nella sezione relativa alla ISS, con febbraio/marzo per il primo volo demo senza equipaggio e l’estate per il primo volo con equipaggio. Tra i due voli entrambe le aziende eseguiranno dei test del sistema di emergenza: un test di aborto in volo per SpaceX, mentre Boeing sperimenterà il sistema di fuga in rampa di lancio. L’inizio vero e proprio del servizio è al momento previsto per agosto (Dragon 2) e dicembre (CST-100), ma come sempre queste date vanno prese un po’ con le molle.
Oltre ai voli abitati l’azienda di Elon Musk sarà impegnata in numerosi lanci di satelliti. Da segnalare i due voli previsti per il Falcon Heavy, dopo il primo volo dimostrativo avvenuto l’anno scorso, entrambi in primavera. Il secondo di questi voli vedrà l’immissione in orbita di diversi satelliti, tra cui LightSail-2, la piccola vela solare della Planetary Society. Indipendentemente dalla missione e dai payload, seguire i lanci di questo vettore sarà sempre uno spettacolo, con il tentativo di far atterrare contemporaneamente i due booster laterali presso le piazzole di atterraggio di Cape Canaveral e, poco dopo, il booster centrale sulla chiatta drone nell’Atlantico. Secondo gli ultimi annunci pubblici di Elon Musk, inoltre, dovrebbero proseguire per tutto il 2019 i lavori su Super Heavy (il booster una volta conosciuto col nome di BFR) e Starship. Dopo i primi avvistamenti di un dimostratore tecnologico in costruzione presso il sito di Boca Chica, in Texas, si potrebbero vedere i primi voli sperimentali non appena i nuovi motori Raptor saranno pronti all’utilizzo. In ogni caso, sarà un anno pieno di annunci e nuovi rendering, come ormai ci ha abituato SpaceX.
Per quel che riguarda il Falcon 9 Block 5, tra i payload di rilievo in programma ci sono due lanci di piccoli lander/rover lunari prenotati da team che erano coinvolti nel Lunar X-Prize: gli israeliani di SpaceIL dovrebbero lanciare Beresheet già a febbraio, mentre i tedeschi di Part Time Scientists lanceranno ALINA nella seconda metà dell’anno. Dopo aver concluso due anni record con 18 e 21 lanci, rispettivamente nel 2017 e 2018, SpaceX dovrebbe mantenere più o meno lo stesso rateo di lanci dalle sue tre rampe. Dopo aver fatto volare un primo stadio di Falcon 9 Block 5 per tre volte, chissà cosa ci può riservare il 2019: quattro o cinque voli, o magari tempi ancora più brevi tra un volo e l’altro, come promesso sulla carta.
Come sempre arrivano col contagocce le notizie da Blue Origin, sempre fedele al suo motto gradatim ferociter. il 2019 si prospetta un anno molto importante, con l’esordio (che dovrebbe avvenire a breve) del quarto prototipo del sistema suborbitale New Shepard. Su questa capsula potrebbero essere fatti salire a bordo esseri umani in voli suborbitali già da quest’anno. Proseguiranno inoltre i test sul propulsore a metano e ossigeno liquido BE-4, che dovrà equipaggiare in futuro il sistema di lancio orbitale di Blue Origin, il New Glenn, e anche il prossimo lanciatore di ULA, il Vulcan.
Virgin Galactic, dal canto suo, sembra ormai essere vicina ad iniziare i voli suborbitali operativi, dopo che il secondo prototipo di SpaceShipTwo, VSS Unity, ha passato il 2018 a compiere test propulsi via via più impegnativi per culminare a dicembre con il primo volo suborbitale, almeno per gli standard americani che considerano il limite dello spazio a 50 miglia (circa 80 km) di quota. È infatti ormai certo che lo spazioplano non sarà in grado di portare i turisti ed eventuali payload oltre quello che è internazionalmente considerato il limite dello spazio, ovvero 100 km di quota, nei pressi della linea di Kármán. Anche per l’azienda sorella, Virgin Orbit, il 2019 sarà un anno fondamentale. Il lanciatore LauncherOne dovrebbe infatti effettuare il suo esordio con l’immissione in orbita di diversi piccoli satelliti partendo dall’aereo madre Cosmic Girl. L’anno prossimo si vedranno probabilmente dei test di volo per il sistema di lancio che potrebbe essere considerato il fratello maggiore di Virgin Orbit: Stratolaunch. A dicembre dello scorso anno l’enorme areo ha compiuto i primi test di rullaggio ad alta velocità, simulando anche un decollo abortito. Il primo volo dovrebbe ormai essere vicino.
Non vedremo neanche nel 2019 l’esordio di Orion e Space Launch System (SLS). Entrambi i programmi sono in notevole ritardo rispetto ai piani orginari, ma stavolta il principale indiziato per l’ulteriore scivolamento della data di lancio dell’Exploration Mission 1 (EM-1) è il lanciatore pesante, mentre ci sono stati buoni progressi per la capsula Orion nell’anno appena concluso. Con la data di EM-1 (missione circumlunare senza equipaggio) attualmente fissata al 2020, quest’anno i lavori saranno piuttosto serrati. L’integrazione della capsula dovrebbe essere completata nei prossimi mesi, mentre dovremmo essere in grado di veder finalmente crescere, pian piano, l’immenso lanciatore. Ad aprile ci dovrebbe poi essere l’ultimo test del sistema di emergenza che verrà sottoposto ad una prova di aborto in volo.
Anche nel 2019 non ci sarà, probabilmente, nessun lancio cinese con astronauti a bordo. Il programma spaziale cinese, nonostante l’anno record in termini di lanci, è ancora in attesa della ripresa dei voli del lanciatore pesante Lunga Marcia 5, che dovrebbe comunque avvenire nella prima metà dell’anno. Proprio questo lanciatore, infatti, dovrà immettere in orbita il modulo centrale della stazione spaziale modulare cinese, Tianhe, probabilmente nel 2020. Sempre un Lunga Marcia 5 dovrà lanciare, nel 2019, un prototipo della nuova capsula con equipaggio cinese, che ad un certo punto andrà a sostituire la Shenzhou.
L’anno appena passato ha visto alcuni progressi anche in casa indiana, con il test del sistema di emergenza della capsula Gaganyaan, in via di sviluppo da parte di ISRO. Il volo di esordio (senza equipaggio) è comunque previsto, per ora, per la fine del 2020. Non ci sono aggiornamenti invece sulla nuova capsula russa Federatsiya e su quella cargo TGK-PG il cui esordio avverrà (se avverrà) probabilmente negli anni ’20.
Gli astronauti europei continueranno ad esplorare lo spazio da protagonisti anche nel 2019. Molto attesa, come accennato nella sezione dedicata alla ISS, la seconda missione (Beyond) di Luca Parmitano, che diventerà il terzo comandante europeo della stazione spaziale, dopo che Frank De Winne nel 2009 e Alexander Gerst nell’anno passato hanno già avuto questo onore.
In ambito lanciatori e veicoli spaziali, oltre ovviamente alla collaborazione con NASA per integrare l’European Service Module alla capsula Orion, il 2019 vedrà l’esordio, attualmente previsto per novembre, della nuova e migliorata versione del piccolo lanciatore Vega, il Vega-C. Il primo stadio del lanciatore verrà anche utilizzato come booster laterale per il nuovo lanciatore pesante europeo, Ariane 6, che vedremo probabilmente nel 2020. Come al solito quest’anno vedremo numerosi lanci dell’Ariane 5, tra cui spicca il lancio di EDRS-C, e alcuni lanci del piccolo Vega. Sono inoltre previsti come al solito diversi di lanci del vettore Soyuz-2 dalla Guyana Francese per mettere in orbita la numerosissima costellazione di satelliti di OneWeb, e per lanciare la prossima missione scientifica dell’ESA, CHEOPS, satellite per lo studio degli esopianeti.
A parte il lancio di CHEOPS, sarà un anno relativamente tranquillo per le missioni scientifiche europee. BepiColombo è in viaggio verso Mercurio e continueranno anche quest’anno le missioni intorno a Marte di Trace Gas Orbiter (ExoMars 2016) e Mars Express, e l’osservatorio astronomico Gaia. Procederanno, inoltre, i preparativi per le missioni previste nel 2020, principalmente ExoMars 2020 e Solar Orbiter. L’anno si chiuderà comunque in bellezza con la ministeriale ESA, Space 19+, la quale deciderà i finanziamenti per i programmi spaziali dei prossimi anni.
Nei primi mesi dell’anno i riflettori saranno puntati sulle numerose missioni iniziate da poco, come Chang’e 4 sulla superficie lunare, Insight su Marte, Hayabusa 2 sull’asteroide Ryugu e OSIRIS-REx sull’asteroide Bennu. Entrambe le missioni sugli asteroidi dovrebbero finalmente raccogliere dei campioni da inviare a terra proprio quest’anno. Continueremo, lentamente, anche a ricevere i dati da New Horizons, che ha appena sorvolato l’oggetto della fascia di Kuiper 2014 MU69
In termini di nuove missioni, il 2019 sarà soprattutto all’insegna della Luna. Oltre alle già citate SpaceIL e Part Time Scientists, a febbraio dovremmo vedere anche la seconda missione lunare indiana, Chandrayaan-2, che porterà sul nostro satellite un orbiter, un lander ed un rover. Una volta ripresi i voli del Lunga Marcia 5, poi, sarà possibile per la Cina il proseguimento dell’ambiziosissimo programma di esplorazione lunare con i lancio della missione di raccolta campioni Chang’e 5.
In attesa del nuovo influsso di missioni nel 2020, sull’affollatissimo pianeta Marte saranno settimane e mesi cruciali per la veneranda missione di Opportunity. È ormai da quest’estate che il rover non è più in contatto con la Terra a causa di una tempesta di polvere. Si sta tentando in tutti i modi di ristabilire i contatti, ma le speranze diminuiscono ogni giorno che passa.
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