I media mostrano la morte come trofeo

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Sta cominciando ad imporsi una consuetudine di cui mi sfugge il significato. Alcune testate giornalistiche italiane propongono sul web video di soldati russi che vengono uccisi dalle forze ucraine (vedi qui). In particolare, l’ultimo visto stasera mostra alcuni soldati russi che trovano riparo in una buca, ignari del fatto che sono ripresi da un drone. Questo stesso drone qualche istante dopo poi sgancerà la bomba che li ucciderà.

Sono mesi che vengono costantemente proposti video del genere, ove sempre sono soldati russi a morire: a volte all’interno di un carro armato, altre volte in circostanze varie. Immagini del genere non sono casuali e mi sfugge la portata giornalistica di tali filmati.

Non sembra un modo di fare casuale ma si tratta di una mentalità che si va espandendo e che punta all’imbarbarimento della popolazione.  I segni si possono reperire quotidianamente: alcuni giorni fa il governo tedesco ha pensato bene di portare davanti all’ambasciata russa un carro armato russo distrutto in Ucraina, probabilmente come monito per la Russia. Alcune fonti dicono che l’azione è stata compiuta da attivisti, ma questa tesi è irricevibile: portare un carro russo distrutto al fronte, farlo passare per il confine, farlo viaggiare per mezza Berlino e poi depositarlo davanti ad una ambasciata straniera, sottintende almeno il placet delle autorità tedesche. Per la cronaca, alcuni cittadini – per tutta risposta – hanno depositato rose rosse in memoria dei soldati morti, ma sono stati ostacolati dalla polizia e scherniti dagli attivisti.

Osservo incredulo l’evidente deriva umana che continua nella “patria dei diritti umani”. Personalmente, non liquiderei la cosa come semplice cattivo gusto. C’è qualcosa di molto più profondo che sta accadendo quando si mostra la morte come spettacolo.

Vi propongo solo lo screenshot sgranato dello ‘scoop’ del Corriere. Video di questo genere ve ne sono molti, quasi quotidiani e tutti provenienti dalle stesse fonti che hanno abbracciato la lettura della guerra ucraina, quella governativa dettata da Draghi. Ogni altra analisi è vietata e tacciata come ‘putiniana’. Si mostra la morte come un trofeo e solo da una parte. Ma anche dall’altra non avrebbe senso se non testimoniare la morte della pietà e dell’umano. Questa è la cosa peggiore che possa accadere e sta accadendo.

Tutto è in vendita: coscienza, onore, cultura, storia. A quanto pare non è abbastanza. Abbiamo bisogno di espandere, approfondire ed elevare a livelli senza precedenti il ​​cinismo come il più alto grado di deideologizzazione del nostro spazio culturale e storico.

L’assenza di una visione cristiana e il rifiuto di svilupparla e attuarla significa solo che un’ideologia e visioni a noi estranee si riverseranno in questo vuoto.

C’è un’altra guerra in corso e la stiamo perdendo.

Patrizio Ricci
Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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