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Damasco senza acqua dal 22 dicembre: l’hanno tagliata i ‘ribelli’

by Patrizio Ricci
5 Ottobre 2021
in Cultura e Società
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Damasco senza acqua dal 22 dicembre: l’hanno tagliata i ‘ribelli’
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[su_heading style=”modern-2-blue” size=”18″ align=”left”]I terroristi ‘moderati’ sponsorizzati dall’occidente tolgono l’acqua a Damasco come avevano fatto ad Aleppo[/su_heading]

Al Qaeda attualmente ha il controllo delle sorgenti che approvvigionano Damasco. La vicenda accade nel silenzio più assoluto dei media. E’ dal 22 dicembre che diversi gruppi jihadisti hanno il controllo dell’acquedotto situato a 10 km dalla capitale (ottenuto sopraffacendo i gruppi più moderati). Fonti dirette da Damasco ci confermano che l’azione dei ‘ribelli’ sta assetando 5 milioni di abitanti che vivono nella capitale e nell’interland.

baradav-1

nella foto: ‘ribelle’ qaedista che si gloria per aver distrutto l’acquedotto

[su_divider] La sacca di Wadi Barada era inattaccabile proprio perché controllava la fornitura idrica di Damasco ma evidentemente ora non più, infatti si succedono i tentativi di riconquistare gli impianti dell’acquedotto da parte dei governativi ed Hetzbollah. Masdar News ne parla oggi, riferendo di un attacco governativo che però è stato respinto dal nemico. Tuttavia le forze governative hanno l’altura strategica di  Ayn al Fijha ai miliziani . Quanto segue, è una sintesi dei punti più significativi riferiti dal sito Moon of Alabama:

Il 22 dicembre i ribelli takfiri alleati ad al Qaeda hanno interrotto l’approvvigionamento idrico principale per la capitale siriana Damasco nella valle di Wadi Barada chiudendo le chiuse e danneggiando alcuni impianti. Sempre nello stesso giorno, la fornitura di acqua a Damasco proveniente da Wadi Barada è stata improvvisamente contaminata con gasolio. Il giorno dopo le forze governative siriane hanno iniziato un’operazione per riconquistare il territorio e per ricostituire le riserve d’acqua. Le operazioni sono ancora in corso. Una volta ripresa la zona, però ci vorranno almeno 10 giorni prima di riparare gli impianti danneggiati, perciò si calcola che Damasco rimarrà quasi senz’acqua fino a fine mese.

Da allora la città e le periferie sostentati dall’acquedotto (vi abitano in tutto  5-6 milioni di abitanti), devono sopravvivere con le distribuzioni di acqua di emergenza  messe a disposizione dal governo siriano. Però l’acqua a disposizione è appena sufficiente per il sostentamento personale,  e non è sufficiente per svolgere le attività commerciali.

[su_panel]Quello che sta succedendo è molto preoccupante perché questa interruzione fa parte di una strategia più ampia e coordinata, che tramite il sabotaggio sistematico prende di mira le forniture essenziali di pubblica utilità in tutto il paese come acqua, luce e gas . [/su_panel]

Questo tipo di azioni avvengono anche altrove: ad Aleppo tre giorni fa lo Stato Islamico ha diminuito in modo considerevolmente l’ apporto di acqua che viene dal fiume Eufrate. Inoltre, piloni che trasportano energia elettrica ad alta tensione per alimentare Damasco sono stati distrutti e alle squadre di riparazione, è stato negato l’accesso . Anche le forniture di gas in alcune parti di Damasco sono state tagliate.

damascusWadi Barada è una valle che prende il nome dall’omonimo fiume ed è la zona dove ci sono le  sorgenti che con apposite condutture forniscono l’acqua a Damasco. Essa si trova a circa 10 miglia ad ovest della capitale siriana nella montuosa tra il Libano e la Siria. E ‘ nelle mani degli insorti locali dal 2012. La zona attualmente è circondata dalle forze governative siriane e da Hezbollah.

Dal 2012 i ribelli locali avevano accettato di mantenere il flusso d’acqua potabile per Damasco. Gruppi allineati ad Al-Qaeda sono stati nella zona per qualche tempo. Un video di propaganda distribuito da questi terroristi  mostra  l’asecuzione di soldati governativi siriani.

Quando la parte orientale della città di Aleppo è stata liberata dalle forze governative siriane, i ribelli locali e gli abitanti nella valle del fiume Barada erano disposti a riconciliarsi con il governo siriano. Ma è allora che la situazione è precipitata: i ribelli fondamentalisti  non sono stati d’accordo e hanno assunto il comando. Così ora la zona è  sotto il pieno controllo di al-Qaeda, e quindi al di fuori del recente accordo di cessate il fuoco.

I media occidentali intanto riferiscono queste vicende giustificando i ribelli: secondo la propaganda dei media mainstream l’azione dei ribelli sarebbe causa dell’attacco dei governativi e non viceversa.

Nel video che segue le operazioni in corso per riprendere la zona. Gran parte della popolazione è fuggita raggiungendo la zona tenuta dalle forze governative.

L

Patrizio Ricci

Associato alla Freelance International Press (FLIP), Autore sul Sussidiario, La Croce, LPLNews24. Cofondatore del Coordinamento Nazionale per la pace in Siria, Membro del direttivo Osservatorio per le Comunità Cristiane nel Medioriente…

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