ChatGpt – L’era dei Chatbot: tra celebrazione, paura e realtà

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N egli ultimi tempi, la stampa tecnologica è stata pervasa da un crescente senso di confusione ed allarmismi riguardo alla nuova generazione di chatbot, con ChatGPT che si è guadagnato una reputazione di celebrità e, per alcuni, sensi di timore. Tuttavia, è importante analizzare con obiettività la situazione, valutando se tali sentimenti siano realmente giustificati.

In primo luogo, è essenziale comprendere che non dovremmo temere che ChatGPT possa sostituire gli esseri umani. Questo strumento, infatti, non possiede un proprio modello di verità; si limita a generare parole e frasi basandosi su schemi osservati nel discorso storico di cui è stato “nutrito”. In altre parole, ChatGPT non risponde alle domande in modo riflessivo o necessariamente pertinente. Qualsiasi apparenza di premura per qualcosa nei suoi risultati è il frutto della saggezza umana incorporata nei suoi dati di addestramento, unita alla tendenza umana a proiettare credibilità sugli altri quando ascoltiamo formulare pensieri.

Invece, un aspetto che ha suscitato particolare preoccupazione è l’uso di ChatGPT da parte degli studenti per imbrogliare, sostituendo la scrittura personale con risposte generate dal bot. Questo fenomeno mette in luce un problema più ampio legato alla tecnologia: l’interferenza con i metodi tradizionali di valutazione dell’apprendimento, come compiti e test. La verità è che Internet ha reso possibile l’imbroglio negli studi da molto tempo, e ora gli studenti dispongono di un metodo leggermente più sofisticato, sebbene ancora imperfetto, per farlo. Questo ci ricorda quanto sia difficile valutare realmente quanto e cosa uno studente abbia appreso, specialmente quando ci affidiamo a sistemi automatizzati o semi-automatizzati per questa valutazione.

Per rimediare a questo fenomeno, in futuro potremmo assistere a un aumento degli esami orali individuali, soprattutto per le prove di conoscenza ad alto rischio. Questo perché la valutazione diretta e personalizzata può offrire un quadro più chiaro del reale apprendimento di uno studente. Nello stesso tempo, potrebbe verificarsi una riduzione dei test tradizionali, in quanto molte forme di “conoscenza” che un tempo dovevano essere memorizzate potrebbero non essere più necessarie in un’era in cui l’accesso a Internet è costante e ubiquo.

In conclusione, mentre ChatGPT e simili tecnologie rappresentano un notevole progresso nel campo dell’intelligenza artificiale, è fondamentale mantenere una prospettiva equilibrata. Non si tratta di sostituti degli esseri umani, ma di strumenti che riflettono e amplificano la conoscenza umana. La vera sfida sarà adattare i nostri metodi educativi e valutativi a questa nuova realtà, garantendo che la tecnologia serva a migliorare il processo di apprendimento piuttosto che ostacolarlo.

In tutti i modi, allo stato attuale ChatGPT non è capace di generare idee innovative ma solo di fare più velocemente, calcoli, analisi, correzioni, estratti, riassunti e rielaborazioni, tutto ciò che l’uomo farebbe in molto più tempo.

 

Patrizio Ricci
Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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