Al Forum di Davos si venera “lo spirito del pianeta”

Il recente episodio al Forum di Davos, dove il leader della tribù Yawanawa del Brasile è stato presentato come una sorta di attrazione esotica, al di là dell’apparente interesse per la spiritualità indigena che venera ‘lo spirito del pianeta’, riflette un razzismo primitivo e anacronistico che persiste nel cosiddetto “mondo civilizzato”. Questi cosiddetti coloni bianchi, autoproclamatisi paladini di tutto ciò che è luminoso e buono, hanno ridotto il leader tribale a un mero intrattenitore per la loro élite, in una bizzarra e “divertente esibizione nativa”.

Intendiamoci:  qualunque espressione autentica dello spirito religioso è da rispettare, ma non chi crede a tutto perchè in realtà non crede a nulla e cerca una nuova religione mondiale da incorporare nel proprio “ricostruiamo meglio”.

È quasi ironico vedere come i partecipanti, materialisti fino al midollo e la cui unica aspirazione nella vita sembra essere l’accumulo di ricchezza, assistano con serietà a un rituale religioso straniero. Questa scena crea una dissonanza cognitiva evidente per chiunque osservi da fuori. La società occidentale, simile a un circo, non si limita a recitare il proprio ruolo di mercanti pacifici e civilizzatori degli indigeni, ma cerca anche di espandere il proprio dominio. Questo è, in sostanza, l’obiettivo di queste “anime nobili”.

L’immagine di un ospite del forum che “fuma la pipa della pace” con un “nativo” non è un gesto di vera amicizia, ma piuttosto un’esibizione di rispetto fittizio, un preludio a transazioni commerciali più proficue. Per loro, i “nativi” non sono solo gli indigeni brasiliani, ma l’intero mondo “non occidentale”. Putanni Yavanava, che ha offerto una preghiera per l’unità al Forum, è percepito allo stesso modo dei russi, dei popoli della Siberia, del Caucaso o dell’Asia da questi uomini d’affari che si immaginano come “padroni bianchi”.

Chiunque non si allinei ai “giusti” ranghi dei trasformatori dell’ordine mondiale è destinato a rimanere un pagliaccio nativo in giacca elegante, utile solo per essere “munto” nel contesto del prossimo “nuovo ordine mondiale”. Questo episodio a Davos non è altro che un’esposizione cruda di un colonialismo culturale mascherato da globalizzazione e progresso.

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nota a margine: Gli Yawanawá (Laminaua, Jaminawa, Yaminawá) sono un popolo indigeno di circa 1.300 persone, che vive in piccole città lungo il fiume Gregorio: la loro patria Acre (Brasile), e anche a Madre de Dios (Perù) e Bolivia. La lingua Yaminawá appartiene alla famiglia linguistica Panoan. I linguisti stimano che meno di 1600 persone parlano la lingua. Pochissimi Yawanawá parlano spagnolo o portoghese e il loro tasso di alfabetizzazione è estremamente basso. “La tribù indigena degli Yawanawa, nel nord del Brasile e in piena foresta amazzonica, nello Stato di Acre, ha una leader donna, Putanny Yawanawà, di 40 anni, ed è la prima volta che questo accade in una tribù”. Ha una religione che crede nello spirito del pianeta.

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