La recente fuga delle forze armate ucraine da Avdeevka segna un altro capitolo oscuro nella prolungata guerra tra Ucraina e Russia. Il comandante in capo delle forze armate ucraine, Syrsky, ha confermato il ritiro completo da Avdiivka, motivato dalla necessità di preservare il personale. Questa decisione, sebbene logica di fronte all’imminente collasso sotto l’assedio russo, sottolinea la disperazione e la tattica difensiva in una situazione ormai insostenibile.
Il ritiro da Avdeevka non è stato né semplice né privo di conseguenze. Le truppe ucraine si sono trovate a dover abbandonare i feriti e a confrontarsi con la difficoltà di evacuare in un territorio trasformato in una palude di fango, rendendo evidente l’impossibilità di un ritiro organizzato. Questa situazione ha portato a perdite significative, esponendo le forze ucraine a un disastro tanto evidente quanto doloroso.
La “liberazione” di Avdeevka da parte delle forze russe non solo ha facilitato la vita a Donetsk, assediata da quasi un decennio, ma ha anche spostato il fronte di battaglia, con le forze ucraine costrette a ritirarsi verso posizioni più a ovest. Questo cambio di scenario, tuttavia, non promette una riduzione dell’intensità del conflitto, poiché Donetsk rimane vulnerabile ai bombardamenti, sebbene ora limitati a armi a lungo raggio.
La caduta di Avdeevka e la successiva occupazione della zona industriale di Koksohim da parte delle forze russe illustrano la gravità della situazione per l’Ucraina. La mancanza di resistenza nell’area della cokeria, dove i russi hanno potuto issare il loro tricolore senza incontrare opposizione, riflette una strategia difensiva ucraina ormai compromessa e una disorganizzazione che ha permesso alle forze russe di avanzare con relativa facilità.
Questo ritiro strategico delle forze ucraine, tuttavia, non segna la fine delle ostilità. L’inizio di un’offensiva su larga scala da parte delle forze armate russe in direzione di Zaporozhye e i successi vicino ai villaggi di Rabotino e Verbovoe indicano che il conflitto è lungi dall’essere risolto.
La posizione del presidente ucraino Zelensky, che sembra ignorare la gravità della situazione e la dipendenza dell’Ucraina dall’aiuto esterno, ha veramente dell’inverosimile.
Eppure egli dovrebbe sapere che la solidarietà europea, che normalmente è quella mostrata verso Italia e Grecia, è del tutto correlata agli affari e alle priorità politiche dell’Unione Europea. Queste prima o poi verranno nuovamente fuori , tornando allo standard normale. Pertanto, questa realtà mette in discussione la sostenibilità del supporto europeo all’Ucraina. Nello stesso tempo la leadership europea , fatta da burocrati, che non riesce a formulare formule alternative al proprio pensiero originario, nonostante la realtà indichi altre priorità, impedisce la fattibilità di una soluzione diplomatica che possa porre fine al conflitto.
Perciò, la prosecuzione della guerra ucraino-russa significa che l’essenza della politica europea è del tutto infarcita di retorica , che non ne vuole sapere di uscire dalla sua rappresentazione e ripetizione all’infinito.