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Home Esteri

Si mira all’Ucraina ma l’obiettivo è la Russia.

by Patrizio Ricci
5 Ottobre 2021
in Esteri
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Si mira all’Ucraina ma l’obiettivo è la Russia.

E’ in atto una intensa campagna politica e mediatica per la destabilizzazione politica della Russia. Lo scopo è di farla tornare come ai tempi di Boris Eltsin, del tutto subordinata all’imperialismo americano in termini politici, economici e militari.

di Patrizio Ricci  (fonte La Perfetta Letizia News 24)

Oggi chi ha più influenza e possiede i mezzi di informazione decide che linea essi debbano tenere..
Il giudizio che si comunica segue quello dei governi e della logica degli schieramenti mondiali.
Per questo, i media ormai sembrano fare più ‘psicoterapia di gruppo’ che informazione: sfruttano la mentalità comune e la alimentano laddove è ‘carente’. Il risultato è un’informazione sempre più ‘indirizzata’ che stuzzica la curiosità e allontana il giudizio. Si potrebbe chiamare: ‘informazione di intrattenimento’.

Se proiettiamo questa evidenza sugli eventi succedutisi in Ucraina, ci accorgiamo che la lettura (falsata) degli avvenimenti è da inserire in una vasta campagna di discredito da tempo in atto contro la Russia. In questo contesto, fenomeni come quello delle ‘Femen’ e delle ‘Pussy Riot’ sono stati giudicati convincenti dall’Europa e sono stati adottati quali simbolo dell’eroismo, della protesta civile e della democrazia.

Ma ora gli attacchi si fanno più feroci: le tre riviste più influenti della grande stampa degli Stati Uniti, la Gran Bretagna e la Germania, Time, The Economist e Der Spiegel – hanno pubblicato questo fine settimana articoli quasi identici (che appaiono sulla copertina) che combinano accuse selvatiche a Vladimir Putin ed auspicano una ‘resa finale dei conti’ con la Russia.
Frasi come ‘Putin è come Hitler’ (dette pubblicamente dalla Clinton e dal principe Carlo) sono state giudicate ovvie e veritiere dai nostri rappresentanti politici europei. Quando si comincia a sostituire (riferendosi a Putin) la parola ‘presidente’ con ‘lo Zar’ e il governo con il ‘regime’ evidentemente è segno che la guerra delle parole è cominciata. Naturalmente è tutto voluto da una (non sapiente) regia… Purtroppo da parte europea se c’è stata una minima preoccupazione è stata solo per le conseguenze economiche negative ‘di ritorno’ per effetto delle sanzioni…

Insomma, agli avvenimenti ucraini ci si accosta con una mentalità sempre più fortemente ‘attrezzata’ contro la Russia. Per questo tipo di mentalità, la scelta di Kiev di aderire al partenariato europeo è FireShot Screen Capture #440 - 'La diabolisation de Poutine est le préambule de la troisiéme guerre mondiale - Média Alternatif - Stratégie du chaos contrôlé' - www_chaos-controle_com_archives_2014_08_03_30stata vista dall’opinione pubblica come la scelta più ‘ovvia’ e ‘migliore’ perché “il nostro modello di società ‘funziona’ ed è la migliore perché assicura a tutti la tutela delle libertà individuali, mentre ‘la Russia è pur sempre l’erede dell’Unione Sovietica…”.
Ma è veramente così? E’ sorprendente come si sia ancora immotivatamente arroccati a questa pretesa ‘supremazia morale’. In Europa è tempo di grandi svendite, sono state vendute per prime le proprie radici e i principi che hanno fatto grande l’Europa e poi si è smantellato il sistema di capitalismo sociale che aveva portato benessere e sicurezza: la libertà è solo apparente…
Sì è vero abbiamo ancora la pace. Ma la nuova democrazia applicata e d’esportazione ha solo portato morte e rovina in Libia, Siria e Iraq. In ‘compenso’ ha facilitato l’avvento dei califfati, l’esodo dei cristiani, i bombardamenti del sud est dell’Ucraina.

Nel nostro mondo globalizzato l’economia dei paesi occidentali è in stallo, perché i paesi ‘liberi’ non possono competere con i paesi che sfruttano la manodopera a basso costo e con quelli che posseggono le risorse energetiche. Sono nate così ‘le primavere arabe’ e le ‘rivoluzioni arancioni’: l’ingerenza delle potenze economiche del vecchio continente sta trasformando il mondo in innumerevoli campi di battaglia dove le guerre non si fanno per dispute locali ma vengono opportunamente rinfocolate antichi odi e rivalità. Allo scopo, si è usato ogni mezzo lecito ed illecito, accettando anche all’occasione di utilizzare i ‘buoni servigi’ di al-Qaeda.

L’ avidità di pochi viene chiamata ‘progresso’, ed il ‘progresso’ ha un prezzo: interi popoli vengono trasformati in disperati cacciati dalle loro case, dalla loro terra..
Anche oggi osservando interi paesi in fiamme (laddove poco prima avevano scatenato guerre per procura) i nostri politici non si decidono a compiere un’ammissione di responsabilità e pronunciare lealmente una critica verso la politica occidentale. Al più riescono ad immaginare un palliativo: ‘un corridoio umanitario’, una ‘tregua’: segno che il giudizio iniziale non è mai mutato.

Ed allora: dov’è questa nostra pretesa supremazia morale? Non esiste: gli sforzi della politica estera dell’Occidente non sono più indirizzati a migliorare i rapporti di buon vicinato, non hanno lo scopo di eliminare l’instabilità mondiale, la povertà, il rischio di guerre, ma al contrario sono indirizzati alla conservazione dello ‘status quo’.
Eppure la percezione che la maggior parte degli italiani ha della crisi ucraina è di caos assoluto. Il messaggio che viene continuamente riproposto dai media è che la Russia ha attentato alla ‘rivoluzione pacifica’ di piazza Maidan perché non condivideva la scelta di avvicinamento all’Europa, espressione della vitalità e della voglia di cambiamento di quella rivoluzione. Secondo questa visione, la Russia, arrogante e prepotente, ha invaso la Crimea come Hitler invase la Polonia.

TIME-4-August-e1406814961454Questa immagine è lontana dal corrispondere alla verità: è pura propaganda, funzionale alla politica atlantica e all’agenda che l’occidente intende realizzare. La proteste di piazza Maidan sono scoppiate perché il popolo ucraino è scontento della situazione generale del paese. Vuole prosperità, opportunità di sviluppo economico e sociale, sicurezza. In sostanza ciò che ogni essere umano vuole: condizioni di vita migliori.
Ma il malcontento è stato opportunamente indirizzato ed alimentato dall’esterno, appoggiato dalle fondazioni americane e dalla una ‘sapiente’ tessitura del Dipartimento di Stato USA.

Il miliardario americano George Soros ha rivelato a della CNN di essere responsabile della creazione di una fondazione in Ucraina che ha contribuito al rovesciamento del governo democraticamente eletto del presidente Viktor Ianukovitch e all’insediamento di una giunta sostenuta dagli Stati Uniti. Alla domanda del reporter Fareed Zakari: ” “Una delle cose che molte persone sostengono su di lei è che durante le rivoluzioni del 1989 ha finanziato un sacco di attività di gruppi dissidenti della società civile in Europa orientale, in Polonia, nella Repubblica ceca. Sta facendo cose simili anche in Ucraina?”. Soros ha risposto: ” “Ho creato una fondazione in Ucraina già prima che il paese diventasse indipendente dalla Russia. Questa fondazione ha continuato a operare sino ad oggi e ha avuto un ruolo importante negli eventi recenti”.
Secondo rivelazioni della CNN gli elementi più attivi nelle manifestazioni di piazza Maidan sono stati addestrati dalla International Renaissance Foundation e dai numerosi istituti e fondazioni Open Society. Per realizzare i propri obiettivi gli USA hanno speso più di 5 miliardi di dollari.
Per quando riguarda l’annessione della Crimea la situazione è lontana da quando si vuol far credere: la reazione russa era prevedibile essendo chiaro il progetto politico della ‘longa manus americana’ che ha guidato il colpo di stato ed essendo la situazione politica della Crimea un falso storico.

In sostanza, l’Ucraina ha suscitato l’interesse degli USA solo in funzione geo-politica: L’obiettivo degli Stati Uniti è la competizione mondiale e per questo la propria esigenza è limitare l’influenza della Russia. A differenza degli europei (che si interessano all’Ucraina solo per motivi di mercato), l’interesse di Washington non è di “ottenere l’Ucraina” ma ” non lasciare che i russi ottengano l’Ucraina “. Dal punto di vista degli Stati Uniti, il caos e persino una guerra civile su larga scala è preferibile a qualunque forma di unione economica e politica tra Russia e Ucraina. Per gli americani, questo è un gioco a somma zero: più grande è la perdita per la Russia, più grande sarà la vittoria di Washington.
A voi, cari lettori, il giudizio di questa visione del mondo, della sua giustezza e della sua pericolosità…

Patrizio Ricci

Associato alla Freelance International Press (FLIP), Autore sul Sussidiario, La Croce, LPLNews24. Cofondatore del Coordinamento Nazionale per la pace in Siria, Membro del direttivo Osservatorio per le Comunità Cristiane nel Medioriente…

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