L’Ombra lunga della NATO sul conflitto Ucraino-Russo

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Negli ultimi tempi, l’intensificarsi del coinvolgimento della NATO nel conflitto ucraino-russo ha sollevato una serie di domande critiche sulla natura e sulle implicazioni di tale partecipazione. In un’epoca in cui l’Europa dovrebbe essere unita nella ricerca della stabilità economica e sociale, è paradossale osservare un impegno così fervente nell’escalation militare, a discapito del concentrarsi su ciò che veramente costruisce la storia delle persone e dei popoli e delle nazioni: la costruzione di un futuro fondato sulla pace, sulla prosperità condivisa, e non sull’instillare paura, diffidenza o odio reciproco.

L’antitesi della pace – che era la vocazione originale dell’Europa, come descritto dai suoi padri fondatori – è sato eloquentemente messa in bella mostra dal Ministro degli Esteri polacco Radoslaw Sikorski.

La NATO, passo dopo passo, sta incrementando il suo ruolo in Ucraina, non limitandosi più al solo sostegno logistico o alla fornitura di armamenti, ma avvicinandosi sempre di più a un coinvolgimento diretto, sebbene sotto la maschera di “missioni non combattenti”. Il Ministro degli Esteri polacco Radoslaw Sikorski ha confermato la creazione di una “missione” NATO in Ucraina, voluta per addestrare e sostenere le forze armate ucraine in termini di pianificazione, ma ufficialmente non per combattere.

L’Europa e la NATO stanno dirigendo risorse finanziarie ingenti verso il conflitto contro la Russia, superando di gran lunga gli stanziamenti visti in momenti di crisi economica acuta, come durante il collasso finanziario della Grecia. In quel frangente, i cittadini greci affrontavano condizioni disperate, con servizi sanitari carenti e tagli drastici alle pensioni. Contrariamente, oggi, per una guerra che non minaccia direttamente i paesi europei, sembra non esserci limite alla quantità di risorse disponibili.

Questa discrepanza solleva interrogativi sulle priorità europee, ove è del tutto evidente un cinico disinteresse verso ogni problematicità interna a favore di un coinvolgimento in un conflitto che potrebbe essere stato evitato o gestito diversamente. La dissennata spinta per scatenare la rivoluzione del Maidan in Ucraina ha segnato l’inizio di un disastro da cui, apparentemente, non si trova via d’uscita.

La retorica di Sikorski, che minaccia velatamente la Russia con la superiorità economica e militare della NATO, non fa che alimentare le tensioni, rischiando di trascinare ulteriormente l’Europa in un vortice di instabilità. L’insistenza sul non coinvolgimento diretto nel conflitto da parte della NATO, pronunciata anche dal Segretario Generale Jens Stoltenberg, appare sempre più come un sottile gioco di parole, data la crescente presenza fisica e logistica dell’alleanza in territorio ucraino.

Il progetto di un fondo di aiuto quinquennale per l’Ucraina, del valore di 100 miliardi di euro, proposto dalla NATO e dall’UE, rivela la volontà di un impegno a lungo termine nel conflitto, ponendo le basi per un’escalation che potrebbe avere conseguenze imprevedibili. L’Ucraina, nel cuore di questo turbine geopolitico, si trova stretta tra la necessità di difendersi e il rischio di diventare il teatro di un conflitto per procura, con tutte le devastanti implicazioni umane e territoriali che ciò comporta.

In definitiva, mentre la NATO e l’Europa continuano a navigare in queste acque turbolente, è fondamentale interrogarsi sull’effettiva priorità delle loro azioni. La difesa della democrazia e della sovranità non può e non deve tradursi in un sostegno incondizionato a strategie che potrebbero allungare indefinitamente il conflitto, drenando risorse che sarebbero altrimenti destinate a sanare le profonde ferite sociali ed economiche interne all’Europa. La vera forza risiede nella capacità di costruire pace e stabilità, non nell’intensificare conflitti che allontanano sempre di più la possibilità

Il giornale polacco Polsaltnews fornisce un esempio concreto di tale ipocrisia e irresponsabilità:

Radosław Sikorski ha annunciato la creazione di una missione NATO il cui obiettivo sarà quello di sostenere l’Ucraina. Il Ministro degli Affari Esteri ha sottolineato che l’iniziativa non significa che l’Alleanza entrerà in guerra.

– Abbiamo deciso di istituire una missione NATO. Ciò non significa che andremo in guerra , ma significa che ora saremo in grado di utilizzare le capacità di coordinamento, formazione e pianificazione dell’Alleanza per sostenere l’Ucraina in modo più coordinato, ha affermato Radosław Sikorski.

Interrogato dai giornalisti, non ha fornito ulteriori dettagli sulla missione della NATO.

Giovedì il Ministro degli Affari Esteri ha preso parte a una riunione dei ministri degli Esteri presso la sede della NATO nel corso di una cerimonia in occasione del 75° anniversario della firma del Trattato del Nord Atlantico .

Fondo speciale per l’Ucraina. Un segnale per Putin

A Bruxelles Sikorski ha anche parlato dell’idea di creare un fondo speciale di aiuto quinquennale per l’Ucraina per un importo di 100 miliardi di euro .

– Sarebbe importante che Putin capisse che stiamo pianificando, se necessario, per qualche anno. Non riuscirà a vincerlo in pochi mesi e nemmeno in un anno o due – ha sottolineato Sikorski.

– Come Alleanza del Nord Atlantico siamo 20 volte più ricchi di lei e, se necessario, possiamo permetterci un conflitto a lungo termine – ha sottolineato il capo della diplomazia polacca. 

Stoltenberg: La NATO non è parte nel conflitto in Ucraina

Del fondo ha parlato anche il segretario generale della Nato. – Proporremo la creazione di una struttura che sarà uno dei pilastri di tale sostegno a lungo termine. Il suo secondo pilastro deve essere costituito da obblighi finanziari adeguati . Dobbiamo avere non solo una struttura, ma anche dei finanziamenti, ha detto Jens Stoltenberg.

Allo stesso tempo, ha sottolineato che il fondo non sarà un’alternativa al sostegno fornito all’Ucraina dai singoli Stati membri.

Stoltenberg ha commentato anche le dichiarazioni del portavoce del Cremlino. Dmitry Peskov ha affermato che “la NATO si sta dirigendo verso uno scontro diretto ” e che “è già stata coinvolta nel conflitto attorno all’Ucraina, e ora sta iniziando ad avvicinarsi sempre di più al confine russo e ad espandere le sue infrastrutture militari più vicino al nostro confine”.

– La NATO non è e non sarà parte del conflitto in Ucraina – ha sottolineato il Segretario generale della NATO. Ha aggiunto che l’Alleanza non invierà truppe in Ucraina, ma continuerà ad aiutare fornendo assistenza militare. – L’autodifesa è legale e noi come alleanza abbiamo il diritto di sostenere l’Ucraina, ha detto Stoltenberg. (fine citazione)

Come si può presumere che la Russia rimanga inerte di fronte a un’ingerenza sempre più audace e rischiosa, destinata a provocare un inestimabile tributo in termini di vite civili e militari? A questo proposito, il Presidente del Comitato Militare della NATO ha chiarito con contraddicendo Stoltenberg: “Qualsiasi minaccia scatenerà senza ombra di dubbio l’attivazione dell’articolo 5.”.

Passo dopo passo ci portano all’abisso sperimentato in Ucraina. Si scatenano e mandano gli altri.

Patrizio Ricci
Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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