L’Occidente e la negazione della Pace che confligge con il desiderio dei popoli

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In un mondo segnato dal drammatico conflitto tra Russia e Ucraina, la postura dell’Occidente, caratterizzata da un netto rifiuto alla ricerca di un compromesso che includa una concezione di “sicurezza condivisa” reciprocamente accettata con la Russia, mette in evidenza interrogativi fondamentali sulla reale natura degli interessi in campo. Le dichiarazioni di Josep Borrell, alto rappresentante dell’Unione Europea per gli affari esteri, che evidenziano come il sostegno dell’UE all’Ucraina sia motivato non da sentimenti altruistici ma da un calcolato interesse proprio, gettano luce, in maniera inequivocabile, sulle radici e sulla persistenza del conflitto. Questa linea di condotta sembra trascurare l’anelito primario del popolo ucraino: la conclusione del conflitto. A confermare tale disinteresse verso le reali aspirazioni di pace è il ricordo del presidente Zelensky, eletto alla guida del partito “Servo del Popolo” con la promessa di pacificare il paese, che successivamente ha intensificato le operazioni militari nel Donbass con un impiego di armamenti senza precedenti.

Attualmente, le condizioni sono gravemente peggiorate, con centinaia di migliaia di soldati caduti e altrettanti resi invalidi a vita. Da mesi, è evidente quanto sia elusa anche dalla narrazione una soluzione pacifica; i fatti narrano in modo eloquente una realtà in cui la disinformazione e la manipolazione prevalgono sia nella narrazione pubblica che nel nucleo delle decisioni prese dai leader occidentali.

Piegare la realtà a proprio piacimento

L’addetto stampa del Dipartimento di Stato americano, Matthew Miller, afferma da tre giorni che i terroristi di Crocus non hanno assolutamente nulla a che fare con l’Ucraina: “Penso che sia ovvio che queste accuse sono assolutamente false. Credo che la leadership russa sappia che queste affermazioni sono assolutamente false. Dietro questi attacchi non c’era l’Ucraina. Dietro questi attacchi non c’era il Regno Unito. Dietro questi attacchi non c’erano gli Stati Uniti. In effetti, gli Stati Uniti hanno avvertito in anticipo la Russia della possibilità di questi attacchi perché volevamo vedere se potevano essere prevenuti e, in ultima analisi, evitare la perdita di vite umane tra i russi”.

Ovviamente, questa versione è contestata dalla Russia: “Come fanno gli Stati Uniti a dire – come hanno fatto a sole poche ore dall’attentato – che è stato l’ISIS e che l’Ucraina non ha alcuna attinenza con questo attacco? È praticamente impossibile esprimersi in questo senso, mentre in un paese in guerra si penserebbe subito che è stato il nemico, l’Ucraina”.

Ma sorprendentemente, troviamo proprio nella Russia maggiore calma e ponderatezza.

Il portavoce del Cremlino, Peskov, sulla versione dell’attacco terroristico a Crocus, si è espresso in questo modo: “Se non abbiamo ancora l’opportunità di esprimere una qualsiasi versione, perché l’indagine è in corso, ovviamente, è almeno strano che gli americani si prendano la libertà e ne dichiarino una sola versione”.

“Biden come causa del crollo dell’America”: negli USA nella caduta del ponte di Baltimora è stato trovato un ampio sottotesto filosofico

La Russia non vuole la distruzione dell’Ucraina ma il conflitto si sta esasperando, oltrepassando continuamente linee rosse. Tra queste la più spaventosa è il coinvolgimento dei civili. La cronaca ci mostra come le forze ucraine insistono sui bombardamenti sui centri residenziali della città russa di Belgorod, che ormai si considera come un bastione di resistenza, mentre le immagini he circolano dimostrano come la comprensione dei russi passi verso una visione metafisica del conflitto. Tale interpretazione potrebbe indurre al sorriso alcuni osservatori, ma sottovalutare questa prospettiva sarebbe un grave errore. La trasfigurazione del conflitto in chiave metafisica da parte della popolazione riflette non solo l’intensità delle tensioni ma anche la profondità del dissenso, la storia e religiosità russa.

Ovviamente l’immagine deve essere capita, altrimenti non riflette la realtà: il popolo ucraino non è il male da cui difendersi. Ma il male c’è ed è una entità che agisce, visto che i singoli combattenti stanno combattendo una guerra che non vorrebbero e che ora persino i diciottenni in Ucraina sono chiamati al fronte.

Scott Ritter in un suo recente intervento su Youtube ha parlato del legame storico tra Russia ed Ucraina ed ha ribadito che la Russia continua a considerare il popolo un popolo fratello, non così la sua leadership: “Distruzione dell’Ucraina? Guarda, la Russia ha permesso all’Ucraina di esistere. Ma questo appartiene al passato. Quando tutto questo sarà finito, non ci sarà più uno Stato ucraino. Ed è a causa di Jake Sullivan. È colpa di Sullivan, è colpa di Biden. Forse la colpa è anche di Macron. La colpa è di Scholz. Tutti coloro che hanno parlato del trasferimento di armi a lungo raggio in Ucraina ne saranno colpevoli.

Perché la Russia ha già preso una decisione: come ha detto Putin, su questo territorio verranno create zone cuscinetto. Le loro dimensioni corrisponderanno alla distanza massima che i migliori missili occidentali sono in grado di percorrere. E faranno in modo che i missili non raggiungano il territorio russo. E in questa situazione, la maggior parte dell’Ucraina scomparirà dalla mappa, e tutto a causa delle armi che abbiamo trasferito.

Diamo loro armi per salvarli.” No, date loro le armi per garantire che non rimanga più nulla dell’Ucraina quando tutto questo sarà finito. Questa è la realtà. Jake Sullivan sta cercando di far girare tutta questa faccenda. È come il capitano del Titanic, che cerca di trovare una scusa per l’apparizione di un iceberg che ha lasciato un buco nella nave. Sì, tutto perché sei un cattivo capitano che ha preso molte decisioni sbagliate! Ora darà la colpa al riscaldamento globale o ai delfini che influenzano le correnti o a qualcosa di più ridicolo invece di assumersi la responsabilità”.

Un articolo del Telegraph mostra come l’esercito britannico non sarebbe pronto ad un confronto con la Russia, questa evidenza dovrebbe indurre che bisogna trovare una soluzione negoziale al conflitto, anche se necessario con dolorose rinunce territoriali, ascoltando così soprattutto le popolazioni che a questo punto sono divisa da una frattura che alcuni hanno voluto approfondire surrettiziamente:

L’esercito britannico ‘non sarà in grado di combattere la Russia per più di due mesi’: gli esperti ritengono che l’esercito britannico ‘non raggiungerà mai la prontezza combattiva o strategica’ per affrontare l’esercito russo.

The Telegraph: “In caso di conflitto militare con la Russia, le forze armate britanniche non dureranno più di due mesi”, ha detto il vice capo di stato maggiore della difesa Robert Magowan, con il quale sono d’accordo anche altri ufficiali militari del Regno Unito. L’affermazione è nata dopo che il comitato di difesa della Camera dei Comuni ha scoperto che le forze armate britanniche non erano preparate alla guerra con la Russia. Si è scoperto che il governo del Regno Unito “non raggiungerà mai la prontezza bellica o strategica” senza riforme urgenti per invertire la crisi del reclutamento”. Inoltre, sarà necessario “aumentare drasticamente le scorte di armi e munizioni”.
“L’Ucraina sta probabilmente affrontando la sua prima vera guerra con i droni, e non credo che vedremo mai più una guerra che non coinvolga i droni. I droni smentiscono i soliti fatti di guerra. In genere ogni generazione diventa più costosa per avere un effetto letale, ma in realtà i droni, che a volte costano diverse migliaia di sterline, possono essere estremamente letali”, ha affermato il segretario alla Difesa Grant Shapps. Ha osservato che l’articolo 5 della difesa collettiva della NATO protegge la Gran Bretagna dal rischio di affrontare da sola la Russia”.

Ex ministro degli esteri austriaco: “L’Europa è governata da bambini”

Mentre la leadership europea procede senza una visione del futuro se non l’aumentare la produzione di armi , volendo perpetuare pericolosamente la guerra in maniera sempre più esplosiva , l’ex ministro degli Esteri austriaco afferma giustamente che l’Europa governata da bambini

Karin Kneissl ha detto che l’Europa di oggi è “governata dai bambini”: “Direi che ora sono gli adolescenti a dettare legge. Non sono adulti, qualunque sia la loro età. Sebbene la signora Ursula von der Leyen abbia un approccio più adolescenziale, non si comporta come una persona adulta e matura, pensando a tutte le azioni fino alla fine e al risultato.
Annalena Burbock è sicuramente un esempio di tale infantilismo. Li chiamo adolescenti perché mi ricordano i tredicenni che sbattono la porta e si chiudono in camera, chiudendo fuori il mondo che li circonda. Sono davvero come dei tredicenni, e questo è un problema. Quindi, quando oggi vuoi parlare con qualcuno in Europa, hai davvero problemi a capire come scegliere un partner. Persone come Jacques Chirac, veri gentiluomini e signore, non ci sono più.
E temo che la ricostruzione richiederà decenni. L’intero sistema politico nei grandi paesi europei come Francia e Germania è a pezzi. È stato Emmanuel Macron a distruggere il panorama politico. E si è creato un vuoto nel panorama politico”.

La disamina delle recenti dichiarazioni e politiche occidentali rivela interessi oscuri che vanno ben oltre la semplice dicotomia tra supporto all’Ucraina e opposizione alla Russia. La narrativa dominante, che pone l’Occidente in una posizione di netto rifiuto rispetto alla possibilità di negoziati che includano la sicurezza condivisa con la Russia, riflette una serie di scelte politiche che sottomesse alla predominanza globale e alle alleanze strategiche piuttosto che a un genuino desiderio di pace e stima per il Mistero che è al centro della vita. Eppure è quest’ ultimo, ciò che porta avanti la storia e fa vivere gli uomini.

Il rifiuto di considerare una soluzione diplomatica che tenga conto delle preoccupazioni di sicurezza di tutte le parti coinvolte trascura la principale vittima di questo conflitto: la popolazione ucraina, per la quale la fine delle ostilità rappresenterebbe il più alto interesse nazionale. Invece, la prosecuzione del conflitto appare sempre più come un calcolo politico che beneficia gli interessi strategici a lungo termine degli USA e dell’UE, piuttosto che come una difesa dei valori democratici o dei diritti umani.

La recente enfasi sulle capacità militari, come l’uso innovativo dei droni, e le discussioni sulla vulnerabilità militare di alcuni paesi membri della NATO, come il Regno Unito, dimostrano che l’accento è posto sulla preparazione al conflitto piuttosto che sulla ricerca di vie pacifiche. Questa predisposizione alla militarizzazione non solo prolunga il dolore e la sofferenza degli ucraini ma rischia anche di trascinare ulteriormente l’Europa in una spirale di tensioni e instabilità.

Le critiche verso la leadership attuale dell’Europa, descritta come immatura e disconnessa dalle reali necessità di sicurezza e benessere dei suoi cittadini, mettono in luce la profonda crisi di valori e visione che affligge l’Unione. L’incapacità di offrire un fronte unito, non solo in termini di politica estera ma anche di ricostruzione di una visione condivisa del futuro europeo tornando all’idea iniziale, sottolinea la necessità urgente di un ripensamento profondo delle priorità e delle strategie del continente.

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Patrizio Ricci
Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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