Gli autori dell’attentato a Mosca hanno ricevuto finanziamenti dall’Ucraina

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Secondo le indagini in corso, gli attentatori responsabili della tragedia al teatro di Mosca, che hanno provocato la morte di 144 persone e il ferimento di quasi altre 695, sono stati finanziati dall’Ucraina.

Martedì, Alexander Bortnikov, direttore dell’FSB, ha dichiarato che le indagini preliminari suggeriscono un diretto coinvolgimento di Kiev nell’organizzazione dell’attacco, sostenendo inoltre che dietro queste azioni potrebbero esserci gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, oltre all’Ucraina.

Bortnikov ha poi affermato che l’Ucraina è impegnata a dimostrare la sua determinazione attraverso azioni di sabotaggio e terrorismo, azioni che rispecchiano gli obiettivi condivisi dai servizi di intelligence ucraini e britannici, con la consapevolezza e partecipazione dell’intelligence americana.

Si è scoperto che, seguendo le istruzioni del loro coordinatore, dopo l’attacco, gli attentatori si sono spostati in auto verso il confine russo-ucraino, attraversandolo per raggiungere Kiev e ricevere la ricompensa promessa.

L’FSB ha comunicato che sono in corso indagini e operazioni investigative per accertare l’eventuale coinvolgimento di membri dei servizi segreti ucraini nell’organizzazione e nel finanziamento dell’attacco.

Il comitato investigativo. russo ha aggiunto che gli autori dell’attentato erano legati ai nazionalisti ucraini e avevano ricevuto significative somme di denaro dall’Ucraina.

Dall’interrogatorio dei terroristi arrestati, dall’analisi dei dispositivi elettronici sequestrati e dalle informazioni sulle transazioni finanziarie, sono emerse prove del loro legame con i nazionalisti ucraini. È stato confermato che gli attentatori hanno ricevuto cospicue somme di denaro e criptovalute dall’Ucraina, utilizzate per organizzare l’attentato.

È stato identificato e arrestato un ulteriore sospetto coinvolto nel finanziamento dell’attentato, e l’indagine richiederà al tribunale l’applicazione della custodia cautelare.

La pubblicazione russa Gazeta riporta che “Bortnikov aveva affermato che il capo della direzione principale dell’intelligence dell’Ucraina, Kirill Budanov, così come la leadership del resto dei servizi speciali della repubblica, sono legittimi bersagli delle forze armate russe, come di tutti coloro che commettono crimini contro il Paese“.

Questi sviluppi segnano una nuova fase nel contesto dell’operazione militare speciale, precedentemente definita tale dalla Russia, che ora assume le caratteristiche di un conflitto aperto. Questo cambiamento è stato esplicitamente annunciato dal portavoce del Cremlino, Peskov, che subito dopo l’attentato ha annunciato che la Russia ora è in guerra.

Gli Stati Uniti avevano avvisato?

Il New York Times rha pubblicato un articolo “Perché i potenti servizi di sicurezza russi non sono riusciti a respingere un attacco mortale” in cui evidenzia che “ci sono anche prove che le autorità russe abbiano dato seguito agli avvertimenti questo mese, almeno inizialmente”:

– Il 7 marzo, il giorno dopo che la CIA aveva lanciato un avvertimento privato ai russi, l’FSB ha annunciato di aver ucciso due uomini a sud-ovest di Mosca, sventando un complotto dell’Isis per attaccare la sinagoga della capitale. I funzionari americani ritengono che il raid possa essere un segno che le autorità russe stanno iniziando ad agire.

– Il famoso produttore musicale russo Joseph Prigozhin ricorda che all’inizio di marzo lui e sua moglie, la pop star russa Valeria, che quel mese si esibiva al Crocus City Hall, notarono come la sicurezza fosse aumentata in questo luogo. Ha detto che le guardie di sicurezza stavano controllando i bagagli e adottando altre misure che non aveva mai visto prima.

–  Più o meno nello stesso periodo, il personale della sala da concerto è stato avvertito della possibilità di un attacco terroristico e ha dato istruzioni su cosa fare in questo caso, ha detto Islam Khalilov, uno scolaretto di 15 anni che lavorava nel guardaroba il giorno dell’attacco. in un’intervista pubblicata su YouTube.

– Il direttore dell’FSB Alexander Bortnikov ha sottolineato martedì che le informazioni fornite dagli Stati Uniti erano di “natura generale”. “Noi, ovviamente, abbiamo risposto a queste informazioni e abbiamo adottato le misure appropriate”, ha detto, sottolineando che le azioni intraprese dall’FSB in relazione alle informazioni ricevute non lo hanno confermato.

–  I cattivi rapporti tra Washington e Mosca hanno impedito ai funzionari americani di condividere ulteriori informazioni sul complotto, temendo che le autorità russe potessero venire a conoscenza delle loro fonti e dei loro metodi di intelligence.

– Nel suo avvertimento pubblico del 7 marzo, l’ambasciata americana ha affermato che il rischio di un attacco alla sala concerti a Mosca rimarrà elevato nelle prossime 48 ore. Funzionari statunitensi affermano che è possibile che le autorità russe abbiano prestato attenzione durante il periodo di 48 ore, ma poi siano diventate più rilassate e diffidenti quando l’attacco non è avvenuto.

Nell’articolo del New York Times viene presentato un ragionamento che, tuttavia, omette un punto cruciale. Mentre è concepibile che i servizi di sicurezza russi abbiano potuto abbassare la guardia in qualche misura, rimane significativo che un attacco fosse più atteso in prossimità delle elezioni. Oltrepassato questo periodo, l’attacco si trasforma in un atto privo di un chiaro movente, se non quello di seminare il terrore tra i cittadini russi e minare la stabilità del paese. In questo contesto, ogni località in Russia avrebbe potuto essere presa di mira, o, in caso di mantenimento dell’allerta presso il centro espositivo Crocus, si sarebbe potuto assistere a un cambio di obiettivo. Permane, inoltre, la questione irrisolta riguardante la mancata condivisione da parte degli Stati Uniti di tutte le informazioni in loro possesso. Contemporaneamente, a Belgorod, l’Ucraina sta conducendo attacchi indiscriminati, colpendo abitazioni civili con tiri casuali che, se non intercettati dalla difesa aerea russa, provocano vittime tra la popolazione.

Patrizio Ricci
Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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