U n’analisi condotta dal Washington Post basata su dati visivi open source, immagini satellitari e materiali forniti dalle Forze di Difesa Israeliane (IDF), ha messo in dubbio le affermazioni di Israele secondo cui Hamas avrebbe utilizzato l’ospedale Al-Shifa a Gaza per scopi militari prima del raid.
Prima del raid all’ospedale Al-Shifa, il portavoce delle Forze di Difesa Israeliane (IDF), Daniel Hagari, aveva dichiarato che Hamas utilizzava una parte dell’ospedale per attività militari e che era collegato a una rete di tunnel sotterranei. Israele aveva fornito “prove concrete” a sostegno di queste affermazioni. Tuttavia, l’indagine del Washington Post, ha portato a conclusioni diverse:
- Non sono stati trovati segni immediati che indicassero un utilizzo militare da parte di Hamas nei locali collegati alla rete di tunnel individuati dall’IDF.
- Nessuno dei cinque edifici ospedalieri identificati da Hagari era collegato alla rete di tunnel.
- Non sono state trovate prove che indicassero un accesso ai tunnel dalle aree ospedaliere.
Le affermazioni di Israele sono state supportate dagli Stati Uniti, che hanno fornito informazioni di intelligence affermando l’uso militare dell’ospedale da parte di Hamas. Tuttavia, questi dati non sono stati resi pubblici. L’operazione dell’IDF all’ospedale Al-Shifa ha causato gravi disagi alla struttura, risultando nella morte di pazienti, inclusi neonati prematuri, a causa della mancanza di risorse e di elettricità.
L’attacco all’ospedale, un’importante struttura medica a Gaza, ha posto una ombra scura sulla legalità e sulla proporzionalità dell’azione militare di Israele in base al diritto internazionale. Da allora, sono stati effettuati attacchi simili contro altri ospedali a Gaza, aumentando le preoccupazioni sul rispetto da parte di Israele delle leggi di guerra e sullo status protetto delle strutture mediche in zone di conflitto. Gli attacchi all’ospedale Al-Shifa e ad altri ospedali hanno avuto un impatto devastante sul sistema sanitario di Gaza, con molte strutture che hanno chiuso o funzionato solo parzialmente.
Attacchi a Paramedici e Richieste ONU
Oltre al The Washington Times, anche al Jazeera che copre sistematicamente gli il conflitto riferisce che “le forze israeliane prendono di mira i paramedici palestinesi.
L’esercito israeliano sta impedendo ai medici palestinesi di trasportare i feriti a Jenin, una città nella Cisgiordania occupata che ha affrontato i più grandi raid israeliani dall’inizio della guerra di Gaza. Il personale dell’ambulanza dice che la propria vita è a rischio mentre cercano di salvare la vita degli altri”.
Inoltre al Jazeera riporta che “l’Ufficio per i diritti umani delle Nazioni Unite chiede un’indagine immediata su un “possibile crimine di guerra” dopo aver ricevuto informazioni sulle forze israeliane che avrebbero ucciso uomini palestinesi di fronte ai familiari nel nord di Gaza. Al Jazeera ha parlato con diversi testimoni”.
Sempre al Jazeera, riferisce che “Un rapporto dell’IPC, sostenuto dalle Nazioni Unite, afferma che la percentuale di famiglie a Gaza che affrontano livelli di fame di crisi è la più alta mai registrata a livello globale”. Infine sempre lo stesso giornale riporta che “Hamas dice che non ci saranno colloqui sullo scambio di prigionieri e prigionieri, se non dopo “una completa cessazione dell’aggressione” da parte di Israele su Gaza”.
Siamo a quasi 20.000 civili morti. Il Fatto Quotidiano con l’articolo ” Voci di Gaza – ‘Qui manca anche la legna, bruciamo stoffa e plastica per cucinare. Non ci sono più ricchi o poveri, tutti soffrono la fame”, descrive una situazione dei civili veramente drammatica. La situazione a Gaza è stata sempre una questione complessa e dolorosa, segnata da cicli di violenza e sofferenza. Ma mai la risposta di Israele è stata caratterizzata da una distruzione così estesa ed eccessiva.
La devastazione delle infrastrutture e la perdita di vite umane in contesti civili sono realtà tragiche che non possono essere trascurate o giustificate. È fondamentale che la protezione dei civili e il rispetto delle norme internazionali siano principi cardine di ogni operazione militare. La violazione di questi principi è evidente e non può essere ignorata dalla comunità internazionale.
D’altra parte, è cruciale riconoscere che le strategie e le azioni di Hamas non solo compromettono la sicurezza di Israele, ma mettono in pericolo anche i civili palestinesi, intrappolati nel cuore del conflitto. Questo aspetto diventa ancora più preoccupante alla luce delle operazioni israeliane a Gaza, che sembrano mirare a un’espropriazione forzata degli abitanti di Gaza, creando condizioni insostenibili per la loro permanenza nella regione.
In questo scenario, entrambe le parti coinvolte nel conflitto hanno responsabilità significative, ma la condanna delle azioni israeliane, ormai abnorme, va fatta. Ogni azione che minaccia la vita dei civili, a prescindere dalla sua origine, deve essere categoricamente condannata. La pratica di applicare due pesi e due misure, attualmente osservata, è inaccettabile e va contro i principi di equità e giustizia internazionale.