La necessità della Chiesa in uscita… Ma Gesù Cristo è sempre l’eterna novità, perché ‘cammini nuovi’?

Il Sinodo Amazzonico apre i lavori e mette sul campo gli obiettivi che tutti si aspettavano: evangelizzare, ma senza una precisa identità; volgere a Dio, ma passando per l’ecologia; cercare soluzioni concrete, ma tenendosi sul vago. Un breve resoconto della relazione del card. Cláudio Hummes.

Già dalle prime battute, martellanti e astratte, è abbastanza chiaro dove il Sinodo Amazzonico voglia andare a parare. Il luogo comune si spreca ed è faticoso leggere il coacervo di resoconti sinodali giornalieri, monocordi e tediosi.

Con ossessiva compulsione sono ripetuti i soliti concetti indefiniti, sullo stile ad esempio di Piero Coda: è di necessità assoluta «cambiare il paradigma»; bisogna inaugurare «nuovi cammini»; va ascoltato il «grido dei poveri»; è importante «custodire la casa comune», mediante una «grande sfida di portata epocale»; le proposte devono essere discusse con «lucidità e parresia», per giungere ad una «ecologia integrale». Tutto questo, appunto, in astratto. Sul concreto, al contrario, l’ingranaggio si blocca e, leggendo le relazioni, sorge come la persuasione (ma anche la certezza) che l’ennesima «sfida epocale» della Chiesa al mondo finirà perduta come le precedenti.

Le generiche premesse di Hummes

L’ambiguità sorge da subito, nella relazione introduttiva al Sinodo Amazzonico del card. Cláudio Hummes. Il cardinale presenta il Sinodo, che ha lo scopo primario di «delineare nuovi cammini», poiché c’è la «necessità della Chiesa di camminare». È il tema noto e vago della «Chiesa in uscita». Ma i cammini – spiega Hummes, citando Papa Francesco – devono essere «nuovi», a motivo di Gesù Cristo, che è «l’eterna novità». Cristo, cioè, «è sempre il nuovo».

Qua, però, è riconoscibile un errore di riduzione teologica. Cristo è nuovo, ma pure antico. Egli dice di se stesso: «Io sono l’Alfa e l’Omega, il primo e l’ultimo, il principio e la fine» (Ap 22, 13). Non dice «Io sono l’Omega, l’ultimo e la fine». Cristo dunque non è «sempre il nuovo», a motivo della sua eternità.

E ancora, a questo proposito, dice San Paolo che «Gesù Cristo è lo stesso, ieri e oggi e nei secoli» (Eb 13, 8). Gesù Cristo non cambia, è il semper idem della liturgia. Certamente in Cristo è compreso il nuovo, ma assieme all’antico, perché il Verbo è al di sopra dei tempi cronologici.

Il fatto poi che tutti i profeti e il Gesù storico abbiano espresso verità inaudite (e dunque nuove) non dipende dal fatto che la dottrina espressa si sia formata dal nulla, ma che la verità sussistente ab aeterno si è incarnata e ha rivelato se stessa. Anche Hummes cita il San Paolo della lettera ai Romani e, tuttavia, non si rende conto di contraddirsi.

Evangelizzazione ed ecologia integrale

È apprezzabile che Hummes riconosca la grande storia dei missionari cattolici, che giunsero al martirio pur di evangelizzare le popolazioni indigene dell’Amazzonia. Ed è pure apprezzabile che lo stesso Papa Francesco riconosca che lo «scopo principale di questa convocazione è individuare nuove strade per l’evangelizzazione», andando indirettamente a confutare don Mauro Leonardi, che aveva scritto: «Il Sinodo dell’Amazzonia è in primo luogo un Sinodo sull’ecologia, sull’ambiente, sull’Amazzonia che brucia […]».

I mezzi, però, che si vogliono usare per questa nuova evangelizzazione non sembrano del tutto simili a quelli dei santi missionari del passato. Hummes, infatti, parla chiaramente di ricette già note e applicate, che hanno rivelato nel tempo una sterilità intrinseca. S’intende riutilizzare il solito «dialogo interreligioso e interculturale», che dovrebbe portare la Chiesa a condividere il futuro con «le altre chiese, religioni, scienza, governi, istituzioni, popoli, comunità e persone, rispettando le differenze». La storia – specialmente degli ultimi sessant’anni – ha dimostrato l’inefficacia di tali pratiche pastorali.

E ancora s’insiste sulla «Chiesa aggiornata, “semper reformanda”», che è l’orizzonte ultimo dell’argomentare su qualsiasi questione. Si discuta di liturgia, di pastorale, di missione, di ecologia o di economia, l’obiettivo ecclesiale primario non muta: aggiornare, aggiornare, aggiornare; riformare, riformare, riformare.

In questo aggiornamento o riforma, Hummes – aderendo alle suggestioni del Papa – inserisce il discorso dell’«ecologia integrale», che «ci palesa come tutto sia collegato, gli esseri umani e la natura». E qua non c’è via d’uscita: l’evangelizzazione, proprio per quest’approccio olistico, deve passare obbligatoriamente per la cura della terra, per l’ecologia, per la risoluzione delle questioni ambientali.

La via, dunque, dell’evangelizzazione (che volge alla dimensione verticale, a Dio) – secondo questo schema, solo apparentemente concreto – dovrebbe contemplare la risoluzione di questioni terrene, orizzontali.

FONTE: Blog di Sabino Paciolla

 

 

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