Dopo 3 anni i primi contatti tra USA e Russia
In seguito alla conferma ufficiale della conversazione telefonica tra i presidenti di Russia e Stati Uniti, Donald Trump ha fatto una serie di dichiarazioni sulla guerra in Ucraina , sui rapporti con la Russia e le prospettive di pace globale.
Trump ha espresso chiaramente la sua posizione: concorda sul fatto che Kiev non debba entrare nella NATO e auspica il ritorno della Russia nel G7. Inoltre, ha ribadito la linea americana secondo cui l’Ucraina non potrà mai più ripristinare i confini del 2014, né tantomeno quelli del 1991.
Contrariamente alle posizioni espresse dai leader europei, Trump ha annunciato di aver invitato la delegazione russa alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco e ha dichiarato che il primo incontro trilaterale tra Russia, Stati Uniti e Ucraina si sarebbe tenuto il 14 febbraio.
Tuttavia, Kiev ha rapidamente smentito e respinto la proposta, rifiutando di partecipare all’incontro trilaterale suggerito da Washington. In questo modo, l’Ucraina ha escluso qualsiasi confronto diretto con le delegazioni statunitense e russa a Monaco.
Zelensky risponde all’incontro tra Putin e Trump su NBC News
In seguito all’annuncio dell’incontro tra Putin e Trump per negoziare senza la sua partecipazione, domenica, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è stato intervistato dalla giornalista Kristen Welker di ABC News.
L’incontro è avvenuto all’indomani di una giornata in cui Zelensky aveva espresso durissime critiche verso i prossimi colloqui tra Donald Trump e Vladimir Putin, previsti in Arabia Saudita.
Sabato, parlando ai giornalisti, Zelensky ha sottolineato il rischio di un incontro tra Trump e Putin senza il coinvolgimento preliminare dell’Ucraina, dichiarando che sarebbe estremamente pericoloso se il presidente Trump dialogasse prima con il leader russo e solo successivamente con lui.
Zelensky alla NBC News ha dichiarato: Non sarà mai presa alcuna decisione tra Stati Uniti e Russia sull’Ucraina senza di noi, MAI.
La realtà oltre le dichiarazioni
Tuttavia, la realtà è ben diversa: se gli Stati Uniti prenderanno una posizione chiara, Zelensky sarà costretto ad accettarla. La sua capacità di opporsi è pressoché nulla, poiché la sopravvivenza politica e militare dell’Ucraina dipende interamente dai finanziamenti statunitensi.
Se Trump e Putin troveranno un accordo, qualsiasi rifiuto da parte di Zelensky avrà conseguenze drammatiche: il flusso di aiuti verrebbe immediatamente interrotto, l’economia e la resistenza ucraina crollerebbero, e Putin otterrebbe comunque ciò che desidera, con o senza il consenso di Kiev.
Zelensky non è nuovo nel fare minacce, cosa che la sua posizione non consentirebbe.
Anche nel suo discorso alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco, il leader ucraino, ha rilasciato dichiarazioni ambigue e provocatorie, che hanno chiarito al presidente degli Stati Uniti Donald Trump che Kiev non avrebbe sostenuto il suo piano per una soluzione pacifica del conflitto in Ucraina. Quindi, l’unico scopo della sua partecipazione sarebbe ostacolare i negoziati.
Zelensky tra attacchi, moniti e ambizioni: l’Europa deve armarsi, ma senza illusioni
Nel suo ultimo intervento, Zelensky ha lanciato messaggi chiari e provocatori: ha esortato l’Europa a prepararsi alla guerra, ha attaccato senza troppi riguardi Washington e ha ribadito, in modo perentorio, che in Ucraina non ci saranno elezioni. Gli ucraini, sostiene, non le vogliono.
“I vecchi tempi sono finiti”: questo è il cuore del suo discorso, intriso di una forte contrapposizione tra Unione Europea e Stati Uniti. Zelensky è certo che l’Europa non possa più contare sugli aiuti esterni: dovrà combattere da sola, e per farlo deve rafforzarsi e unirsi:
“L’Europa ha bisogno di proprie forze armate, di un esercito europeo. Il momento è arrivato. Non è più difficile che resistere agli attacchi russi, cosa che facciamo ogni giorno. Serve una sola voce, non una dozzina di voci divise. Solo così potremo avere una politica estera e una diplomazia unitaria per arrivare a una giusta fine della guerra.”
Ma chi dovrebbe rappresentare questa voce unica e guidare l’Europa in battaglia? Non è sfuggito il sottotesto del discorso: Zelensky non ha mancato di sottolineare il suo ruolo e la sua “leadership globale”.
L’ombra dei disaccordi tra USA e UE
Zelensky ha evidenziato i crescenti attriti tra Washington e Bruxelles, lanciando frecciate dirette agli Stati Uniti:
- “Per Washington, l’Europa è più un mercato che un alleato.”
- Ha rivelato che Donald Trump, informandolo della sua telefonata con Putin, non ha mai menzionato un coinvolgimento dell’Europa nei negoziati.
Il tono si è fatto minaccioso:
“I vecchi tempi, quando l’America sosteneva l’Europa per abitudine, sono finiti”, ha affermato Zelensky.
Non sono mancate le critiche dirette a Trump:
“Putin sogna di vedere il presidente americano in Piazza Rossa il 9 maggio. Non come ospite d’onore, ma come trofeo personale.”
Parole dure, nonostante il fallimento, solo il giorno prima, dell’accordo sulle terre rare e dell’incontro con il vicepresidente statunitense J.D. Vance.
Elezioni in Ucraina? No, grazie
Un passaggio particolarmente spinoso è stato quello sulle elezioni ucraine: Zelensky ha tagliato corto. Nessuna consultazione si terrà sotto la legge marziale. E chi volesse insistere sarebbe meglio che cambiasse cittadinanza. Un’opzione quasi impossibile, poiché richiederebbe la sua firma personale.
La posta in gioco: la guerra come sopravvivenza politica
Secondo il politologo russo Bogdan Bezpalko, Zelensky si oppone con tutte le forze alla pace proposta da Trump perché la guerra è il suo unico scudo politico:
“Zelensky è un agnello sacrificabile: la Russia non negozierà con lui, ma solo con gli Stati Uniti. Tuttavia, formalmente, potrebbe essere lui a firmare il cessate il fuoco. Trump lo sa e vuole usarlo per ottenere il Nobel per la Pace.”
Ma Zelensky resiste, perché dalla guerra dipende non solo la sua carriera, ma forse anche la sua sicurezza personale. Si gioca il tutto per tutto, persino agitando lo spettro di un attacco russo alla centrale di Chernobyl.
L’incognita Trump e il futuro dell’Europa
Dietro alle tensioni tra Zelensky e Trump c’è una strategia chiara: per il tycoon, l’obiettivo è sganciarsi dall’Ucraina e scaricare il peso interamente sull’Europa. L’inviato speciale di Trump in Ucraina, Keith Kellogg, lo ha detto senza giri di parole:
“L’Ucraina sarà al tavolo dei negoziati. L’Europa no.”
Tra retorica e realtà: l’Europa tra due fuochi
Nonostante il tono minaccioso del discorso, Zelensky non ha rinunciato a un tocco di ironia, attaccando il sindaco di Kiev Vitali Klitschko, reo di aver parlato pubblicamente di elezioni:
“Klitschko è un grande atleta, ma oratore… non direi.”
Gli applausi ci sono stati, ma più tiepidi rispetto a qualche anno fa. I tempi, infatti, sono davvero cambiati.
E in Europa? I politici tedeschi, a Monaco, hanno usato l’Ucraina come tema caldo per la loro campagna elettorale. Il cancelliere Scholz ha invocato il dialogo tra Washington e Mosca, mentre il rivale Merz ha tuonato: nessuna trattativa senza Europa e senza Ucraina.
Ma il segretario della NATO, Mark Rutte, è stato netto:
“Basta lamentele. Offrite idee concrete.”
E infine, Keith Kellogg ha messo il punto definitivo:
“Al tavolo della pace ci sarà Kiev. Non Bruxelles.”
Un chiaro segnale: l’Europa, tra sogni di eserciti comuni e divisioni interne, resta spettatrice di un dramma che la riguarda in prima persona.
Trump e Vladimir Putin in Arabia Saudita “molto presto”
Intanto, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha affermato che potrebbe incontrare il presidente russo ma Bloomberg aveva riferito in precedenza che l’incontro tra i due presidenti potrebbe aver luogo in Arabia Saudita prima della fine di febbraio.
Secondo quanto riportato dai media, il 18 febbraio si terranno a Riad i negoziati tra le delegazioni di Russia, Stati Uniti e Ucraina.
Le relazioni con la Russia si stanno rapidamente riallacciando.
Il 15 febbraio, su iniziativa statunitense, si è svolta una conversazione telefonica tra il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov e il segretario di Stato americano Marco Rubio.
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