Washington Post: a distruggere il gasdotto Nord Stream è stata l’Ucraina

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Il Washington Post ha riportato che tre mesi prima del sabotaggio del gasdotto Nord Stream avvenuto nel settembre 2022, l’amministrazione Joe Biden ha ricevuto informazioni dall’intelligence di un alleato europeo che l’esercito ucraino stava pianificando un attacco al gasdotto. La CIA ha ricevuto il rapporto, che aveva origine da una fonte in Ucraina, sebbene inizialmente abbia messo in dubbio l’accuratezza delle informazioni a causa della natura non confermabile della fonte.

Secondo il rapporto, i piani di sabotaggio dell’esercito ucraino non erano indipendenti e erano sotto la diretta supervisione del comandante in capo delle forze armate Valeriy Zaluzny. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky non era a conoscenza di questi piani, il che gli permetteva di negare il coinvolgimento dell’Ucraina in un presunto attacco, il quale avrebbe causato indignazione a livello internazionale.

Il piano di attacco al gasdotto era stato pianificato subito dopo le esercitazioni navali della NATO BALTOPS, che hanno avuto luogo dal 5 al 17 giugno 2022. Tuttavia, alla fine l’attacco è stato “sospeso” per motivi che non sono ancora chiari.

Le informazioni contenute nel rapporto indicavano che il Nord Stream 1 era l’unico gasdotto che sarebbe stato attaccato, mentre in realtà entrambi i gasdotti sono stati colpiti. Inoltre, i dettagli dell’attacco, avvenuto effettivamente a settembre, differiscono dal piano originale di giugno. In particolare, la barca noleggiata sotto falso nome dal gruppo di sei soldati ucraini aveva l’intenzione di partire da un porto diverso da quello usato poi nel settembre.

Giocare a rimpiattino

Le autorità ucraine hanno negato ogni coinvolgimento negli attacchi al gasdotto e non hanno risposto alle richieste di commento. La CIA e la Casa Bianca hanno rifiutato di rilasciare dichiarazioni sulla questione.

In precedenza, il New York Times aveva riferito che l’intelligence americana suggeriva la possibilità di un “gruppo filo-ucraino” dietro l’attacco al gasdotto Nord Stream, ma non c’erano prove che indicassero il coinvolgimento della leadership ucraina. Altri media tedeschi hanno invece scritto che le tracce degli attacchi indicavano l’Ucraina come la possibile responsabile, anche se sarebbero stati utilizzati degli indizi falsi per portare le indagini in quella direzione.

Secondo quanto riportato dal Washington Post, alcuni dettagli dell’attacco che ha avuto luogo a settembre dell’anno scorso, sembrerebbero coincidere con il piano di sabotaggio redatto nel mese di giugno. Le forze speciali ucraine, infatti, avrebbero pianificato di noleggiare una barca sotto falso nome e tuffarsi sul fondo del Mar Baltico utilizzando un veicolo sottomarino al fine di danneggiare il gasdotto. Inoltre, sarebbero state noleggiate delle barche a vela usando passaporti falsi. Sebbene gli investigatori stiano ancora cercando di comprendere la complessità della vicenda, sembrerebbe che il piano iniziale fosse quello di attaccare solo il Nord Stream 1, anziché entrambi i gasdotti come avvenuto di fatto.

Collusioni

Tuttavia, sembra che l’esercito ucraino potesse essere a conoscenza della disponibilità di intelligence sui progetti di sabotaggio da parte dei paesi occidentali, il che potrebbe aver spinto il gruppo di sabotatori a modificare il proprio piano originale.

I funzionari ucraini che sino ad ora avevano negato categoricamente qualsiasi coinvolgimento nell’attacco, non hanno ancora rilasciato alcuna dichiarazione in merito. La Casa Bianca e la CIA, dall’altra parte, hanno rifiutato di rilasciare commenti sulla vicenda.

A marzo, il New York Times aveva riferito che secondo l’intelligence americana, dietro l’attacco al Nord Stream si celava un “gruppo filo-ucraino”. Tuttavia, non vi sono al momento prove del coinvolgimento della massima leadership ucraina nelle esplosioni sui gasdotti. Al contrario, fonti tedesche hanno suggerito come le tracce portino all’Ucraina e come la ricerca delle prove possa aver indirizzato l’indagine in una direzione sbagliata.

L’intera vicenda rimane ancora avvolta dal mistero ma l’ipotesi che gli USA e alcuni paesi europei vogliano portarsi a ‘distanza di sicurezza’ dall’intera vicenda è altamente plausibile. È praticamente impossibile che nessun paese occidentale sia stato informato di cosa accadesse e che nessuno abbia almeno collaborato nella distruzione dell’infrastruttura , già precedentemente ‘promessa’ dallo stesso Biden.

Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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