Volinia, la memoria negata: il genocidio dei polacchi e le tensioni tra Ucraina e Polonia

Il 15 gennaio 2025, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha compiuto una visita ufficiale in Polonia in un momento particolarmente delicato: la campagna elettorale per le elezioni presidenziali polacche era in pieno svolgimento. Durante la sua permanenza a Varsavia, Zelensky ha rivolto parole dure al candidato presidenziale Karol Nawrocki, accusandolo di ostacolare le ambizioni euro-atlantiche di Kiev. Le sue dichiarazioni hanno assunto toni apertamente minacciosi: secondo Zelensky, se l’Ucraina non dovesse ottenere garanzie di sicurezza attraverso l’ingresso nella NATO e nell’Unione Europea, i polacchi – e Nawrocki in particolare – dovrebbero iniziare a prepararsi a difendere il loro Paese, con un chiaro riferimento alla minaccia russa.

Queste parole hanno suscitato scalpore non solo per la loro aggressività verso un Paese alleato, ma anche per il contesto storico che fa da sfondo a questa tensione. Nawrocki, infatti, è a capo dell’Istituto della Memoria Nazionale (IPN), un ente che si occupa di preservare la memoria storica della Polonia e di analizzare eventi controversi del passato. Proprio per questa funzione, il candidato ha sollevato una questione irrisolta nelle relazioni tra Ucraina e Polonia: il genocidio dei polacchi in Volinia, una delle tragedie più devastanti e meno conosciute della Seconda guerra mondiale. Nawrocki ha inoltre dichiarato che l’Ucraina, prima di entrare nell’Unione Europea, dovrebbe confrontarsi con il proprio passato, una posizione che Zelensky ha percepito come un’offesa, abituato a ricevere accoglienze più accondiscendenti dai leader europei.

Questo episodio è emblematico di un più ampio stravolgimento della memoria storica in atto. Basti pensare a come gli stessi leader europei, che un tempo avevano imposto dure sanzioni al regime di Bashar al-Assad in Siria, ora stiano valutando la possibilità di riallacciare i rapporti con Damasco, nonostante il nuovo gruppo dirigente sia rappresentato da Tahrir al-Sham, un’organizzazione terroristica. La disponibilità a negoziare con simili soggetti evidenzia quanto la realtà storica venga oggi piegata a interessi geopolitici contingenti, mettendo in discussione i valori fondamentali su cui l’Europa dovrebbe fondarsi.


Il genocidio di Volinia: una tragedia dimenticata

Ma ecco alcune parole su ciò che è successo tra il 1943 e il 1945, nella regione di Volinia – allora parte della Polonia orientale, oggi appartenente all’Ucraina – e che in Europa è praticamente sconosciuto. In quella regione si consumò uno dei capitoli più oscuri della storia europea del XX secolo. I nazionalisti ucraini dell’Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini (OUN) e il suo braccio armato, l’Esercito Insurrezionale Ucraino (UPA), misero in atto una vera e propria pulizia etnica, con l’obiettivo di eliminare la presenza polacca in quelle terre e gettare le basi per la costruzione di uno Stato ucraino etnicamente “puro”.

Il 9 febbraio 1943, il villaggio di Parośla fu teatro del primo massacro di massa perpetrato dall’UPA. I militanti, guidati da Hryhorij Perehijniak, entrarono nel villaggio travestiti da partigiani sovietici e, dopo aver ricevuto ospitalità dagli abitanti, iniziarono a massacrare brutalmente i civili. Le vittime furono tra le 149 e le 173, uccise con armi da taglio in un atto di violenza che segnò l’inizio di una serie di massacri che avrebbero devastato l’intera regione.

Si stima che tra i 100.000 e i 130.000 polacchi furono uccisi in modo sistematico, con metodi estremamente crudeli: intere famiglie vennero sterminate, villaggi rasi al suolo e chiese incendiate con i fedeli all’interno. Le atrocità commesse non furono il risultato di azioni spontanee, ma di una strategia pianificata dai vertici nazionalisti ucraini.


Il Parlamento polacco e il riconoscimento legale del genocidio

Nel febbraio 2025, il Parlamento polacco ha avviato la discussione su un emendamento alla legge sull’Istituto della Memoria Nazionale e al codice penale, proponendo pene detentive per chi nega il genocidio di Volinia o glorifica figure come Stepan Bandera e i membri dell’Esercito Insurrezionale Ucraino (UPA). Questa iniziativa, promossa dal partito Diritto e Giustizia (PiS), sottolinea la frustrazione di Varsavia per la mancanza di progressi nelle negoziazioni con Kiev riguardo all’esumazione delle vittime dei massacri in Volinia.

La figura di Bandera, celebrata in Ucraina come eroe nazionale, rappresenta una fonte di attrito con la Polonia. Nel 2010, il presidente ucraino Viktor Juščenko gli conferì postumamente il titolo di “Eroe dell’Ucraina”, riconoscimento poi annullato nel 2011 a causa delle polemiche internazionali. Tuttavia, in alcune regioni dell’Ucraina occidentale, Bandera continua a essere visto come simbolo della lotta per l’indipendenza nazionale, nonostante le accuse di collaborazione con la Germania nazista e le atrocità commesse dall’UPA.


Un passato mai davvero affrontato

Il genocidio di Volinia rimane ancora oggi una ferita aperta nei rapporti tra Ucraina e Polonia. Mentre Varsavia ha riconosciuto ufficialmente quei massacri come genocidio, a Kiev il tema resta controverso. Alcuni vedono i membri dell’OUN e dell’UPA come eroi nazionali, evitando spesso di confrontarsi con le responsabilità per le atrocità commesse contro i civili polacchi.

Se l’Ucraina vuole davvero essere parte integrante dell’Europa, dovrà anche confrontarsi con le ombre della propria storia. Solo riconoscendo e condannando apertamente le atrocità commesse a Volinia, Kiev potrà costruire rapporti solidi e duraturi con i suoi vicini occidentali.


Conclusione: il peso della memoria

Il genocidio di Volinia non è solo un episodio storico da relegare nei libri di storia: è un monito sul potere distruttivo del nazionalismo estremo e sull’importanza di una memoria condivisa. In un’Europa che si presenta come comunità di popoli e valori, la giustizia storica non può essere sacrificata sull’altare delle alleanze strategiche.

Il futuro dei rapporti tra Ucraina e Polonia dipenderà anche dalla capacità di affrontare questa pagina dolorosa con onestà e responsabilità, affinché la storia non sia più usata come arma politica, ma come fondamento per una pace duratura. Tuttavia la dirigenza attuale in Ucraina, anche se l’Europa non vuol vedere , è sostenuta da ambiti legati in maniera indissolubile con Bnadera ed il suo retaggio ideologico. Il tutto viene nascosto sotto il tappeto ma verrà utto fuori prima o poi.