Hillary Clinton aiutò l’ascesa dell’ISIS

Date:

WND, 27 maggio 2015

Più di 100 pagine di documenti precedentemente classificati del Dipartimento della Difesa e del Dipartimento di Stato coinvolgono l’amministrazione Obama in un’azione di insabbiamento per oscurare il ruolo che Hillary Clinton e il Dipartimento di Stato hanno giocato nell’ascesa dell’ISIS.

I documenti sono stati ottenuti in una causa sul Freedom of Information Act (FoIA) intentata dall’osservatorio Judicial Watch di Washington.

Essi confermano i resoconti di WND nel corso degli ultimi tre anni sulle prove che l’ambasciatore americano Christopher Stevens è stato coinvolto nella spedizione di armi da Bengasi per sostenere le milizie affiliate ad al-Qaeda che combattono il regime di Bashar al-Assad in Siria, armando di fatto i jihadisti sunniti che si sono trasformati nell’ISIS.

I documenti confermano ulteriormente quanto riportato da WND sul fatto che l’obiettivo dei terroristi dietro l’attentato di Bengasi che ha ucciso Stevens era quello di forzare il rilascio di Omar Abdul Rahman, lo “sceicco cieco” che stava scontando l’ergastolo nelle carceri degli Stati Uniti per il suo coinvolgimento nell’attentato del 1993 al World Trade Center, e di vendicare la morte di un importante leader libico di al-Qaeda ucciso da un drone Usa in Pakistan.

“Questi documenti lasciano a bocca aperta”, ha detto Tom Fitton, il presidente di Judicial Watch. “Nessuna meraviglia sul fatto che abbiamo dovuto presentare più cause FoIA e attendere più di due anni.”

Fitton si riferisce in particolare ad un documento della Defense Intelligence Agency, DIA, del Dipartimento della Difesa, datato 12 settembre 2012. Documenta che l’attacco al complesso di Bengasi era stato accuratamente pianificato da al-Qaeda e dalle Brigate del Prigioniero Omar Abdul Rahman (BOCAR), legate ai Fratelli Mussulmani, e che mirava “ad uccidere quanti più americani possibile.”

Il documento, datato il giorno dopo l’attacco di Bengasi, fu inviato all’allora Segretario di Stato Hillary Clinton, all’allora segretario alla Difesa Leon Panetta, ai capi di stato maggiore e del Consiglio di Sicurezza Nazionale della Casa Bianca di Obama.

Il rapporto speciale WND gratuito  “ISIS Rising“, di Michael Maloof, l’esperto di Medio Oriente ed ex-analista del Dipartimento della Difesa, risponderà alle vostre domande sull’esercito jihadista che minaccia l’Occidente.

“Se il popolo americano avesse saputo la verità – che Barack Obama, Hillary Clinton e altri alti funzionari dell’amministrazione sapevano che l’attacco di Bengasi è stato un attacco terroristico di al-Qaeda dagli inizi – e tuttavia hanno mentito e coperto questo fatto – Mitt Romney avrebbe potuto essere benissimo il presidente”, ha osservato Fitton.

“Questi documenti indicano anche il collegamento tra il crollo della Libia e la guerra dell’ISIS – e confermano che gli Stati Uniti conoscevano dettagli degni di nota sul trasferimento di armi da Bengasi ai jihadisti siriani”, ha dichiarato Fitton.

Ha detto che i documenti “dimostrano che l’insabbiamento su Bengasi è continuato per anni ed è stato svelato solo attraverso le nostre azioni legali indipendenti”.

“Lo scandalo Bengasi è appena peggiorato un bel po’ per Barack Obama e Hillary Clinton”, ha detto Fitton.

Il piano per liberare lo sceicco cieco

La”relazione informativa” pesantemente censurata del Dipartimento della Difesa fornisce ulteriori elementi di prova all’articolo di WND del 27 gennaio, nel quale James “Ace” Lyons – un ex ammiraglio a quattro stelle che ha servito come comandante in capo della flotta del Pacifico degli Stati Uniti e uno dei membri fondatori della Commissione dei Cittadini su Bengasi – suggeriva che l’attacco è stato un tentativo di rapimento orchestrato dall’amministrazione Obama e andato “terribilmente storto”.

Lyons ha ipotizzato che l’amministrazione Obama voleva dare ai ribelli affiliati ad al-Qaeda che operavano in collaborazione con i Fratelli Musulmani libici l’opportunità di rapire Stevens e scambiarlo per lo sceicco cieco. Lo scopo del piano, dice Lyons, potrebbe essere stato quello di fornire all’amministrazione Obama un pretesto per giustificare al pubblico americano il rilascio dello sceicco cieco nelle mani dell’allora presidente egiziano Mohamed Morsi, in conformità con la richiesta che Morsi aveva fatto nel suo discorso di insediamento come presidente dell’Egitto.

I documenti del Dipartimento della Difesa rilasciati dal Judicial Watch rivelano inoltre che il capo di al-Qaeda Ayman al-Zawahiri inviò il leader BOCAR Abdul Baset, AZUZ, in Libia per cercare vendetta “per l’uccisione di Aboyahiye (ALALIBY) da parte degli Stati Uniti in Pakistan.”

I documenti forniscono ulteriori elementi di prova per un servizio di WND del 2013 che riportava che l’attacco di Bengasi era in risposta alla richiesta di Zawahiri di vendicare l’uccisione tramite drone statunitense del leader libico di al-Qaeda Abu Yahya al-Libi nella zona tribale del Waziristan in Pakistan il 4 giugno 2012.

La narrativa della CIA sull’attacco ‘non ben organizzato’ messa in discussione

I documenti appena rilasciati del DoD e del Dipartimento di Stato differiscono anche sul resoconto dell’attacco di Bengasi che viene dato da Michael Morell, il vice direttore della CIA recentemente andato in pensione, nel suo recente libro, “The Great War of Our Time” [La Grande Guerra del nostro tempo, NdVdE]. A pagina 206, egli sostiene che la visione di un video della CIA dell’attacco a Bengasi fatto in “tempo reale” lo ha portato a concludere che “con poca o nessuna pianificazione preventiva, gli estremisti di Bengasi hanno fatto alcune telefonate e hanno radunato un gruppo di persone che la pensavano allo stesso modo sull’andare al TMF.”

Nel racconto di Morell, l’attacco del 11/9 a Bengasi “non è stato ben organizzato”, ma “sembrava essere più una folla che era arrivata alla TMF con l’intento di violare il complesso e vedere quali danni potevano essere fatti”.

“Quando si valutano le informazioni dal video, ci sono pochi segni di un piano ben congegnato, pochi segni di comando e controllo, pochi segni di organizzazione, pochi segni perfino delle tattiche militari di base nell’attacco al TMF”, ha detto Morrell.

“Alcuni degli assalitori erano armati di armi di piccolo calibro; molti non erano armati affatto.Non si vede nessuna arma pesante nella registrazione”, continua Morell. “Molti degli assalitori, dopo essere entrati dalla porta anteriore, corrono oltre gli edifici all’altra estremità del complesso, comportandosi come se fossero entusiasti soltanto di averlo invaso. Essi non sembrano essere alla ricerca di americani a cui far del male. Sono apparsi intenti a saccheggiare e a condurre atti di vandalismo “.

Morell ha sottolineato che l’amministrazione Obama, nonostante le sue obiezioni al contrario, si è rifiutata di mettere a disposizione del pubblico il video “in tempo reale” dell’attacco di Bengasi ancora classificato dalla CIA.

Le armi spedite in Siria

Judicial Watch ha anche osservato che i documenti del Dipartimento della Difesa pubblicati questa settimana contengono la prima documentazione ufficiale che l’amministrazione Obama sapeva che le armi venivano spedite dal porto di Bengasi alle truppe ribelli in Siria.

Un rapporto del DoD dell’ottobre 2012 confermava:

Armi dalle ex scorte militari della Libia sono state spedite dal porto di Bengasi, in Libia fino ai porti di Banias e di Borj Islam, in Siria. Le armi spedite alla fine di agosto 2012 ammontano a fucili di precisione, lanciarazzi RPG, e missili per obici da 125 millimetri e 155 millimetri.

Durante il periodo immediatamente successivo, e in seguito all’incertezza che ne scaturì, la caduta del regime di Gheddafi nell’ottobre 2011 e fino all’inizio di settembre del 2012, le armi dalle ex-riserve militari libiche situate a Bengasi, in Libia, sono state spedite dal porto di Bengasi, in Libia, verso i porti di Banias e di Borj Islam, in Siria. I porti siriani sono stati scelti a causa della piccola quantità di traffico merci in transito su questi due porti. Le navi utilizzate per il trasporto delle armi erano di medie dimensioni e in grado di tenere 10 o meno container di carico.

Un documento DIA dettaglia ulteriormente:

Le armi spedite dalla Siria durante la fine di agosto 2012 erano fucili da cecchino, lanciarazzi RPG e missili per obici da 125 millimetri e 155 millimetri. Le quantità per ogni arma sono state stimate in 500 fucili di precisione, 100 lanciarazzi RPG con 300 colpi totali, e circa 400 missili per obici [200ea – 125 millimetri e 200ea – 155 millimetri.]

Il documento pesantemente censurato non rivela chi stava spedendo le armi.

Un altro rapporto della Defense Intelligence Agency, scritto nel mese di agosto 2012, lo stesso periodo di tempo nel quale gli USA stavano monitorando i flussi di armi dalla Libia alla Siria, diceva che l’opposizione in Siria era guidata da al-Qaeda e da altri gruppi musulmani estremisti: “i salafiti, i Fratelli Mussulmani, e l’AQI [al-Qaeda in Iraq] sono le forze principali che guidano l’insurrezione in Siria. ”

Judicial Watch ha notato che si prevedeva che l’impostazione settaria che aveva preso la guerra in Siria avrebbe avuto conseguenze disastrose per l’Iraq, conseguenze che comprendevano il “grave pericolo” dell’ascesa dell’ISIS.

Il documento DIA ha rilevato quanto segue:

Questo crea l’atmosfera ideale perché l’AQI torni alle sue vecchie enclavi a Mosul e Ramadi, e fornirà un rinnovato slancio sotto la presunzione di unificare la jihad dei sunniti dell’Iraq e della Siria, e il resto dei sunniti nel mondo arabo contro quello che considerano un nemico, i dissidenti. L’ISIS potrebbe anche dichiarare uno Stato islamico attraverso la sua unione con altre organizzazioni terroristiche in Iraq e Siria, cosa che creerà un grave pericolo per l’integrità territoriale dell’Iraq e la protezione del suo territorio.

Judicial Watch ha commentato che alcune delle “terribili conseguenze” sono censurate, ma la DIA profeticamente ha avvertito che una di queste conseguenze potrebbe essere la “rinnovata facilitazione ad entrare nell’arena iraquena per gli elementi terroristici provenienti da tutto il mondo arabo”.

Il 26 febbraio, Judicial Watch ha riferito sui documenti del Dipartimento di Stato ottenuti dall’organizzazione di controllo con sede a Washington in una separata causa FoIA che rivelano che gli aiutanti dell’allora Segretario di Stato Hillary Clinton, tra cui il suo allora capo di stato maggiore Cheryl Mills, sapevano fin dall’inizio che il complesso di Bengasi era sotto attacco da parte di uomini armati legati ad un gruppo terrorista.

fonte WND

Patrizio Ricci
Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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