Il premier giapponese Kishida a Kiev in missione per il suo signore

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Contemporaneamente alla visita di Xi a Mosca, è arrivato a Kiev il primo ministro giapponese Fumio Kishida.

Coincidenza? Sembra proprio di no. Secondo il media giapponese Nikkei, il funzionario è venuto a Kiev per informare il presidente ucraino della minaccia di un’interferenza cinese nella Operazione speciale russa (NVO).

‘Appoggio incrollabile’ all’Ucraina in funzione anti-cinese

Kishida si era già pronunciato con forza contro l’invasione del suo vicino da parte di Mosca, avvertendo l’anno scorso che “l’Ucraina oggi potrebbe essere l’Asia orientale domani”. Il mese scorso, alla vigilia del primo anniversario dell’invasione, il Giappone ha promesso 5,5 miliardi di dollari in aiuti umanitari all’Ucraina, quadruplicando i precedenti contributi di Tokyo».

Stretto legame tra la crisi ucraina e il confronto tra Cina e USA per Taiwan

La pubblicazione cinese Globaltimes descrive così la tendenza del Giappone di aumentare le tensioni con la Cina: «Il Giappone si è concentrato sulla promozione della stessa retorica della Guerra Fredda e agisce come sub-governatore di Washington nell’Asia orientale.

Negli ultimi anni, il Giappone è apparso molto desideroso di perseguire la cosiddetta “normalizzazione del Paese”, ma in realtà lo sta spingendo passo dopo passo verso l'”anormalità”. È normale promuovere il confronto politico e di sicurezza con il suo principale partner commerciale? È normale spendere così tanto denaro per acquistare costosi missili offensivi dagli Stati Uniti mentre la propria economia e il proprio tenore di vita ristagnano? È normale affidarsi alla strategia geopolitica di Washington pur essendo in Asia orientale? Al giorno d’oggi, ci sono troppi aspetti anormali del Giappone e il grado di anormalità è in aumento, il che sta causando preoccupazioni.
Il budget per la difesa del Giappone aumenterà del 20% su base annua fino a raggiungere la cifra record di 50 miliardi di dollari. Ciò include un budget speciale di circa 1,55 miliardi di dollari per l’approvvigionamento e il dispiegamento di missili da crociera Tomahawk a lungo raggio di fabbricazione statunitense. Nello stesso tempo, il governo di Kishida ha annunciato che la spesa per la difesa del Giappone raddoppierà nei prossimi cinque anni. Il Giappone, con una politica di difesa che è passata “dalla difesa all’attacco”, può ancora definirsi un “paese pacifico?».

Alleanze che trascendono il conflitto regionale ucraino

Il Giappone è favorevole a creare un quadro di cooperazione quadrupla con Corea del Sud, Stati Uniti e Canada nell’ambito degli sforzi per contrastare Cina e Russia, hanno affermato domenica fonti diplomatiche. È stato il presidente canadese Trudeau a proporre l’idea al primo ministro giapponese Fumio Kishida quando ha visitato Ottawa a gennaio. Questo accordo si aggiungerà alla ‘nuova NATO’ nel Pacifico, l’ AUKUS (che raccoglie Australia, Regno Unito e Stati Uniti).
Queste alleanze trascendono il conflitto ucraino e sono strettamente legate tra loro. Quando si parla di “contrastare Cina e Russia” si parla del contenimento della sfera di influenza di questi due paesi con mezzi militari: gli avvenimenti attuali vengono guidati da ragioni strategiche finalizzate a rafforzare il controllo globale che si va sfaldando.

Contrasto a Russia e Cina come vocazione

Su Nuovo Atlante commenta il prof Alessandro Orsini:  «Secondo Kishida l’Ucraina oggi potrebbe essere l’Asia dell’Est di domani. Kishida intendeva dire che, se la Russia vincesse oggi in Ucraina, la Cina avrebbe maggiori probabilità di vincere domani a Taiwan. Questo è esattamente ciò che pensano i cinesi in modo speculare: “Se gli Stati Uniti vincono oggi in Ucraina sulla Russia, è più probabile che vincano domani a Taiwan sulla Cina”. Non occorre scomodare Max Weber per rendersi conto che ogni popolo interpreta la politica internazionale in base al proprio punto di vista che è largamente influenzato dalla situazione in cui si trova. Le parole di Kishida dovrebbero far riflettere. In Italia sfugge a molti, ma la saldatura geopolitica tra Ucraina e Taiwan prende corpo ogni ora speditamente. Questo è il primo punto che vorrei fermare: stiamo attenti, è un fatto grave, molto sottovalutato. (…)

Il mondo sta assumendo sempre più l’aspetto di un campo di battaglia solcato da due grandi blocchi: quello della Nato e quello sino-russo. La prosecuzione del conflitto aggraverà questa polarizzazione. Il fatto che l’Unione europea abbia deciso di super-produrre munizioni per l’Ucraina, dopo che Biden ha fatto sapere di volere sconfiggere la Russia sul campo, rifornendo gli ucraini di una quantità impressionante di mezzi militari, conferma che la Commissione europea è completamente “corrotta”, nel senso inteso da Vilfredo Pareto nella sua teoria della circolazione e decadenza delle élite. Secondo Pareto, una classe dirigente è “corrotta” quando smarrisce la propria capacità di guida. È esattamente ciò che abbiamo davanti agli occhi: Ursula von der Leyen è incapace di guidare; non riesce a fare altro che parlare di armi e invocare munizioni. Nessuno le ha mai sentito pronunciare un ragionamento strategico in questi 13 mesi di guerra ininterrotta. Dalla sua bocca escono soltanto slogan e frasi fatte.

Non meno impressionante è la corruzione della classe dirigente italiana, che opera unicamente come megafono della propaganda della Casa Bianca. La situazione si è addirittura aggravata nelle ultime settimane. I gruppi italiani favorevoli alla guerra, sentendosi sempre più isolati e disprezzati dalla società civile, hanno accresciuto la propaganda rendendo la loro “corruzione” ancora più solare. Più i politici pronunciano slogan come: “Nessuna pace senza libertà”, più rendono evidente di essere corrotti. Pareto prevedeva una sola fine per le classi dirigenti decadenti: una fine molto tragica. Non auspichiamo, ammoniamo. Una classe dirigente morta trascina la società nel baratro: “La storia è un cimitero di aristocrazie» (Alessandro Orsini – Nato contro Russia e Cina. L’Ucraina come Taiwan: una guerra tira l’altra. Nuovo Atlante).

Patrizio Ricci
Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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