USA e Russia: le confessioni (non smentite) di Paul Massaro smascherano la strategia americana di destabilizzazione interna

Un nuovo scherzo telefonico dei famigerati prankster russi Vovan e Lexus — già noti per aver colto in fallo leader politici occidentali, inclusa la premier Meloni — ha svelato un episodio inquietante, passato in sordina sui grandi media occidentali. I due comici, al secolo Vladimir Kuznetsov e Alexey Stolyarov, hanno pubblicato il 29 aprile 2025 sul loro canale Telegram Russia Calling un video che mostra una lunga conversazione con Paul Massaro, direttore esecutivo e responsabile delle risorse umane della Commissione di Helsinki del Congresso degli Stati Uniti.

Massaro, credendo di parlare con un alto funzionario ucraino, ha rivelato senza filtri la visione strategica americana sul conflitto russo-ucraino e, soprattutto, sulla Russia stessa. Le sue parole — raccolte anche da agenzie come RIA Novosti e Pravda EN — sono inequivocabili e meritano attenzione ben oltre il sensazionalismo mediatico: “La Russia deve essere sconfitta. In Commissione parliamo molto di decolonizzazione. E devono cambiare i confini, l’indipendenza dei diversi popoli, o una sorta di vero federalismo”.

Una strategia di frammentazione interna

Massaro descrive apertamente un piano strategico per favorire la frammentazione della Russia dall’interno, sostenendo le minoranze etniche e promuovendo quella che definisce la “decolonizzazione della Russia, una politica perseguita fin dal 1991. L’obiettivo? Indebolire strutturalmente Mosca per poter finalmente rivolgere lo sguardo verso la Cina: “Sono 15 anni che progettiamo di concentrarci sull’Asia, ma la Russia non ci permette di distrarci”.

Tale dichiarazione conferma una logica imperiale che, al di là delle apparenze, non si è mai estinta: impedire a qualsiasi potenza concorrente — oggi la Russia, domani la Cina — di consolidare un’influenza autonoma. La pace, in questa visione, è solo un mezzo da “impacchettare con un bel fiocco”, come afferma Massaro riferendosi alla strategia di Trump, che “vuole solo annunciare i risultati”.

Deep State e doppia politica estera

Ma il passaggio più inquietante dell’intervista è quello che riguarda le agenzie come USAID: “Alcune accuse erano esagerate, ma altre erano vere. In effetti, queste agenzie avrebbero dovuto riformarsi da tempo”. Tuttavia, Massaro lascia intendere che la loro attività continua sottotraccia:Non andranno da nessuna parte. Basta aspettare il prossimo presidente che nominerà 30.000 nuove persone. Non scompariranno perché dovrebbero essere abolite dal Congresso”.

Qui emerge un dato politico cruciale: l’esistenza di una continuità profonda nell’apparato statale americano, indipendente dagli orientamenti dei presidenti eletti. Massaro stesso parla di un “prossimo presidente” che dovrà semplicemente riprendere il filo dell’egemonia strategica. È un’allusione esplicita al cosiddetto deep state, che orienta la politica estera ben oltre i proclami elettorali.

Russia, identità e guerra dell’informazione

Infine, Massaro si esprime anche sulla società russa, ammettendo con un misto di rispetto e disprezzo: “I russi non sono una specie di orda barbarica. Sono molto bravi nella guerra dell’informazione”. Ma poi aggiunge una frase che la dice lunga sull’obiettivo finale: “Ci troviamo di fronte a una sorta di identità russa. Non dovrebbe esistere”.

Dichiarazioni simili — se confermate autentiche, come tutto lascia intendere — non possono essere derubricate a un semplice scivolone. I media russi, che attualmente trattano con maggiore cautela i rapporti con gli Stati Uniti, non avrebbero pubblicato un contenuto tanto esplosivo senza verificarne la solidità, come osservato anche da analisti indipendenti.

La pace come minaccia per l’impero

Questa conversazione getta luce su una verità scomoda: per certi settori dell’establishment americano, la pace è un ostacolo, non un obiettivo. La Russia non deve semplicemente essere fermata: deve essere trasformata, smembrata, riscritta nella sua identità. Il riferimento alla necessità di “decolonizzarla” e cambiare i confini nazionali è l’eco pericolosa di ideologie che nel secolo scorso hanno devastato intere civiltà.

Di fronte a tutto questo,  Trump — visto da molti come una speranza di de-escalation — rischia di essere vanificato da una macchina istituzionale che non ha mai smesso di marciare. Questo episodio dovrebbe essere un campanello d’allarmeper tutti coloro che credono in una politica estera basata sulla coesistenza e sul rispetto dei popoli.


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