USA e Gas russo: Una Mediazione Energetica per la Pace in Europa?

Immaginate un’Europa in cui il gas russo torna a fluire verso Occidente, ma questa volta gestito dagli Stati Uniti. Un’ipotesi ardita, ma che comincia a delinearsi in una serie di articoli e analisi geopolitiche. Il giornalista italo-americano Roberto Mazzoni, intervenuto sul canale YouTube “Il Vaso di Pandora” il 16 aprile 2025, descrive uno scenario in cui Washington si propone come intermediario energetico tra Russia e Unione Europea, attraverso il controllo strategico di tre asset chiave: il gasdotto Nord Stream 2, il corridoio trans-ucraino e l’hub energetico di Odessa.

Si tratta di speculazioni, certo, ma non prive di fondamento logico: controllare l’energia può diventare leva diplomatica per contenere i conflitti e stabilizzare l’Europa. Proviamo ad analizzare questi elementi uno per uno.


Nord Stream 2: la riapertura Improbabile che rientra nei giochi

Il gasdotto Nord Stream 2, ufficialmente sospeso nel 2022 in seguito campagna militare russa in Ucraina, è tornato al centro di indiscrezioni. Il Financial Times (2 marzo 2025) ha riportato che Matthias Warnig, ex dirigente tedesco vicino a Vladimir Putin, starebbe conducendo colloqui con Stephen P. Lynch, imprenditore statunitense e finanziatore della campagna di Donald Trump, per trasferire la gestione del gasdotto a un consorzio americano.

Secondo Money.it (3 marzo 2025), una delle due linee gemelle del Nord Stream 2 risulterebbe ancora tecnicamente operativa, con una capacità potenziale di 27,5 miliardi di metri cubi di gas all’anno. Di fronte alla crisi finanziaria in cui versa Gazprom, un’operazione di vendita o cessione temporanea dell’infrastruttura agli USA non sarebbe impossibile.

Questa prospettiva è rafforzata da un’indiscrezione pubblicata da L’Antidiplomatico (15 aprile 2025), secondo cui l’ex ambasciatore americano in Germania, Richard Grenell, sarebbe coinvolto in una trattativa multilivello per legare il destino del Nord Stream 2 a un eventuale piano di pace tra Russia e Ucraina, con gli USA nel ruolo di gestori neutrali del gas russo.


Il Gasdotto Trans-Ucraino: da strumento di Guerra a Ponte Diplomatico?

Il secondo asse riguarda il gasdotto che attraversa il territorio ucraino, storicamente centrale nel transito del gas russo verso l’Europa. Dal 1° gennaio 2025, il flusso è ufficialmente interrotto. Tuttavia, secondo The Guardian (13 aprile 2025), esisterebbero pressioni statunitensi per riattivare il tracciato in un quadro più ampio di accordi commerciali che includano le risorse minerarie dell’Ucraina.

La Reuters (12 aprile 2025) ha rivelato che funzionari americani avrebbero proposto la gestione congiunta del gasdotto, ottenendo però una reazione critica da parte di esponenti ucraini come Volodymyr Landa, che ha parlato apertamente di “bullismo coloniale”.

Il sito Contropiano (10 aprile 2025) avanza l’ipotesi che Washington possa puntare a reintegrare il gas russo nei flussi energetici europei proprio attraverso il corridoio ucraino, offrendo a Kyiv compensazioni economiche e supporto militare in cambio. Un modo, seppure indiretto, per riaprire un canale di dialogo con Mosca senza compromettere la sovranità ucraina.


Odessa: L’Hub Strategico che Potrebbe Unire Tre Mondi

Il terzo elemento della visione proposta da Mazzoni potrebbe riguardare il porto di Odessa, snodo logistico cruciale nel Mar Nero. Già nel 2019 la Reuters (11 luglio) aveva evidenziato il ruolo dell’hub nella gestione di petrolio e gas provenienti da Russia e Azerbaijan.

Secondo un’analisi di Geopolitical Futures (10 marzo 2025), gli Stati Uniti avrebbero incluso Odessa nel piano per la creazione di un centro logistico per il GNL americano, ma in prospettiva anche per il gas russo, trasformando la città in un punto di convergenza economica tra USA, Ucraina e Russia.

Un approfondimento pubblicato da Scenari Economici (12 aprile 2025) suggerisce che l’amministrazione americana stia valutando l’ipotesi di offrire nuovi pacchetti di aiuti militari a Kyiv in cambio di una gestione occidentale (statunitense o mista) dell’hub energetico, al fine di rafforzare la presenza nel Mar Nero e al tempo stesso avviare un percorso di cooperazione regionale.


La Tesi di Mazzoni: Un’Energia per la Pace

E’ probabile che che sono questi i segnali che Mazzoni interpretra come parte di una strategia più ampia, attribuibile al team di Trump, che mirerebbe a utilizzare l’energia come leva per prevenire un’escalation in Europa. Secondo Mazzoni, gli Stati Uniti — pur avendo contrastato duramente la Russia sul piano militare e diplomatico — potrebbero essere percepiti da Mosca come interlocutori più affidabili degli europei, accusati da tempo di aver violato gli accordi di Minsk 1 e 2.

Lo scopo non sarebbe solo economico. Mazzoni ipotizza che l’intenzione americana sia quella di scongiurare un’ulteriore deflagrazione del conflitto, creando una zona di stabilità attraverso l’intermediazione energetica: fornire gas russo con garanzie americane potrebbe rassicurare sia Mosca che l’Europa, favorendo un percorso di distensione.


L’Italia e il Dilemma della Sovranità Energetica

In questo contesto geopolitico in evoluzione, l’Italia si trova davanti a un bivio strategico. Oggi il nostro Paese importa circa il 40% del gas da Algeria, Azerbaijan e dagli Stati Uniti sotto forma di GNL. Se gli USA assumessero il ruolo di mediatori nel commercio del gas russo, potrebbero offrire forniture a condizioni più vantaggiose, con ricadute positive per famiglie e imprese italiane, alle prese con bollette elevate e costi industriali non competitivi.

Tuttavia, questa prospettiva solleva interrogativi sulla reale autonomia energetica nazionale. Negli ultimi anni, l’Italia ha investito in progetti per diversificare le fonti di approvvigionamento — dal TAP al rigassificatore di Piombino, fino al rafforzamento dei rapporti con i paesi africani. Parlare di “dipendenza” è forse un eufemismo: l’Italia già oggi subisce vincoli pesanti, non solo tecnici ma politici, imposti da Bruxelles.

In questo senso, una maggiore apertura verso Washington — pur comportando un nuovo asse di interdipendenza — potrebbe risultare più equilibrata rispetto alla subordinazione strategica all’approccio bellicista di Francia e Regno Unito. Più che una dipendenza passiva, si tratterebbe di giocare un ruolo attivo nel ridefinire il proprio spazio di manovra, puntando a un rapporto più bilanciato tra sovranità nazionale e integrazione internazionale.


Tre Scenari Possibili

1. Mediazione di Successo
Gli USA rilevano Nord Stream 2, riattivano il gasdotto ucraino e convertono Odessa in un hub strategico. Il gas russo torna in Europa, con garanzie americane. I prezzi calano, e l’Italia ne beneficia, ma deve ridefinire il proprio ruolo energetico.

2. Resistenze Europee
Germania e Polonia ostacolano il piano per timore di un’eccessiva influenza statunitense. L’Ucraina rifiuta la concessione del gasdotto. L’Italia rafforza i propri legami con l’Algeria e investe ulteriormente in fonti rinnovabili.

3. Stallo Geopolitico
Le trattative falliscono per l’opposizione di Mosca o per l’instabilità interna in Ucraina. L’Europa resta priva di gas russo, e il continente è costretto ad affrontare una crisi energetica prolungata e devastante nel lungo medio-lungo termine.


Conclusione

In un mondo segnato da conflitti, chi detiene il controllo delle risorse può anche indicare vie d’uscita. La visione proposta da Roberto Mazzoni si colloca tra il realismo geopolitico e la diplomazia energetica: un ritorno del gas russo in Europa, mediato dagli Stati Uniti, potrebbe apparire paradossale, ma risponderebbe a una logica precisa — quella di usare l’energia non come arma, ma come strumento di pace.

Un simile scenario, sebbene complesso, potrebbe contribuire a quella ripresa economica che l’Unione Europea sembra inseguire oggi nel settore bellico. È chiaro che Mosca difficilmente accetterebbe di vedere il proprio gas alimentare industrie riconvertite alla produzione militare, e qualsiasi accordo richiederebbe un lungo e delicato processo negoziale. Tuttavia, l’ipotesi merita attenzione.

Come sempre, le crisi aprono opportunità: la chiave è farsi trovare pronti e soprattutto desti.