Università di Dallas: “Il Papato nel 21 ° secolo: dove siamo e dove stiamo andando?”

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Propongo un interessante dibattito svoltosi all’Università di Dallas tra Austin Ivereigh, biografo ufficiale di Papa Francesco, e Ross Douthat, editorialista del New York Times la “bibbia” del progressismo mondiale. L’incontro è interessante perché mette in evidenza un contrasto di vedute sulla Chiesa attuale, in particolare sul papato di Papa Francesco, un contrasto che avviene tra due personaggi appartenenti ambedue all’ambiente progressista.

Il confronto è avvenuto durante un incontro organizzato dall’Università di Dallas dal titolo: “Il papato nel XXI secolo: Dove siamo e dove stiamo andando?”.

da Crux Now

“Il Papato nel 21 ° secolo: dove siamo e dove stiamo andando?” È stato organizzato dall’Università di Dallas come parte della loro annuale serie di  McDermott Lecture, e co-sponsorizzato da DeSales Media della Diocesi di Brooklyn, in uno sforzo per accogliere una conversazione civile di alto livello sul significato di questo pontificato. (DeSales Media è sponsor di Crux .)

Ivereigh, autore di una biografia del 2015 di Francesco, il “Grande Riformista”, si è schierato a favore di una “ermeneutica della continuità”, sostenendo che “il papato di Francesco costruisce in modo molto bello sul papato di Benedetto, e tanto di quello che Francesco sta facendo è stato previsto, anticipato e reso possibile da papa Benedetto XVI”.

In risposta alle crescenti ondate di secolarizzazione, la Chiesa è cresciuta “lontana, dogmatica, più interessata a se stessa che all’umanità”, ha sostenuto Ivereigh, rifugiandosi nell’etica piuttosto che nella discepolanza.

“Stavamo trasformando la nostra fede in un’ideologia, e quello che la gente sapeva di noi era ciò verso cui noi siamo contrari “, ha detto Ivereigh.

Egli ha continuato sostenendo che il papato di Francesco segna l’inizio di un'”era globale”, in cui l’esperienza della Chiesa latinoamericana mira a cambiare quella narrazione.
Douthat ha concordato che dopo gli anni post-Vaticano II, c’è stata “per la Chiesa un’opportunità molto reale nella crisi in corso dell’Occidente… per offrire al mondo un altro tipo di centro” che ha respinto sia il neo-liberalismo, populismo, e altri movimenti diversi.

Eppure, come ha sostenuto nei suoi editoriali sul New York Times e nel prossimo libro che uscirà dal titolo “Per cambiare la Chiesa”, Douthat ha esortato alla prudenza su ciò che egli ha descritto come una “mutazione cattolica verso un modello di comunione più anglicana”, nell’era di Francesco, che, a suo avviso, ha anche riaperto una serie di altre questioni teologiche connesse.

“Penso che la sua [di papa Francesco] a volte trascuratezza e scetticismo intorno alla dottrina e alla continuità dottrinale – continuità dottrinale che risale fino alla persona di Gesù Cristo… ha portato a una situazione in cui la Chiesa sta sbandando verso una modalità non alla lettera, ma a una sorta di scisma de facto, su certe questioni”, ha avvertito Douthat.

Sui  Dubia  e Dissenso dottrinale

L’apertura prudente di Francesco alla comunione per i cattolici divorziati e risposati, come delineata in Amoris Laetitia, dopo due sinodi sulla famiglia nel 2014 e nel 2015, ha portato alcuni critici ad accusare Francesco di rompere con i suoi predecessori sull’indissolubilità del matrimonio, mentre altri sostengono che Amoris rappresenta solo un cambiamento nella disciplina sacramentale, non un cambiamento di dottrina.

Nel tentativo di fornire un contesto storico, Ivereigh ha detto che i due sinodi miravano a fare i conti con una realtà pastorale in risposta allo spostamento sociale sul divorzio.

“La disciplina sacramentale della Chiesa rifletteva un tempo in cui il divorzio era la grande eccezione nel mondo cattolico, e l’obiettivo primario della disciplina sacramentale era quello di proteggere la comunità cattolica dall’impatto del divorzio “, ha detto Ivereigh.

Ivereigh ha detto che invece di “arrendersi alla modernità”, come alcuni critici hanno sostenuto, Amoris adotta un approccio pastorale per esaminare ogni singolo caso di divorzio e ricomposizione separatamente, in un processo di discernimento sulla possibilità di ricevere la comunione.

“Non stiamo parlando di un cambiamento di dottrina, la dottrina cattolica sulla indissolubilità del matrimonio è su ogni singola pagina di Amoris Laetitia”, ha detto Ivereigh.

Quando ci si chiedeva perché Francesco non abbia risposto ai dubia – domande rivolte a Francesco da quattro cardinali alle quali si doveva rispondere con uno specifico “sì” o “no” riguardo alla ricezione della comunione – Ivereigh ha detto che Francesco ha cercato di non far aumentare la confusione, rispondere ai dubia avrebbe significato minare il processo stesso di discernimento richiesto da Francesco in Amoris Laetitia.

“È in realtà una sfida non solo alla sua autorità magisteriale, ma a tutto il processo del Sinodo stesso, che è stato un processo di discernimento ecclesiale”, ha detto Ivereigh, “così Francesco non può rispondere direttamente ai dubia mediante una sorta di lettera senza minare l’intero processo del Sinodo”.
Nel frattempo, Douthat ha contestato l’idea che sia stata offerta un qualche tipo di interpretazione definitiva [all’Amoris Laetitia].

“Moderatamente contesto che il Santo Padre abbia chiarito quale sia l’interpretazione precisa e corretta di Amoris Laetitia”, ha detto Douthat.

Egli ha continuato sostenendo che i difensori di Amoris vogliono difendere effettivamente l’insegnamento della Chiesa sul matrimonio, promuovendo allo stesso tempo nuove pratiche disciplinari che non aderiscono alla realtà dottrinale e ontologica del matrimonio.

“C’è questa costante insistenza che noi difendiamo l’indissolubilità… che è bene e buono”, ha detto Douthat, “ma in pratica lo state svuotando di ogni significato”.

“Questo lascia i conservatori nella scomoda posizione di dissentire essenzialmente da qualcosa che il papa sta chiaramente insegnando”, ha detto Douthat .

Twitter cattolico e Testimonianza cristiana

Mentre Amoris Laetitia è stata emessa da Francesco a Roma – il campo di battaglia per la sua interpretazione è stato spesso quello dei social media, dove gli esperti cattolici, i teologi ed effettivamente chiunque avesse una opinione in merito hanno spesso discusso su Twitter [e Facebook, ovviamente, ndr]. (…)

“L’immediatezza del medium, e il modo in cui ci si polarizza e si “tribalizza” rapidamente, è un problema reale e una vera sfida”, ha detto Ivereigh, osservando che ciò presenta una particolare difficoltà nel costruire quella che Francesco ha definito la “cultura dell’incontro”.

“Mi piace la muscolarità ed il franco disaccordo su Twitter”, ha detto Ivereigh,” e penso che sia bene vivere in quella tensione, ma come Chiesa dobbiamo imparare a farlo meglio”.

Douthat si è mostrato d’accordo, dicendo che “Twitter fa apparire il dibattito cattolico più estremo, più polarizzato e personalizzato”. Eppure, ha aggiunto che, come hanno dimostrato i dibattiti su Amoris Laetitia, ciò rappresenta anche un’opportunità di onestà e trasparenza.

“C’è una tendenza, perché la Chiesa è una società e una burocrazia, dei responsabili della Chiesa a fingere che questi dibattiti non esistano”, ha detto. “Quindi, se segui Catholic Twitter, pensi che ci stiamo letteralmente dirigendo verso il Grande Scisma o una Riforma, ma se ascolti i nostri vescovi, pensi che tutto stia andando sempre meravigliosamente e che il grande rinnovamento si sta diffondendo sulla terra e così via, e non sempre è così”.

Douthat ha poi osservato che dal Concilio Vaticano II, ci sono stati gravi disaccordi sul futuro della Chiesa e Twitter è servito come mezzo per portare alla luce queste tensioni.

“Questo è un periodo di crisi sostenuta e di discussione, e alcune di queste diatribe su Catholic Twitter sono un’espressione malsana di una realtà che potrebbe essere migliore se i nostri responsabili fossero disposti ad esprimere (sé stessi) in toni più modulati”, ha detto.
L’eredità di Francesco

Guardando al futuro, Ivereigh e Douthat hanno offerto previsioni contrastanti su come la storia giudicherà Jorge Mario Bergoglio, che ha coraggiosamente preso il nome di “Francesco” con l’impegno di riformare la Chiesa.

“Penso che sarà un papa che, per molti versi, ristabilirà l’equilibrio all’interno del cattolicesimo”, ha detto Ivereigh, che crede che il papato di Francesco sarà visto come “quello che avrà ristabilito l’annuncio primario della Chiesa, che è tutto basato su questo incontro con il Dio misericordioso”.

“Non sarà ricordato, io posso essere fiducioso su questo, come un papa che ha presieduto ad uno scisma. Non c’è scisma, c’è un gruppo di persone che sono molto infelici, ma sono una minoranza molto piccola. La maggior parte della Chiesa segue pienamente questo papa e si rallegra con lui”, ha concluso Ivereigh.

Douthat, tuttavia, ha offerto riserve e a volte avvertimenti un po’ spaventosi, dicendo che l’eredità di Francesco ha aperto seri interrogativi che non andranno via, e le divisioni che continueranno a causare ulteriori rotture dovranno essere risolte da un futuro Concilio ecumenico.
“E’ possibile che quel Concilio deciderà in modi che faranno ricordare Francesco esattamente secondo le linee suggerite da Austen come una sorta di papa eroico disposto ad andare oltre i suoi predecessori nell’apportare le modifiche necessarie”, ha ammesso Douthat.

“Ma penso anche che ci sia una possibilità reale che quella risoluzione [del Concilio, ndr] ci tramanderà l’eredità di Francesco come uno dei papi, e ce ne sono stati alcuni, che hanno messo a repentaglio il deposito della fede in modalità che sono state sfortunate per dirla in maniera lieve”, ha detto Douthat.

fonte: Sabino Paciolla – Facebook da https://cruxnow.com/global-church/2018/01/26/douthat-ivereigh-spar-dallas-legacy-francis-papacy/

 

Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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