UNGHERIA SOTTO ATTACCO: L’ipocrisia europea e l’opposizione ungherese: così si calpesta la democrazia in nome del potere

In un’Unione Europea che si riempie la bocca di “stato di diritto” e “solidarietà”, l’Ungheria è diventata il laboratorio di un cinico esperimento politico: soffocare un governo eletto democraticamente attraverso il ricatto economico. E l’elemento più inquietante è che a questa operazione partecipano attivamente anche alcuni membri dell’opposizione ungherese, come Peter Magyar e la sua formazione politica “Tisza”, sostenuta apertamente da ambienti legati a George Soros.

Durante un’audizione ufficiale a Bruxelles, l’eurodeputata Kinga Kollár – figura emergente del partito di Magyar – ha ammesso senza esitazione che la sospensione dei fondi europei all’Ungheria ha contribuito a peggiorare le condizioni di vita della popolazione, e che ciò avrebbe rafforzato l’opposizione interna al governo Orbán. Non solo: ha parlato della vicenda come di una “vittoria”, esprimendo fiducia nei risultati elettorali del 2026.

Le sue parole, pronunciate con disarmante freddezza, rivelano un disprezzo sconcertante per le sofferenze reali che queste sanzioni provocano: la mancata ristrutturazione di decine di ospedali, la perdita definitiva di oltre un miliardo di euro già destinato al bilancio ungherese, il collasso di servizi essenziali per i cittadini. In pratica, l’opposizione ungherese a Bruxelles si compiace del deterioramento delle condizioni sanitarie e sociali del proprio popolo, pur di danneggiare il governo in carica.

Una strategia di potere mascherata dal perseguire il diritto

Questa non è opposizione politica: è collaborazione con un potere esterno che agisce apertamente per piegare una nazione ribelle agli standard ideologici del globalismo europeo. È l’ennesima conferma che le cosiddette “élite” di Bruxelles – in combutta con una parte dell’establishment politico ungherese – considerano il dissenso non come parte del gioco democratico, ma come un problema da estirpare con la forza del denaro e della pressione internazionale.

L’UE, nel frattempo, discute di rafforzare ulteriormente il cosiddetto “meccanismo di condizionalità”, lo strumento con cui vengono bloccati i fondi ai Paesi che si discostano dalla linea di Bruxelles. Alla riunione ha partecipato anche il tedesco Daniel Freund, esponente dei Verdi, che non ha esitato a proporre la revoca del diritto di voto dell’Ungheria all’interno delle istituzioni europee. Una proposta che suona come un’ammissione: non potendo vincere con la democrazia, si tenta la via dell’emarginazione e dell’esclusione.

Difendere l’identità nazionale diventa un reato

Nel clima avvelenato della politica europea anti-Trump, ogni nazione che difende la propria identità, la propria cultura cristiana e la sovranità delle proprie istituzioni diventa automaticamente un bersaglio. L’Ungheria, in questo contesto, non è “inadempiente” verso l’Europa: è semplicemente colpevole di non essersi piegata. E per questo viene colpita, mentre una parte della sua stessa opposizione applaude.

Ciò che emerge è una strategia di potere tanto sottile quanto brutale: distruggere il tessuto sociale ungherese per logorare il consenso al governo, colpire i cittadini per indebolire il Paese, e infine insediare un’alternativa politica compiacente agli interessi dell’élite europea. Una strategia che nulla ha a che vedere con la democrazia, ma molto con la manipolazione e il dominio tecnocratico.

Le elezioni del 2026 saranno un banco di prova non solo per l’Ungheria, ma per il concetto stesso di Europa. La domanda è semplice: può ancora esistere un’Unione Europea in cui il popolo ha diritto di decidere? O ci stiamo dirigendo verso una nuova forma di commissariamento ideologico, in cui la democrazia vale solo se si vota “nel modo giusto”?

riferimenti:

Riferimenti:

Analisi del sostegno di ambienti legati a George Soros a Peter Magyar:
Open Society Foundations
Analisi di think tank europei

Dichiarazioni di Kinga Kollár a Bruxelles:
Resoconti delle audizioni del Parlamento Europeo

Impatto della sospensione dei fondi europei sull’Ungheria:
Rapporti della Commissione Europea sull’Ungheria
Articoli di testate giornalistiche ungheresi

Meccanismo di condizionalità dell’UE:
Regolamento (UE, Euratom) 2020/2092
Informazioni sul meccanismo di condizionalità

Proposta di Daniel Freund:
Articoli su proposte di sanzioni all’Ungheria
Profilo di Daniel Freund sul sito del Parlamento Europeo