Per una corretta comprensione delle vicende attuali è bene ricordare le atrocità dai cosidetti gruppi ‘ribelli’ nel 2013 , quando hanno occupato la vicina città industriale di Adra (13 km da Damasco). In quell’occasione le milizie jihadiste facenti capo all’arabia saudita, Qatar e la Turchia – cioè Jaish el- Islam e Jabhat al-Nusra – uccisero almeno 91 persone appartenenti alle minoranze religiose alawite, druse, sciite e cristiane tramite decapitazione o bruciate vive.
Su quei fatti ci sono testimonianze dirette e foto. Racconta Ibraim un sopravvissuto:
Le decapitazioni di civili (alcuni uccisi solo per essere funzionari pubblici), furono fotografate e mostrati sui siti jihadisti. Come testimoniano molti filmati girati dagli stessi terroristi, circa 200 cittadini (inclusi donne e bambini) che non rispondevano ai loro dettami religiosi furono rapiti o rinchiusi in gabbie metalliche per essere usati come scudi umani allo scopo di prevenire gli attacchi aerei governativi tesi a liberare l’area.
Sugli ostaggi chiusi in gabbie metalliche dice Human Rights:
Degli ostaggi spariti, tuttora non si conosce la sorte. E’ probabile però che molte delle famiglie rapite furono portate nella città di Douma, che è il quartiere strategico dell’opposizione armata dall’inizio della crisi siriana. È anche il luogo in cui i miliziani hanno costruito le più importanti fortificazioni difensive, usando anche i prigionieri come manodopera.
2013: i civili di Adra fuggono nelle zone governative
Contrariamente a come ci viene presentato dai media, la popolazione nell’area di Ghouta Est è vessata e sottoposta ad arruolamenti forzati. Come ha riferito a suo tempo Washington Post , vicino Ghouta si trovava il “Campo Zarqawi per bambini”, per lungo tempo utilizzato dallo Stato islamico per addestrato i bambini alla jihad.
Si calcola che finora i jihadisti abbiano lanciato su Damasco circa 2700 ordigni, uccidendo così più di 1000 civili.
E’ paradossale che lungi dal porsi il problema di come una simile dirigenza possa governare Ghouta e sulle conseguenze sulla popolazione e sull’educazione dei bambini , la comunità oggi si preoccupa soprattutto che non avvenga che il governo siriano riprenda l’enclave.
E’ bene ricordare che nel 2014 i salafiti lanciavano sulla città 100 ordigni al giorno. Quelle milizie ‘ribelli sono le stesse che tengono sotto scacco la popolazione di Damasco che teme in ogni istante di essere colpita dagli ordigni che questi lanciano quotidianamente sulla capitale. Stiamo parlando dei ribelli di Ghouta Est, quelli per cui tutto il mondo si sta stracciando le vesti. Il suo portavoce che si definisce il direttore dell’ospedasle di Ghouta Et è stato fotografato tempo addietro con la bandiera dell’ISIS con altri ‘confratelli’.
A Ghouta Est sono i cosiddetti ribelli che impediscono l’esodo all’esterno dei civili. Chi poteva lo ha fatto (erano 2.600.000 gli abitanti che vi vivevano. Oggi dicono 400.000 ma non ne sono più di 200.000 di cui circa 40.000 facenti parte delle bande armate) . Quindi prendersela con Assad è solo per chi è collegato ad altra rete, una rete grottesca della Marvel Comics.
In una situazione normale i ribelli dovrebbero raccogliere baracche e burattini ed andarsene. Ma non lo fanno, anzi si contendono il potere facendo centinaia di vittime civili. E evidente che la scelta che le forze armate governative sovente si trovano davanti a dover fare è quella tra dar battaglia alla guerriglia o fare nulla e farsi uccidere e lasciar devastare tutto il resto della città che le forze di sicurezza stesse sono incaricate di preservare e proteggere.


