UE, aborto e controllo ideologico: perché dobbiamo riconquistare la sovranità

La recente notizia diffusa da Pro Vita & Famiglia ha rivelato un nuovo scandalo che coinvolge direttamente le istituzioni europee: tra il 2022 e il 2025, la Commissione Europea ha finanziato con oltre 3,3 milioni di euro la International Planned Parenthood Federation (IPPF), il braccio internazionale della più nota Planned Parenthood, attiva negli Stati Uniti nella diffusione dell’aborto, della contraccezione e del controllo delle nascite.

Attenzione: qui non si tratta di riaprire il dibattito sull’aborto – una pratica chiaramente anti-cristiana ma accettata dalla maggior parte delle società europee – bensì di evidenziare l’illegittimità dell’azione dell’UE. Le istituzioni europee non hanno alcuna competenza nella promozione e diffusione di queste pratiche a livello globale, tanto meno in Paesi dove la cultura, la tradizione e le convinzioni religiose le rifiutano profondamente. La cosiddetta “salute riproduttiva” non rientra tra i compiti dell’Unione Europea: questi temi appartengono al dibattito nazionale dei singoli Stati e devono restare sotto la loro esclusiva sovranità.

La vicenda del finanziamento è emersa grazie a un’interrogazione del gruppo Fratelli d’Italia – ECR al Parlamento Europeo, che ha chiesto spiegazioni alla Commissione guidata da Ursula von der Leyen. La questione è di primaria importanza non solo per il tema etico in gioco – la vita nascente – ma anche per una chiara violazione del principio di sussidiarietà: l’aborto è infatti una competenza nazionale, e non dell’Unione Europea. Il finanziamento a Planned Parenthood non è dunque solo una scelta controversa, ma un abuso di potere che dimostra ancora una volta come l’UE stia forzando l’agenda ideologica delle élite globaliste sugli Stati membri, scavalcando ogni regola e logica democratica.

Ma questo episodio non è un caso isolato. Si inserisce perfettamente nella deriva autoritaria che l’Unione Europea ha intrapreso da anni: centralizzazione autoritaria, imposizione ideologica, svuotamento delle sovranità nazionali e sottomissione agli interessi delle élite globaliste, in particolare quelle di Davos.

La costruzione istituzionale della UE non può riformarsi dall’interno, perché è concepita per essere uno strumento di governance sovranazionale, funzionale agli interessi di chi la controlla: in primis il mondo della finanza globalista, le multinazionali e i think tank collegati al World Economic Forum di Davos.

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L’UE: un mostro istituzionale che si autoalimenta

Quello che sta emergendo con il finanziamento a Planned Parenthood è solo un riflesso di una struttura di potere sempre più autoritaria e disconnessa dalla volontà popolare. L’Unione Europea è oggi un sistema in cui le decisioni chiave vengono prese da organi non eletti e dove il Parlamento Europeo ha un ruolo secondario, incapace di contrastare le derive ideologiche imposte dalla Commissione e dalle lobby che orbitano attorno a Bruxelles.

La Commissione Europea non risponde a nessun popolo, ma è un organo tecnocratico che segue le direttive delle grandi lobby finanziarie, delle multinazionali e delle organizzazioni internazionali che la influenzano. Questo spiega come sia stato possibile dirottare milioni di euro verso un’organizzazione come Planned Parenthood, senza alcun dibattito democratico e in aperta violazione delle competenze nazionali.

Questa ingerenza nell’etica e nei valori fondamentali dei popoli europei è solo un aspetto della più ampia strategia di ingegneria sociale e controllo ideologico che l’UE sta portando avanti.


L’euro e la gabbia del controllo economico

Uno degli strumenti più potenti che ha permesso all’UE di imporsi sulle sovranità nazionali è l’euro, una moneta unica che ha svuotato le economie nazionali e tolto agli Stati ogni possibilità di gestire le proprie politiche economiche.

Attraverso vincoli di bilancio, il Patto di Stabilità e la governance della BCE, gli Stati membri non possono più decidere autonomamente come investire le proprie risorse, mentre Bruxelles può liberamente destinare milioni di euro a organizzazioni ideologiche come Planned Parenthood. L’euro ha funzionato come strumento di compressione delle libertà economiche, rendendo impossibile per molti Paesi europei difendere il proprio modello sociale e le proprie tradizioni.

Questa centralizzazione del potere finanziario è stata un passaggio chiave per permettere a Bruxelles di imporre dall’alto le proprie direttive ideologiche, come dimostrato dal caso Planned Parenthood.

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L’UE: la migliore allieva di Davos

L’Unione Europea è oggi il laboratorio perfetto per le politiche globaliste, allineate ai piani del World Economic Forum e delle grandi istituzioni sovranazionali come l’ONU, il FMI e la Banca Mondiale. L’imposizione delle politiche climatiche suicide (Fit for 55, Green Deal), la digitalizzazione forzata, le restrizioni delle libertà personali durante il Covid e il sostegno a guerre come quella in Ucraina sono tutti tasselli di un progetto di controllo centralizzato.

L’agenda di Bruxelles si muove nella direzione della decostruzione dei valori tradizionali per sostituirli con un modello sociale dominato dall’individualismo radicale e dal controllo tecnocratico. La promozione dell’aborto e del gender è perfettamente coerente con questa traiettoria:

  • Distruggere il concetto di famiglia e identità nazionale, favorendo una società liquida, più facilmente manipolabile;
  • Promuovere una denatalità controllata, funzionale all’idea di una società “sostenibile” e conforme alle previsioni delle élite globaliste;
  • Creare un nuovo ordine giuridico, in cui i diritti fondamentali non sono più definiti dalle costituzioni nazionali, ma da norme imposte a livello sovranazionale.

I popoli europei sono complici della loro prigionia

Tutto questo non sarebbe stato possibile senza il consenso passivo dei popoli europei (salvo qualche raraa eccezione nell’Europa dell’est), che per anni hanno accettato il dogma europeista e difeso l’irreversibilità dell’integrazione. L’UE ha colonizzato il dibattito pubblico, facendo passare come “progressista” ogni decisione che invece toglie libertà agli Stati e ai cittadini.

Troppi europei, anche quelli che vedono il declino evidente della propria società, continuano a credere nell’illusione che la UE sia sinonimo di progresso e stabilità, mentre in realtà è un mostro burocratico che lavora per interessi sovranazionali.


L’unica soluzione: sovranità o una vera Federazione

Il finanziamento a Planned Parenthood non è solo uno scandalo isolato, ma la dimostrazione che l’UE è irriformabile. L’unica via d’uscita è rompere con questa struttura di potere e tornare a modelli di cooperazione più rispettosi delle sovranità nazionali.

Le strade possibili sono due:

  1. Un ritorno alle sovranità nazionali, con il ripristino del controllo su moneta, economia, valori e politiche sociali.
  2. Una vera Federazione di Stati sovrani, in cui ogni Paese mantiene la propria indipendenza e collabora su basi volontarie, senza imposizioni ideologiche da Bruxelles.

L’attuale UE, invece, è un regime tecnocratico che punta a diventare uno Stato centralizzato, annullando ogni resistenza.

Se vogliamo difendere la libertà e i valori su cui si sono costruite le nazioni europee, dobbiamo smettere di accettare passivamente le imposizioni di Bruxelles e iniziare a costruire alternative concrete. Il tempo della subordinazione è finito: è ora di riconquistare la nostra sovranità.

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